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Si è spento oggi a Roma, all´età di 84 anni, Paolo Villaggio, grande tifoso della Sampdoria. Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli e produttore cinematografico, ricorda così, ai microfoni di Sky Sport, l´attore nativo di Genova: “Paolo era un uomo incredibilmente unico, genio e sregolatezza. Genio perché era un intellettuale puro: ´Fantozzi´ non nasce dal nulla, non è uno scherzo, è una italianità che lui aveva percepito in maniera sublime. Siamo cresciuti con i suoi personaggi. Poi, quando lo incontravi da solo, Paolo era sregolatezza, in privato lo amavamo di più, si umanizzava l´intellettuale. Ho un ricordo dolce e coinvolgente di Paolo. L´unico mio rimpianto è di non averci mai lavorato. Era capace di prendere un aereo e portare i suoi amici nel miglior ristornate del mondo”.

Fonte: itasportpress.it

 

 

Tutti insieme appassionatamente al giro di boa: dopo 9 dei 18 gp in programma, tra il nuovo leader della classifica Marquez e Valentino, quarto, ci sono solo 10 punti. Il quinto pretendente al titolo iridato della MotoGP, Pedrosa, è a -26 dal compagno di squadra. Un equilibrio così, in 68 stagioni di motomondiale, non s´era mai visto. Lo scorso anno, ad esempio, fra il Piccolo Diavolo – sempre in testa – e l´avversario più vicino nel ranking (Lorenzo) le lunghezze di differenza erano 48. Il Doc, terzo e comunque in lotta per il mondiale, inseguiva a 59 punti: più o meno la stessa differenza che oggi c´è tra Marc e Petrucci, 8°. “Ma la cosa più incredibile è che ogni domenica non sai mai cosa può accadere. Su di un circuito va forte la Yamaha, ma le moto degli altri sono in crisi. Poi tocca alla Honda, mentre noi e la Ducati ci disperiamo. Quindi è il turno della Rossa, con le giapponesi che restano da lontano. Una lotteria. La gente di sicuro si diverte, però piloti e ingegneri non ci capiscono più nulla”.

Parola di Rossi, che suo malgrado è il più esperto di tutti ma rimane a bocca aperta per lo stupore. Da marzo sono saliti sul podio 10 piloti diversi e – come dice sempre il pesarese – “se fai un piccolo errore nelle qualifiche finisce che la domenica ti ritrovi in fondo alla griglia. Però superare non è più semplice come un tempo”. Che equilibrio. Carmelo Ezpeleta, padre-padrone della Dorna che gestisce il circo a 2 ruote, si frega le mani soddisfatto: in nome dello spettacolo e del business aveva promesso una MotoGP più “democratica”. Ci è riuscito: con l´introduzione della centralina unica per tutte le moto, l´arrivo della Michelin, il sostegno ai team satellite (come Pramac Ducati e Yamaha Tech 3, in grado di tenere testa alle squadre ufficiali), l´ingresso di nuove case costruttrici (Suzuki, Aprilia, Ktm).

Tre successi di Vinales e due di Valentino: la Yamaha ne vanta 5 su 9. Due di Marquez e una di Pedrosa: 3, per la Honda. Poi i 2 trionfi Ducati con Dovizioso. Ma anche tanti “zeri”: discese ardite e risalite continue. “Marc è in testa perché è riuscito a limitare i danni, quando è andato in difficoltà. Però siamo tutti lì”, spiega il pesarese. Mentre la Honda sembra avere fatto pace con le gomme, oggi è la Rossa ad avere qualche problema (“Ho sbagliato la scelta dei pneumatici, colpa mia”, dice Dovizioso, invece Lorenzo e Petrucci mugugnano sulla qualità delle Michelin). La Yamaha all´inizio sembrava andare alla grande, poi è arrivato il grande buio di Maverick e ora la casa di Iwata è in leggera ripresa grazie al nuovo telaio voluto da Valentino. “Tra un mese a Brno è come se ripartissimo tutti da zero”, è l´esemplare sintesi di Rossi. Che stress, Dottore. “Parlo anche per quelli delle altre squadre: nessuno si era mai trovato in una situazione del genere. Mi sa che quest´anno il mondiale lo vince il primo che trova una soluzione. Altrimenti, arriveremo all´ultima gara con gli stessi punti”.

Fonte: repubblica.it/sport

 

 

Colpo di scena sul futuro di Ilicic. Pareva ormai certo che Josip Ilicic, svincolato dopo il termine del contratto con la Fiorentina, dovesse sostenere nelle prossime ore le visite mediche per approdare alla Sampdoria. L´Atalanta però ha piazzato il colpaccio: stamattina i dirigenti nerazzurri hanno contattato l´ex viola e lo hanno praticamente convinto a scegliere Bergamo. Sulla decisione di Ilicic ha pesato anche la presenza all´Atalanta del suo grande amico Kurtic.

Fonte: gazzetta.it

 

 

“Sono rimasto perplesso dai risultati della Nazionale nel Sei Nazioni ma ho la massima fiducia nel lavoro del ct Conor O´Shea: le squadre non si costruiscono certo in un anno”. Il presidente della Fir Alfredo Gavazzi, a margine della presentazione della nuova maglia della Nazionale italiana, realizzata da Macron con cui la federazione ha siglato un contratto fino al 2025, rinnova la fiducia al ct azzurro all´indomani del tour estivo (portato a termine con tre sconfitte su tre incontri disputati). “Se il Sei Nazioni è stato deludente – ammette Gavazzi – così non si può dire dei tre test di giugno: con le Fiji abbiamo perso all´ultimo secondo, con l´Australia siamo rimasti sempre in gara, la Scozia è un gradino sopra di noi. Il bicchiere è mezzo vuoto per i risultati, ma è mezzo pieno per il modo in cui si è giocato. L´importante è non abbattersi e non vedere tutto nero. I frutti del nostro lavoro si vedranno presto poiché abbiamo investito molto sul settore giovanile”.

Fonte: ansa.it

 

 

Oggi Rick Karsdorp è stato sottoposto ad intervento di chirurgia artroscopica che ha messo in evidenza una modesta lesione del corno posteriore del menisco esterno del ginocchio destro. Lo ha comunicato la Roma al termine dell´operazione dell´esterno ex Feyenoord alla clinica Villa Stuart che si è svolta questa mattina.
L´intervento chirurgico è tecnicamente riuscito. Il calciatore comincerà da subito il percorso riabilitativo stabilito con prognosi stimabilelesio in 4 settimane circa.

Fonte: sport.ilmessaggero.it

 

 

Si raduna oggi a Cavalese (Trento) la Nazionale italiana di pallavolo maschile. Agli ordini del ct Gianlorenzo Blengini e del suo staff, un primo gruppo di atleti vi rimarrà fino a domenica.
I sedici convocati per questa settimana di lavoro sono gli alzatori Simone Giannelli (Diatec Trentino) e Luca Spirito (Bunge Ravenna); gli attaccanti Giulio Sabbi (Exprivia Molfetta), Luca Vettori (Azimut Modena), Ivan Zaytsev (Sir Safety Conad Perugia), Oleg Antonov (Diatec Trentino), Filippo Lanza (Diatec Trentino), Luigi Randazzo (Calzedonia Verona), Iacopo Botto (Gi Group Monza) e Tiziano Mazzone (Diatec Trentino); i centrali Matteo Piano (Azimut Modena), Davide Candellaro (Cucine Lube Civitanova), Fabio Ricci (Bunge Ravenna) e Daniele Mazzone (Diatec Trentino); i liberi Massimo Colaci (Diatec Trentino) e Fabio Balaso (Kioene Padova).

Fonte: ansa.it

 

 

Appropriazione indebita e riciclaggio. Reati pesanti che la Procura di Roma contesterebbe a Massimo Ferrero, alias il Viperetta, ma coinvolgendo anche altre persone intorno a lui, compresa la compagna Manuela Ramunni. Lo scrive L´Espresso e la notizia si è infranta come un´onda gigante sulla tranquilla domenica della Samp e del suo presidente. Il quale ieri mattina era a Sabaudia, nella casa al mare, e ha trascorso buona parte della giornata al telefono con i suoi legali e i dirigenti blucerchiati per informarsi (con i legali) e rassicurarli (i collaboratori). La Samp fa sapere di avere dato mandato ai propri legali di verificare i contorni dell´inchiesta ma di non essere preoccupata. «Perché le certificazioni dei nostri bilanci e dei movimenti contabili sono sempre state fatte regolarmente come conferma l´assegnazione della licenza europea che non viene riconosciuta ai club non in regola con tutto…».

La vicenda è molto complessa ma certamente la ricostruzione dell´inchiesta del settimanale non può lasciare del tutto tranquilli. Il sospetto degli inquirenti è che attraverso un giro di bonifici tra vari conti correnti, privati e delle sue società cinematografiche, Ferrero abbia usato i conti della Sampdoria per comprare un appartamento della compagna e rimpinguare le casse di alcune sue imprese. C´è anche un passaggio riportato da L´Espresso in cui sarebbe finito nel mirino un bonifico di mezzo milione di euro dalla Samp alla compagnia aerea Livingstone e questo dettaglio è quello che ha fatto maggiormente irritare Ferrero, che ha rimarcato come la compagnia Livingstone sia cessata di esistere quasi 10 anni fa per via del crac per cui poi è fallita.

L´indagine sarebbe nata da alcune segnalazioni della Uif, l´autorità antiriciclaggio della Banca d´Italia, e da analisi della Guardia di Finanza.

Fonte: ilsecoloxix.it

 

 

Uno dei giocatori tedeschi che ha brillato di più alla Confederations Cup è stato Leon Goretzka, centrocampista duttile dello Schalke 04. Da tempo il nome di Goretzka è associato ai club più importanti di mezza Europa, Juventus compresa, ma per ora la squadra tedesca è riuscita a trattenerlo.

Il 22 enne di Bochum ha un contratto in scadenza nel 2018 ma non sembra propenso a firmare il rinnovo con lo Schalke che dunque rischia anche di perderlo a parametro zero. In Germania infatti stanno circolando con insistenza le voci riguardo un accordo con il Bayern Monaco a partire dal 2018 ma per ora nonostante questo rischio, i dirigenti dello Schalke 04 hanno spiegato di non voler cedere il loro giocatore più importante.

Goretzka può ricoprire il ruolo di centrocampista ma anche di trequartista e nel suo dna ha il gol facile, come ha dimostrato con la nazionale tedesca. Le sue qualità sono sotto gli occhi di tutti e attualmente il suo valore di mercato è di almeno 25 milioni di euro visto il contratto in scadenza. Nonostante i suoi 22 anni vanta già 90 presenze in Bundesliga e ha una discreta esperienza in Europa.

Fonte: tuttomercatoweb.com

 

Dal futuro di Federico Bernardeschi a quello di Nikola Kalinic, passando per la situazione delicata di Borja Valero. Pantaleo Corvino parla di mercato a La Domenica Sportiva – Estate; ecco quanto dichiarato dal direttore sportivo della Fiorentina: “Bernardeschi è un prodotto del nostro vivaio, quindi per noi è incedibile. Kalinic e Borja Valero sono legati alla Fiorentina e noi siamo molto legati a loro. Per noi fanno parte del progetto, se vogliono andare via devono essere loro a dirlo”.

Fonte: itasportpress.it

 

 

Non c´è neanche bisogno di concentrarsi sulla testa del plotone per capire il vincitore dello sprint di Liegi. Basta scrutare le posizioni di rincalzo: mancano una cinquantina di metri al traguardo e Fabio Sabatini già esulta a braccia alzate. E´ uomo di volata, gli basta niente a capire che quando il suo compagno di squadra Marcel Kittel è lanciato come un treno a centro strada, per gli altri è sentenza scritta. E infatti va proprio così… Demare, mascellone Greipel, l´immancabile Cavendish, nobili della velocità devono accontentarsi su un ruolo subalterno.

E´ l´epilogo di uno stress infinito. La pioggia è transnazionale, tortura i corridori dalla Germania al Belgio: una sporadica soluzione di continuità c´è solo quando l´arrivo è vicino. Situazioni complicate e cadute. Nessuna conseguenza drammatica come quella che ha mandato Valverde dal chirurgo nella prima tappa, ma consistenti momenti di paura. Su una curva, scivolone in testa al gruppo, quasi a voler annullare la regola che vuole più al sicuro chi sta davanti. Giù in parecchi, tra loro pesci grossi come Chris Froome e Romain Bardet: rientrano, il francese ha la faccia più serena, il keniano bianco inquieta. Deve cambiare bici, non corre di fatto mai il rischio di buttare a mare secondi preziosi, ma quell´ingranaggio perfetto visto a Dusseldorf inizia a fare i conti con i primi granellini di sabbia. Insomma, la generale resta quella, con Geraint Thomas in maglia gialla. Il fatto di non avere corso rischi particolari, rende però dolce la giornata di pretendenti come Fabio Aru. “Giornata difficile. La pioggia ha complicato tutto. E´ stata una tappa stancante”, spiega il sardo.

La caduta arriva ad una ventina di km dall´arrivo e, tra momenti di incertezza e riorganizzazione della squadre maggiori, ridona linfa vitale alla fuga di giornata. Una azione con parecchi perché. Uno spunto lo danno le due salitelle con dicitura GPM: Taylor Phinney è un passistone, ma si toglie la soddisfazione di conquistare la maglia a pois dello scalatore. Lo statunitense della Cannondale è in compagnia di Offredo, Pichon e Boudat. Poi il quartetto diventa coppia: Phinney e Offredo insistono, sembra un moto d´orgoglio invece l´impresa sfuma per un migliaio di metri.

Giornata da Tour, intensa anche senza montagne. Dalla Germania (partenza da Dusseldorf) al Belgio, con un arrivo classicissimo della storia del ciclismo. Liegi, che ospita la Grande Boucle per l´undecima volta (appaiando nella classifica estera Bruxelles) ha infatti il primato di essere stata sede di tappa anche di Giro d´Italia (nel 2006) e Vuelta (2009). La giornata non è mai tranquilla. L´acqua cade giù copiosa, poi a cadere giù sono i corridori. La fuga va, ma viene neutralizzata in extremis. Il merito è della Quick Step di Kittel, uno squadrone che poi però non si conferma compattissimo sul rettilineo. Treni per sprinter con efficacia relativa, è tutti contro tutti. C´è Sagan, campione del mondo umile, al servizio dei compagni. C´è Colbrelli, che memore del guizzo alla Parigi-Nizza dopo una giornata meteorologicamente simile, gioca d´anticipo. Purtroppo per loro spunta un uomo che alla Grande Boucle ha già vinto nove volte. Troppo ghiotta l´occasione per non arrotondare: Marcel Kittel, dieci e lode. “Non so cosa dire, sono molto contento per il successo di oggi -commenta il vincitore-. Alla partenza, in Germania, tante persone mi hanno incoraggiato. Volevo fortemente questa vittoria, ma la mia posizione all´inizio dello sprint non era buona. Qualcuno mi ha pure toccato negli ultimi metri, ma poi per fortuna ho trovato strada giusta ed è andata bene”.

ORDINE D´ARRIVO
1. Marcel Kittel (Ger, Quick) in 4h37´06″
2. Arnaud Demare (Fra, Fdj) s.t.
3. Andrè Greipel (Ger, Lotto) s.t.
4. Mark Cavendish (Gbr) s.t.
5. Dylan Groenewegen (Ned) s.t.
6. Sonny Colbrelli (Ita) s.t.
7. Ben Swift (Gbr) s.t.
8. Nacer Bouhanni (Fra) s.t.
9. Michael Matthews (Aus) s.t.
10. Peter Sagan (Svk) s.t.
CLASSIFICA GENERALE
1. Geraint Thomas (Gbr, Sky) in 4h53´10″
2. Stefan Kung (Sui, Bmc) a 5″
3. Marcel Kittel (Ger, Quick) a 6″
4. Vasili Kiryienka (Blr, Sky) a 7″
5. Matteo Trentin (Ita) a 10″
6. Christopher Froome (Gbr) a 12″
7. Jos Van Emden (Ned) a 15″
7. Michal Kwiatkowski (Pol) s.t.
9. Edvald Boasson Hagen (Den) a 16″
10. Nikias Arndt (Ger) s.t.
44. Richie Porte (Aus) s.t.
48. Nairo Quintana (Col) a 48″
56. Romain Bardet (Fra) a 51″
59. Fabio Aru (Ita) a 52″
62. Alberto Contador (Esp) a 54″

Fonte: repubblica.it/sport

 

 

Alla Germania riesce la campagna di Russia. I tedeschi si prendono la Confederations Cup con una squadra costruita sulla carta per fare esperimenti. L´azzardo di Löw paga: il c.t. criticato alla vigilia per la scelta di lasciare a casa le star vince anche con la formazione B e young, confermando, se ce ne fosse bisogno, che in pochi possono pescare in un bacino di buoni giocatori così ampio come quello dei tedeschi. La finale di San Pietroburgo contro il Cile della generazione d´oro viene decisa da un gol di Stindl (il più facile dei gol): fra un anno non si sorprenderà nessuno se ritroveremo la Germania , quella vera, in finale al Mondiale.

GERMANIA FISICA — A livello estetico la Germania contro il Cile non ruba gli occhi, ma è capace di verticalità e lampi di pressing che diventano decisivi: Draxler (miglior giocatore del torneo) è a suo agio nel ruolo di capitano , e a tratti si prende la scena; la difesa, Rudiger in testa, regge senza troppi patemi quando si tratta di mantenere il vantaggio (nelle ultime 33 gare in cui è andata in vantaggio la Germania ne ha vinte 30 e pareggiate 3). A Vidal e compagni non riesce di vincere la terza finale di fila: per loro Russia 2018 sarà probabilmente l´ultima possibilità di un gruppo già nella storia del calcio cileno.

L´ERRORE DI DIAZ — Il Cile parte alla grande, come spesso gli succede gioca a memoria, porta giocatori al tiro dopo azioni manovrate, confermando in un quarto d´ora di essere praticamente una squadra di club, per l´intesa fra i suoi giocatori. Poi con la Roja giocatori come Isla e Vargas vanno oltre i limiti che mostrano nei rispettivi campionati. Le prima occasioni sono tutte cilene, ma segnerà al Germania. La partita, che fino a quel punto i commentatori cileni avevano definito, a ragione, un baño (una lezione) della Roja ai campioni del mondo, vara verso lidi tedeschi al 20´, quando Marcelo Diaz non si accorge di essere pressato non solo da Stindl, ma anche da Werner. Da ultimo uomo cerca una virata, il secondo pressante gli ruba palla, fa uscire Bravo e poi serve Stindl. Spingerla in rete per l´attaccanbte del Gladbach è talmente una formalità che il compagno nemmeno guarda la conclusione, ma già esulta per l´assist. Il cileno sbaglia, però il seguito del match dimostrerà che l´azione non è una cosa estemporanea: Löw ha studiato un pressing alto che creerà altre situazioni simili e altre occasioni per Goretzka e compagni.

E QUELLO DI SAGAL — Il primo tempo, dopo il vantaggio, è il momento in cui i tedeschi vanno più vicini al 2-0: nella ripresa invece cercano maggiormente di controllare, subendo territorialmente i sudamericani, ma in fondo non rischiando nemmeno troppo: anestetizzato Sanchez, ingabbiato Vidal, vengono graziati a 10´ dalla fine dal neo-entrato Sagal, che ha l´occasione migliore.

VAR DA GIALLO — Da segnalare, infine, un altro caso in cui le decisioni prese con la Var lasciano più di un dubbio: metà della ripresa, gomitata diretta e forte di Jara a Werner: Mazic va a rivederla, poi estrarre un giallo, scelta decisamente “buonista”.

Fonte: gazzetta.it

 

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.