Sabato e domenica gli incontri delle qualificazioni.
Fonte: ansa.it
Leonardo, ex direttore sportivo del Paris Saint-Germain dal 2011 al 2013, in un´intervista al quotidiano francese Le Parisien.
“E´ come quando una coppia si separa. E´ sempre difficile rivivere insieme sotto lo stesso tetto. E poi il club è cambiato, si è evoluto. Bisogna passare ad altro”, dice ancora Leonardo che racconta anche i cambiamenti avvenuti nella sua vita da quando ha lasciato Parigi: “Mi sono sposato. Poi ho vissuto momenti difficili con la malattia di mio figlio, subito dopo la sua nascita, e poi la malattia di mia madre. Anche la mia vita professionale è cambiata. Fino al 2013 ho sempre lavorato. Ora il ritmo è diverso e questo nuovo equilibrio mi sta bene. D´altronde non so nemmeno se un giorno riprenderò con il calcio”.
Fonte: raisport.rai.it
E questo non lo diciamo noi, ma tecnici come Sacchi e Guardiola. Chi scrive è palesemente di parte, zemaniano da sempre, amante del suo calcio, spettacolare e dissennato, e dei valori che in 40 anni di carriera il boemo ha trasmesso e ancora trasmette. Perché Zeman allo slogan “Vincere non è importante, è l´unica cosa che conta” ha sempre sostituito “Vincere è importante, ma il come conta”. E cioè rispettando le regole, lavorando duramente senza aiuti esterni, migliorando i giocatori e soprattutto giocando bene e divertendo chi va alla partita.Nessun allenatore negli ultimi 40 anni ha diviso tanto come Zeman, nessuno è stato così tanto raccontato, amato e criticato. Per nessun altro allenatore si sono scomodati cantautori, scrittori, poeti, registi, attori, imitatori.
E nessun altro – non solo tra gli allenatori… – ha avuto il coraggio di esporsi e denunciare il marcio di un Sistema come ha fatto lui in solitudine e subendone per parecchi anni le conseguenze. Senza mai pentirsene.A un certo punto Zeman è stato agli occhi di molti più un personaggio che un tecnico. Più il grande accusatore, che il grande insegnante di calcio. Lui che, fidatevi, ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ha sempre amato solo allenare, il campo, l´erba. Per anni e anni, anche nei periodi del miracolo Foggia e della Lazio spettacolo, Zeman ha parlato con il contagocce. Lo chiamavano addirittura “U mutu”, il muto. Poche frasi e lunghissimi silenzi, accompagnati da nuvole di fumo, smorfie della bocca e sguardi taglienti. Zeman ha parlato solo quando c´è stato bisogno di farlo: l´abuso di farmaci, il calcio finito negli uffici finanziari, il Sistema di potere che decideva i campionati. La Storia ha già emesso le sue sentenze. Non c´è bisogno di tornarci. Zeman aveva ragione.
Meglio dividersi sul suo calcio. Non si troverà mai un punto di incontro. Ma che adrenalina, che emozioni. Gioia e disperazione. Impresa e tragedia. Zemaniano è un modo d´essere. È una filosofia. Un modo di vedere il mondo. Come felliniano. L´amore viscerale della gente, questo è lo scudetto che Zeman ha sempre portato sul petto con orgoglio. Ha fatto storia e vuole farne ancora: “Perché non sono stanco – sorride sornione – anche se a vedermi in tv mi sto un po´ ingobbendo. Mica starò invecchiando?”. No, mister, questo è solo un compleanno come un altro. Ma tanti, tanti auguri lo stesso.
Fonte: gazzetta.it
«È un attestato di grande stima nei miei confronti – dice Gasperini – ufficializzato in una giornata storica, anche se l´accordo c´era già. Sono stato fortunato a essere stato scelto e sono soddisfattissimo del rapporto. La stagione positiva è stata una congiunzione di tanti fattori, ma devo ringraziare soprattutto i giocatori, gli artefici più importanti. Io ho fatto la mia parte, ho trovato un ambiente con valori e senso di appartenenza molto forti».
L´ accesso all´Europa League direttamente dai gironi senza passare dalle qualificazioni di luglio sarà matematico battendo il Milan sabato.
A cementare il rapporto e la fiducia della famiglia Percassi, oltre al ritorno nelle coppe a 26 anni di distanza , è la scommessa vinta sulla linea verde che ha regalato la doppia plusvalenza Gagliardini-Caldara. «Il mister fortunatamente resta e prolunga, un programma perfetto come tempistiche che speriamo di prorogare ulteriormente – è il commento del presidente Percassi -. Siamo entusiasti del lavoro che Gasperini sta facendo, pienamente in sintonia con la proprietà, specie sulla valorizzazione del vivaio. Con lui e il suo staff ci si sta capendo dopo un periodo iniziale, diciamo così, di allenamento, com´è normale che sia. Abbiamo un piano di espansione e ci sono ancora molte cose da fare».
STELLINI: RESTO AL GENOA. GASP? UN GRANDE
Chi conosce bene Gasperini è l´allenatore del Genoa Primavera Cristian Stellini, per anni suo allenatore al Genoa: «Lui è uno studioso di calcio, un filosofo del fioco del pallone, un maestro attento ad ogni particolare e per questo in continua evoluzione». Anche su mister Ivan Juric, attuale allenatore del Genoa, prima esonerato e poi richiamato in panchina dal patron Preziosi, Stellini ha parole di grande stima: «Ha grandi mezzi tecnici e idee innovative ma deve avere il tempo di metterle in atto. Già con l´esperienza di quest´anno, però, è cresciuto molto».
Quanto al suo futuro, Stellini pare non muoversi: «Io sto bene al Genoa e non ho mai ricevuto offerte dall´Inghilterra, ma chi direbbe no ad una chiamata del Chelsea?». Stellini è stato già collaboratore tecnico di Antonio Conte al Bari, al Siena e alla Juventus.
Stellini è intervenuto ieri nella questura di Genova per la presentazione di un progetto a favore della polizia di Eviva, sponsor del Genoa. «Ho ancora un anno di contratto con il Genoa e per ora un unico obiettivo, fare un percorso che mi permetta di diventare un vero allenatore». Dei successi delle squadre allenate da Antonio Conte dice: «Il suo segreto è la semplicità delle metodologie con cui riesce a inculcare il suo concetto di calcio ai calciatori, una capacità innata che, grazie anche alla grande passione che trasmette, gli consente di fare rendere al massimo delle potenzialità ogni giocatore».
Fonte: ilsecoloxix.it
DATO PREOCCUPANTE – C´è, però, un dato che potrebbe far preoccupare la squadra di Allegri. La Juve, infatti, ha perso ben sei delle otto finali di Champions League giocate. Una statistica amara se si va a fare il confronto con i Blancos. Il Real Madrid è uno specialista: solo tre sconfitte su quattordici. L´ultima nel 1981 quando le Merengues, allora allenati da Boskov e con Del Bosque in campo, persero 1-0 contro il Liverpool. La Juventus, invece, oltre ad aver perso le ultime due finali contro Milan e Barcellona, giocate nel 2003 e nel 2015 si aggiungono quelle del 1973 contro l´Ajax, del 1983 contro l´Amburgo, del 1997 contro il Borussia Dortmund e del 1998 proprio contro il Real Madrid.
Fonte: tuttosport.com
LIONE-AJAX 3-1 — Comincia forte l´Olympique, che cerca la rimonta con Lacazette. I lancieri si riorganizzano in fretta e pungono con Dolberg e Traoré, creando qualche apprensione a Lopes. Al 27´ il danese classe ´97 sblocca la gara con un colpo di classe: delicato pallonetto a scavalcare il portiere in uscita. Traoré potrebbe raddoppiare, invece l´Ajax si ritrova addirittura sotto all´intervallo. Merito di Lacazette, che segna due gol in un minuto: il primo su rigore, il secondo su assist di Fekir dopo un rinvio sbagliato dalla difesa olandese. E´ il preludio a una ripresa d´assalto per il Lione, che tuttavia non riesce a capitalizzare una serie di situazioni favorevoli, ancora con Lacazatte, Fekir e Tolisso protagonisti. Dolberg, sul fronte opposto, resta il più ispirato tra i lancieri. Si va avanti a ritmi altissimi, Rybus per l´Olympique si fa murare sul più bello e Van de Beek risponde con una traversa clamorosa. Quando l´Ajax sembra vicino al traguardo, succede di tutto: Ghezzal trova il 3-1 di testa, Viergever si guadagna un cartellino rosso ingenuo e Cornet si divora il pallone che sarebbe valso i supplementari. Gli olandesi tornano in una finale europea dopo 21 anni: l´ultima era stata quella di Champions con la Juve nel ´96.
MANCHESTER UTD-CELTA 1-1 — Iniziano bene i galiziani a Old Trafford, con Romero attento su Aspas. Poi, però, i Red Devils passano al primo vero affondo: splendido assist di Rashford e colpo di testa di Fellaini, la specialità della casa, al 17´. La reazione del Celta si concretizza in un paio di conclusioni di Sisto, ma nulla che preoccupi troppo lo United fino al riposo. Stesso copione nella ripresa, con il Man Utd che gestisce il risultato e gli spagnoli protesi nel tentativo di rimettersi in corsa. Arrivano una palla-gol sprecata da Guidetti e una simulazione di Aspas in area, mentre dall´altra parte le cose migliori le fa sempre Rashford. Berizzo impreca quando Guidetti, indisturbato, sbaglia malamente lo stacco che avrebbe riaperto i giochi. Ma è questione di poco, per il pareggio: al minuto 86, Roncaglia indovina il colpo di testa che batte Romero per l´1-1. Gli animi si scaldano, si accende una rissa a centrocampo e ne fanno le spese proprio l´ex viola e Bailly: espulsi entrambi, anche se l´argentino sembra meno colpevole dell´ivoriano. Al 96´, il Celta ha la palla perfetta per completare la beffa, ma Guidetti la “cicca” ancora davanti alla porta: brividi al Teatro dei Sogni, che per poco non si trasforma in un incubo per Mou.
Fonte: gazzetta.it