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CARDIFF (Galles) – La maledizione delle finali continua e questa volta si manifesta in maniera più dolorosa. La Juventus crolla a Cardiff contro il Real Madrid, che vince 4-1 e si porta a casa la 12ª Champions League della sua storia, la seconda consecutiva. Un risultato per nulla prevedibile, per una squadra che aveva fatto del carattere, ma soprattutto della fase difensiva, i suoi punti di forza. La Juve di Cardiff è invece una squadra a due facce: bella e cattiva nel primo tempo, impaurita, stanca e irriconoscibile nella ripresa, quando il Real Madrid dilaga e vince con merito. E nel duello a distanza per il Pallone d´oro 2017, Ronaldo stacca nettamente Buffon, al quale segna una doppietta.

GIOCA ISCO – È la Juve che ci si aspetta, con Dani Alves alto e Barzagli nel ruolo di terzino destro. Zidane conferma il Real senza Bale e con il 4-3-1-2. Isco gioca quindi alle spalle di Ronaldo e Benzema, con il gallese che scivola in panchina. Finiscono in tribuna, invece, James e Lucas.

BRIVIDO HIGUAIN – È la Juve a fare la partita, almeno nei primi 10 minuti. Pronti-via e Higuain impegna in due occasioni Navas: prima con un colpo di testa centrale, poi con una conclusione dal limite dell´area che il costaricano blocca in due tempi. Il portiere del Real è invece superlativo al 7´, quando nega a Pjanic la gioia del gol con un tuffo sulla sua destra.

Champions League, la coreografia dei tifosi della Juventus
Champions League, la coreografia dei tifosi della Juventus
CR7 + 11 – La Juve gira, meno Dybala, imbrigliato da Casemiro e troppo impreciso negli appoggi. La Joya, che si becca anche un giallo al 12´ sembra sentire la pressione del match, cosa che non succede affatto a Ronaldo. Al 20´, infatti, il Real passa inaspettatamente in vantaggio: il quattro volte Pallone d´Oro, con un no look, scarica sulla destra a Carvajal che gli rende di nuovo il favore a centro area. Chiellini non lo segue, Bonucci sporca leggermente la sua conclusione e Buffon è battuto. Undicesimo gol in Champions League, Messi raggiunto.

MANDZUKIC DA FAVOLA – Il Real prende fiducia e imposta la partita, ma la Juve non cede e anzi pareggia. Lo fa con uno di quei gol da sogno che Mario Mandzukic avrà probabilmente sognato di fare da bambino, pensando un giorno alla finale di Champions. Il pari, al 27´, nasce da un lancio di Bonucci, poi è tutto al volo: Alex Sandro per Higuain, che la dà a Mandzukic. Stop di petto e rovesciata da applausi del croato che sorprende e scavalca Navas per l´1-1.

SENZA PENSIERI – Il resto del primo tempo scorre senza alcun problema per Buffon e tutto sommato nemmeno per Navas, che ringrazia la difesa sull´ennesima conclusione di Pjanic dalla distanza (ribattuta). Ma la sensazione è che la difesa del Real possa ballare a ogni occasione in cui la Juve sia in possesso del pallone.

CASEMIRO GOL – Il problema, però, è che dall´inizio del secondo tempo è il Real a tenere il pallino del gioco. Modric ci prova con un sinistro centrale (54´), Marcelo pecca di precisione (56´), poi al 61´, trova il gol con Casemiro: il tiro del brasiliano è un bolide dai 25 metri che viene deviato in modo decisivo da Khedira. Deviazione che costringe Buffon a tuffarsi in ritardo verso il pallone che si infila a fil di palo.

CR12 – Il gol è una mazzata tremenda, che ne segue un´altra al 64´, firmata sempre Ronaldo. Il portoghese diventa capocannoniere della Champions con un tocco ravvicinato su cross di Modric dal fondo. E´ 3-1 Real.

NESSUNA REAZIONE – Entrano Marchisio e Cuadrado per Pjanic e Barzagli. Ma la reazione della Juve è praticamente nulla e per certi versi anche deludente, considerata la grinta mostrata durante una stagione intera e in particolar modo nel primo tempo.

JUVE IN 10 – Così il tempo scorre con il Real che gigioneggia e si avvicina alla 12ª e con Zidane che fa felice pure il pubblico gallese, facendo entrare l´idolo di casa, Bale, al posto di Benzema (76´). Mentre Cuadrado riesce nell´impresa di beccarsi due gialli in nemmeno 20 minuti, il secondo per un presunto colpo a palla lontana a Ramos. Sta di fatto che la Juve resta in 10, con pochissime speranze di rimonta. Zidane fa entrare Asensio (per Isco) e pure l´ex di turno, Morata, al posto di Kroos. Allegri invece preferisce coprirsi con Lemina per Dybala.

POKER ASENSIO – Finisce però male, malissimo, perché il Real segna pure il quarto gol, proprio con Asensio, su assist di Marcelo (90´). Mai nessuno, quest´anno, era riuscito a fare quattro gol alla Juve. Ci è riuscito il Real Madrid e si è meritato la 12ª, alzata da Sergio Ramos sotto il tetto del Millennium Stadium di Cardiff.

Fonte: corrieredellosport.it

 

È stata la notte della grande delusione per la Juventus, sconfitta per 4-1 dal Real Madrid nella finale di Champions a Cardiff. Ma la parole d´ordine tra i bianconeri è “ripartiamo”. L´ha usata Massimiliano Allegri nella conferenza stampa nella notte al ´National Stadium´, la ripetono i suoi giocatori. «La delusione – è il tweet del tecnico bianconero – è pari all´orgoglio che provo per la stagione della squadra. Ora stacchiamo, per ripartire ancora più forti!».

PAROLA D´ORDINE – Bonucci esprime il rammarico che ha tormentato la notte bianconera: «Pensavamo – scrive il difensore – che questa volta sarebbe stata quella giusta, purtroppo non è stato così. Complimenti al Real per la vittoria, resta l´orgoglio di aver fatto parte di questo gruppo. Abbiamo portato a casa due titoli (scudetto e Coppa Italia, ndr) facendo qualcosa di veramente unico. Un applauso – continua Bonucci – a Voi tifosi che per la Vecchia Signora c´eravate, ci siete e ci sarete sempre nelle sconfitte e nelle vittorie». Sulla stessa lunghezza d´onda Claudio Marchisio: «Non sto a descrivere il rammarico che abbiamo in questo momento come tutti i nostri tifosi – scrive il Principino – merito ai nostri avversari per la finale giocata, un applauso a noi per questa stagione ricca di momenti forti, intensi. RICOMINCIAMO: questa deve essere la parola di questo momento. Ricominciare per migliorare, per continuare a sognare, per arrivare a obiettivi sempre più importanti».

BENATIA – «La delusione è grande – scrive Benatia su Instagram -, ma dobbiamo utilizzare quest´esperienza per tornare ancora più forti. Raggiungere la finale è stato un onore per tutto il club. Grazie a tutti i nostri tifosi che ci hanno sostenuto durante la stagione».

Fonte: tuttosport.com

 

La forza nei numeri. Si può usare lo slogan dei Golden State Warriors per descrivere la grandezza, l´immensità di Cristiano Ronaldo. Una colata di primati, di record, di prestazioni decisive, di gol che portano il portoghese, nuovamente, sul tetto d´Europa e che gli consegneranno, per la quinta volta, il Pallone d´Oro. Ronaldo diventa completa il suo anno leggendario nel quale ha vinto la Champions nel 2016 a Milano, l´Europeo con il Portogallo, la Liga 2017 e ora la Champions di Cardiff. Una bacheca che trabocca e che ha visto CR7 ancora, incredibile, protagonista.
La storia di Cristiano Ronaldo e della Champions League ha il suo primo picco il 21 maggio 2008: gol in finale contro il Chelsea, rigore sbagliato nella serie finale ma gli errori di Terry e Anelka gli consegnarono la sua prima Coppa dalle grandi orecchie. Vestiva la maglia del Manchester. Ora le Champions di Cristiano sono quattro: ha sempre messo lo zampino in tutte e quattro le finali giocate, e vinte. Nel 2014 ha siglato il 4-1 finale su rigore contro l´Atletico, nel 2016 ha segnato il rigore decisivo a San Siro. E a Cardiff si è superato, trafiggendo Buffon con una doppietta letale, che oltre a proiettarlo sul tetto d´Europa gli ha fatto toccare quota 600 gol da professionista, su 855 partite da professionista giocate.

La Juve aveva subito solo tre gol in tutta la Champions: in 60´ i blancos al Millennium Stadium avevano già fatto meglio, per poi esagerare con il 4-1 finale. La forza di Ronaldo è stata quella quasi di nascondersi, nei primi minuti della partita. La posizione più accentrata, vicino a Benzema, non è una novità: non è da questa stagione che CR7 è diventato CR9. Ma la presenza di Isco ha portato, spesso, il portoghese a interpretare in maniera leggermente differente la fase offensiva. Il primo gol è stato di precisione e intelligenza, il secondo da centravanti di razza. Una meraviglia.

“Mi sento un ragazzino”, ha detto a fine partita. Come dargli torto? A 32 sta riscrivendo gli almanacchi dei record: quarta Champions, sesta volta capocannoniere della competizione europea (12 reti). È il terzo giocatore con almeno quattro gol segnati in finale (7 Di Stefano, 4 Puskas). Ma la cosa che impressiona è il peso dei suoi gol: in questa Champions ha segnato 10 dei 12 gol dai quarti in poi. 5 gol tra andata e ritorno al Bayern, 3 all´Atletico, 2 alla Juve. Decisivo è dire poco. Semplicemente, fenomenale.

Fonte: sportmediaset.mediaset.it

 

“Abbiamo avuto paura. Tanta paura. Attorno a noi persone sanguinanti, ferite: molti correvano senza scarpe.” E´ il racconto di Andrea, con tanti altri tifosi bianconeri in piazza S. Carlo: “Mi ha sconvolto vedere la gente correre senza scarpe in mezzo ai cocci di bottiglia. Sembrava di essere in un film dell´orrore”. La ricostruzione di quanto successo a Torino, ieri, nel corso della finale di Champions League tra Juventus-Real Madrid, è ancora da accertare. Ma il bollettino è drammatico: 1400 feriti circa, sette in codice rosso e una notte di terrore tra le vie della città. A scatenare il panico forse un petardo o il crollo di una ringhiera. Due boati forti e ravvicinati che hanno dato il via al fuggi fuggi generale. Una calca pazzesca, persone calpestate e schiacciate dalla massa che scappa dalla piazza.

LA TESTIMONIANZA — “Ho sentito i colpi, non so cosa ma un rumore fortissimo e allo stesso tempo sordo”, prosegue Andrea, che era nella zona riservata ai giornalisti. In un secondo l´onda si diffonde, tutti corrono senza una meta: “La cosa che mi ha terrorizzato è stato lo spostamento d´aria nel momento della fuga. Ho fatto in tempo a rifugiarmi in piazza CLN (distante 140 metri, ndr) e ho provato a telefonare, ma funzionava soltanto What´s App. Vedevo gente corrermi di fianco, ginocchia ferite dai cocci, pozze di sangue. Amici che si cercavano, genitori che tentavano di ricongiungersi a loro cari persi di vista. Molti tifosi venivano da fuori e chiedevano dove fosse quella o quell´altra via. Una cosa però la voglio dire: sapevamo tutti della presenza di tantissimi ambulanti che vendevano alcol, ma nessuno ha fatto nulla”.

“SIAMO SCAPPATI 3 VOLTE” — Questo invece il racconto di Filippo, fortunatamente uscito incolume ma fuggito per tre volte: “Sto bene, la mia ragazza che era uscita a vedere la partita con amici in un altro lato della piazza ha solo qualche livido. Ma siamo stati fortunati”. Difficile anche per lui spiegarsi cosa sia successo: “E´ accaduto tutto in un secondo. Io ero vicino al ´Monumento a Emanuele Filiberto´ (la statua posta al centro di Piazza San Carlo, ndr): quando mi sono girato ho visto un buco enorme. Davanti a me non c´era più nessuno. Io e due amici abbiamo iniziato a correre tenendoci per mano. Ma mi sono ritrovato in mezzo alla calca. Vedevo gente cadere ovunque mentre continuavo a restare attaccato ai miei amici”. Poi la corsa verso un nascondiglio: “Cosa pensi in quei momenti? Non so, scappi e basta. Sì, per un attimo credi possa essere stato un attentato. Ma in verità non capisci nulla. Ci siamo riparati in un giardinetto, ma eravamo in troppi e non volevamo stare in uno spazio chiuso. Quindi sono scappato ancora. No, non è stata una serata di festa come speravo”.

SCHEGGE NELLE MANI — Giovanni, anche lui illeso: “Non so dire con precisione cosa sia successo. La sensazione è stata quella di un petardo, poi è partita la psicosi. Ho visto persone con le mani ferite dai vetri delle bottiglie rotte. La folla impaurita sembrava un fiume impetuoso che trascinava con sé tutto. E´ stato orribile”.

Fonte: gazzetta.it

 

È tornato, finalmente. Ci ha messo quattro mesi, ma adesso è pronto. E già scalpita in vista della nuova stagione. Bonaventura si era infortunato lo scorso 29 gennaio a Udine (lesione del tendine del lungo adduttore della coscia sinistra), privando Montella e il Milan di un fondamentale punto di riferimento.

PROTAGONISTA – Come riporta La Gazzetta dello Sport, l´obiettivo del professor Orava (che ha operato il giocatore in Finlandia) era riportarlo in campo per il ritiro estivo, ma Jack ha anticipato i tempi. In campo per sessanta minuti con la Primavera nel test amichevole contro l´Alessandria (6-1 per i rossoneri il risultato finale), l´ex atalantino si è messo in bella mostra con due gol e un assist. Bonaventura ha giocato tanti palloni, spostandosi tra centrocampo e attacco.

DI NUOVO IN PISTA – Dopo le vacanze, si fa sul serio. Il Milan, oltre ai nuovi acquisti, potrà contare nuovamente sulle giocate del suo uomo simbolo, campione che avrebbe fatto comodo a Montella nella seconda parte della stagione. Ma tant´è… Alla fine, la qualificazione in Europa è arrivata, così come la cessione del club ai cinesi: con un paio di colpi ben assestati e un Jack in più nel motore, Milan potrà davvero tornare a essere competitivo.

Fonte: milannews.it

 

 

MUGELLO – Doveva essere l´ultimo appello per la Ducati, che per via dell´arrivo di Lorenzo aveva cominciato la stagione con appetiti mondiali, ma fino ad oggi era stata ridotta quasi alla fame. La Rossa ha risposto con una gara favolosa e una vittoria da stropicciarsi gli occhi, per suggestiva prepotenza: ma l´eroe del “Mugiallo” – che oggi si tinge di un altro colore, altrettanto amato dagli italiani – è Andrea Dovizioso. Il forlivese ha centrato un successo d´una bellezza da togliere il fiato e adesso insegue Viñales nella classifica mondiale, secondo a 26 punti dallo spagnolo. Il trionfo di Borgo Panigale è completato dal podio di Danilo Petrucci, che monta la terza Creatura dell´ingegner Gigi dall´Igna e con la Gp17 ha preceduto un eroico Valentino Rossi, comunque quarto dopo i dolori e le paure dell´altra settimana e ora terzo nel ranking a -30. Nel circuito toscano trasformato in uno stadio per oltre centomila appassionati in delirio, è una giornata trionfale: 3 vittorie nelle 3 diverse categorie, 5 italiani sui podi delle diverse categorie.

Lorenzo, una partenza perfetta – Un inizio caleidoscopico ha regalato sorpassi e staccate in un arcobaleno di colori: con Valentino partito benissimo davanti a tutti, ma soprattutto un Lorenzo esplosivo che dalla terza fila si è messo subito alle calcagna della coppia Yamaha (mentre Pirro pagava l´inesperienza scivolando subito in fondo; Iannone, invece, dal 16° posto saliva subito al 9°). Sul lungo rettilineo del traguardo la Ducati faceva la voce grossa e Jorge passava il Doc, che però alla Luco tornava davanti mentre anche Marquez si faceva sentire, superando Viñales.

Comanda Viñales, ma che Petrucci – Lorenzo approfittava ancora della potenza del Desmosedici sul rettilineo, però all´inizio del quarto giro toccava a Dovizioso farsi sotto, e pure Petrucci con la Rossa versione Pramac guadagnava terreno. Considerati gli strappi mostruosi, il gruppo fisiologicamente si allungava e ad un terzo della gara le posizioni si facevano – purtroppo, perché che spettacolo! – un pochino più chiare: davanti Viñales, poi Dovizioso e Rossi, quindi Petrucci, tutti in meno di un secondo; più dietro, Marquez tallonato da un Lorenzo che era andato perdendo energia e veniva passato anche dalla Ducati Aspar di Bautista.

E Dovizioso se ne va – A metà gara era ancora il motore di Borgo Panigale a fare la differenza: sul dritto finale Dovizioso prima infilava Maverick come lo struzzo dei cartoni animati e poi allungava, mentre Vinales (7 decimi persi in mezzo giro) rallentava Rossi e Petrucci ne approfittava per mettersi in mezzo tra i due, terzo. Quando mancavano 8 tornate alla fine il palcoscenico se lo prendeva l´abruzzese con la Gp17 numero 9: due Ducati davanti, le Yamaha a inseguire disperatamente.

L´apoteosi delle Ducati – Un mezzo errore di Petrucci consentiva a Vinales di riprendersi la seconda posizione, mentre dietro Rossi – sfinito – era costretto ad accontentarsi del quarto posto davanti a Bautista – 3 Ducati nei primi 5! -, con Lorenzo 8° giusto davanti a un grande Pirro – e Marquez. Iannone, 10°, era il quinto italiano tra i primi 10 piloti. Per una giornata indimenticabile, salutata da Dovizioso sotto una tribuna tutta rossa mostrando la parte bassa della tuta, dietro alle spalle: c´è scritto “DesmoDovi”.

Fonte: sport.repubblica.it

 

 

CARPI – Si sono trovati sullo stesso pianerottolo, appena l´ascensore si è fermato. Il pianerottolo della finale per la A. Il Carpi aveva spinto il pulsante del piano terra, dopo aver assaporato la serie A, il Benevento quello del piano attico, arrivando dalla Lega Pro. 180 minuti per eleggere l´Eletta, la squadra che sarà promossa in serie maggiore. Favoriti dai precedenti stagionali e dal fatto di aver regalato al torneo i playoff, andando a vincere a Frosinone, la squadra di Marco Baroni, gigante gentile della panchina, uno a cui la Campania porta bene (ha vinto uno scudetto col Napoli di Maradona). Favoriti i giallorossi anche dalla cabala: negli ultimi anni la quarta classificata della cadetteria ha sempre vinto i playoff promozione.

Parte bene il Benevento, alzando il ritmo a centrocampo, con i guizzi di Falco che si pone tra le due linee. Il Carpi in avvio sembra prudente, ma strada facendo non è che la coppia Mbakogu-Lasagna faccia meraviglie. E dall´altra parte, non ce ne voglia Cissè, ma la mancanza di Ceravolo e di Puscas, uno risparmiato per il ritorno, l´altro squalificato, toglie brillantezza all´assalto giallorosso. Merito anche di Romagnoli che cancella il senegalese, ben coadiuvato da Poli, mentre dall´altra parte lo stesso si può dire per un brillantissimo Camporese e per capitan Lucioni alle prese con le punte di casa. Le fasi difensive, insomma, rendono il pt un periodo per scaricare l´adrenalina dell´evento, senza colpi di scena. Certo, il Carpi offre il meglio del suo repertorio, il contropiede, grazie soprattutto alla grande condizione di Letizia che innesca la più promettente delle azioni, sciupata in area da Lasagna. Quando le idee di Bianco e di Viola – autore di un gran tiro fuori di poco – vengono codificate dalle difese, il pt diventa un monotono duello a centrocampo.

Ripresa – Stessa fisionomia ma con meno qualità e idee, nella ripresa. Cragno e Belec rimangono disoccupati (chissà se avranno messo il calcetto nel loro curriculum…), parte bene il Benevento, anche con maggiore intensità nel tentare subito l´assalto. ma Cissè non è Ceravolo, e si vede. Col passare dei minuti il benevento arretra il suo raggio di azione per controllare il Carpi. La densità nella metacampo ospite toglie agli emiliani il suo marchio di fabbirca, la capacità di ribaltare in modo vincente il gioco. Solo nei minuti finali un doppio intervcento di Lucioni – migliore in campo – neutralizza una ripartenza di Mbakogu, azzerato come il compagno di linea Lasagna, sostituito da Beretta, nel finale. Unico neo per i campani, che compiono la missione, i cartellini gialli che costano caro a Melara e a Falco (davvero sciocche le proteste di quest´ultimo), assenti nel retour match, quello decisivo, in programma giovedì al Vigorito. Là dove, in stagione, è finita 4 a 2 per i beneventani. A cui, in casa, con il tutto esaurito, basterà anche un pareggio.

“Prestazione di personalità: abbiamo sempre giocato così, facendo la partita, non possiamo fare calcoli. Così sarà anche al ritorno. Non possiamo giocare per il pareggio, non possiamo snaturare il nostro marchio di fabbrica. Credo che abbiamo fatto una buona prova, dico bravo ai miei”, è l´analisi del tecnico del Benevento Baroni, che però nel ritorno avrà problemi di formazione. “Mancheranno Falco e Melara, ma io dico che non dobbiamo leccarci le ferite, ma pensare a chi siamo a cosa abbiamo fatto per arrivare fin qui”. Su Ciciretti: “Io spero proprio ce la faccia a recuperare, perchè ha fatto una grande stagione, poi c´è stata questa brutta distorsione alla caviglia, ma si meriterebbe di vivere un momento come questo. Vediamo”.

CARPI: Belec 6 – Poli 6,5, Romagnoli 7, Sabbione 6, Letizia 6,5 – Concas 5 (68´ Pasciuti 5), Bianco 6,5, Mbaye 6 – Di Gaudio 5 (81´ Fedato 5), Lasagna 5 (87´ Beretta sv.), Mbakogu 5. All Castori (in panchina Bortolas)
BENEVENTO: Cragno 6; Venuti 6,5, Lucioni 7,5, Camporese 6,5, Lopez 6; Chibsah 6,5, Viola 6; Melara 6 (63´ Matera 5), Falco 6, Eramo 6; Cissé 5 (88´ Ceravolo sv.). All. Baroni.
ARBITRO: Manganiello 6,5 di Pinerolo
NOTE: ammoniti Viola e Concas. recupero 1´ e 4´30″. Spettatori 6000 circa

Fonte: repubblica.it/sport

 

 

“Abbiamo davvero bisogno del nuovo stadio e a Roma tutti, a parte Lotito, lo vogliono”. Il presidente della Roma, James Pallotta, è tornato all´attacco per la nuova casa giallorossa: “Al 99% sono ottimista, entro il 20 giugno avremo delle risposte. Ma se i lavori non inizieranno entro 28 mesi andrò via, non possiamo continuare a buttare via soldi”. Poi su Totti: “Ha un contratto con noi di sei anni, sarebbe un ottimo ambasciatore per il nostro brand”.
Il numero uno giallorosso è tornato a parlare a una radio americana, la SiriusXM di New York, e ha toccato i temi più caldi dell´ambiente giallorosso. Il primo riguarda proprio il futuro dell´ormai ex capitano Totti: “Al termine della scorsa stagione abbiamo fatto un accordo per un altro anno e lui sapeva che non avrebbe giocato molto, io gliel´ho detto. Visto che ha questa grande reputazione potrebbe cercare di trarne il massimo vantaggio, può essere un ottimo ´ambasciatore´ di brand. Ma decida lui: se vuole ha già un contratto di sei anni per fare il dirigente con noi”.

Sempre restando all´attualità impossibile non parlare di mercato e dell´addio di Spalletti: “Sapevamo da un po´ di tempo che se ne sarebbe andato – ha commentato Pallotta -, ma non l´ho mai criticato perché mi ha salvato diverse volte quest´anno e l´anno scorso. E´ un uomo complicato, ma anche un genio. Stiamo parlando con un paio di allenatori, c´è stata qualche complicazione ma in settimana daremo l´annuncio del nuovo tecnico”.

Una volta svelato l´arcano allenatore anche il mercato si accenderà, non solo in uscita: “Per ora non c´è niente di vero su Salah al Liverpool, abbiamo richieste per diversi giocatori ma se rispondessimo a tutti dovremmo cambiare 3/4 di rosa. Per migliorare ci servono 4-5 rinforzi di peso perché giocheremo anche in Champions l´anno prossimo. Quest´anno se si fosse infortunato Dzeko non so dove saremmo finiti in campionato, ha fatto 39 gol. Szczesny? A me ha detto che vuole restare così come hanno fatto altri, è sintomo che il gruppo è solido”.

Una crescita che non può più prescindere dallo stadio di proprietà: “Sono ottimista anche perché a Roma lo vogliono tutti tranne Lotito – ha chiuso Pallotta -. Abbiamo modificato il progetto, ma entro 28 mesi voglio iniziare i lavori altrimenti andrò via. Abbiamo speso già tantissimo e non voglio buttare altri soldi. Ci sarà un centro medico, un hotel, un superstore, la nostra Hall of Fame e ogni tipo di ´sport facilities´. Se tu vai a Roma, non ci sono Sport Bar, solo dei piccoli pub. Noi li faremo, e sarà la struttura più utilizzata di tutta l´Europa del sud”.

Fonte: sportmediaset.mediaset.it

 

 

Già da sabato sera il suo smartphone sarà stato travolto dalle notifiche. Sono in tanti, infatti, i tifosi del Napoli che hanno dedicato un loro “pensiero” a Nicolas Higuain, il fratello-agente di Gonzalo. La sconfitta della Juventus con il Real Madrid in finale di Champions ha scatenato l´ironia (ma anche tanti insulti) nei confronti del procuratore, che dopo la doppietta al San Paolo del fratello non le mandò a dire a De Laurentiis. La risposta, a freddo, è arrivata a quasi 24 ore dal ko di Cardiff. La frecciata, nemmeno tanto velata, è riferita ai tifosi del Napoli, ma non solo.

IL MESSAGGIO – “Complimenti Juve per la grande stagione. I migliori giocano le finali, mentre i mediocri festeggiano le sconfitte altrui. Abbracci a tutti”. Poi, nel tweet in italiano il fratello-agente del Pipita aggiunge: “Mi fa ridere tanto”.

Fonte: corrieredellosport.it

 

BOGLIASCO – La Sampdoria continua a dire di non aver fretta ma l´impressione è che questa possa già essere la settimana decisiva per il passaggio di Patrik Schick alla Juventus. Da oggi si intensificheranno i rapporti tra le due società per cercare di raggiungere un accordo che possa soddisfare tutte le parti, giocatore compreso, che nicchia all´ipotesi di una permanenza in prestito alla società ligure. Il club di Corte Lambruschini ha aperto un´asta con diversi pretendenti ma la Juventus continua ad essere in vantaggio, essendo pronta a versare la clausola rescissoria fissata in 25 milioni: «Abbiamo creduto in lui da subito – ha spiegato l´avvocato Antonio Romei a margine di Final Eight Primavera tra Juventus e Sampdoria – adesso dobbiamo trovare la soluzione migliore senza fretta. Valuteremo il da farsi con calma, con l´agente c´è un confronto continuo. È normale che piaccia alle migliori società europee perché è un ragazzo fantastico, sia in campo sia fuori. Noi siamo soddisfatti di averlo. Queste operazioni si fanno con l´assenso di tutti e il giocatore deve avere la testa giusta per rimanere. Noi faremo gli interessi della Sampdoria. Nuovo Schick? La speranza è far crescere i nostri giovani».

Insomma, la società di Massimo Ferrero sta valutando pro e contro di una permanenza in prestito del giocatore ceco che da parte sua preferirebbe l´immediato trasferimento. Alla fine con ogni probabilità la Sampdoria dirà subito addio al suo gioiello che in questa stagione, pur da comprimario, ha già dimostrato di essere pronto per una big.

Fonte: tuttosport.com

 

Adriano Galliani non tradisce Silvio Berlusconi. Dopo il passaggio di proprietà del Milan ai cinesi, l´ex amministratore delegato rossonero sta lavorando a capo del settore immobiliare del gruppo Fininvest. Ma non solo. Come si legge sulla Gazzetta dello Sport, dopo 29 trofei vinti in 31 anni di gestione, ora può iniziare una nuova storia sempre al fianco di Silvio: con Galliani pronto a entrare in politica come uomo di Forza Italia. L´idea è nata lo scorso 30 maggio durante un pranzo ad Arcore con i sindaci delle città governate dal partito di Berlusconi.

NIENTE GENOA – Smentite invece le voci su un possibile ingresso di Galliani nel Genoa al fianco di Cellino, pronto a rilevare il club di Preziosi: “La mia storia non si può cancellare, 31 anni di Milan mi impediscono di accettare qualsiasi incarico in qualunque altra società. Non sono disponibile ad andare in nessuna altra squadra, sarò sempre un tifosissimo rossonero”.

Fonte: calciomercato.com

 

TORINO – Dopo il giorno di silenzio e le critiche ricevute in seguito alla sconfitta della Juventus a Cardiff nella finale di Champions contro il Real, ha parlato Paulo Dybala: «Non è finita come volevamo, ma abbiamo fatto di tutto per arrivare al traguardo finale. La delusione è tanta ma dobbiamo imparare da questa sconfitta che ora brucia – ha scritto il fantasista questa mattina nel post pubblicato sui suoi profili social in italiano, spagnolo e inglese -. Chi perde è sconfitto, ma non vinto. Ancora più uniti, ancora più convinti, ricominciamo da qui. Oggi più di prima».

Fonte: corrieredellosport.it

 

 

 

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.