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La speranza è ancora lì, in un cantuccio dell’anima, o forse è solo un flebile auspicio. Ma il Napoli vuole crederci, o almeno dice di volerci credere. Per tanti motivi bisogna crederci, o fare finta che la rimonta alla Juventus sia ancora possibile. D’altronde sono 11 punti dal primo posto: certo, non pochissimi tenendo conto del cammino dei bianconeri in campionato. Ma Ancelotti, ancora ieri, lo ha ripetuto nella mattinata a Castel Volturno, prima di essere raggiunto dalla notizia di essere divenuto nonno (sono nati i figli di Davide, Lucas e Leonardo): bisogna rialzare la testa, mettere da parte la serataccia di coppa, trovare le motivazioni per provare a rendere dura la vita alla squadra di Allegri.

LA REAZIONE
Non sono stati due giorni semplici per Carletto. Il dopo-Milano non è stato facile, perché troppi nodi sono arrivati al pettine e il tecnico li ha voluti affrontati con il gruppo. Per spiegare il calcio di Carletto sono sufficienti due parole: buon senso. Sa quando dire le cose. Lo ha sempre saputo. Da buon figlioccio di Liedholm, dal Barone ha appreso l’importanza del dialogo con i giocatori, oltre che la capacità di sdrammatizzare anche i momenti più delicati: un sorriso a volte (quasi sempre) vale più di una sgridata. Ma in questi giorni no: ha dovuto richiamare la squadra con fermezza, ricordando che c’è bisogno di giocare con più aggressività, senza portare a spasso la palla in maniera sterile come fatto col Milan. Non è quello che vuole. Ecco, uno dei punti salienti è proprio questo: bisogna cercare prima la porta, con più coraggio e rapidità, senza stare lì a far girare il pallone avanti e indietro, da destra a sinistra. Poi, ha parlato con Allan e gli altri apparsi sotto tono a San Siro: al di là della difesa d’ufficio del brasiliano, la prova del centrocampista a San Siro (ma non solo quella, è ovvio) ha fatto infuriare Ancelotti. Ed è evidente che, pur avendo compreso lo sbandamento legato al passaggio parigino sfumato, non può tollerare altri passaggi a vuoto da un giocatore così importante per gli equilibri del suo Napoli. E non lo farà. Il suo posto da titolare domani non è così scontato.

OCCHIO ALLA SAMPDORIA
All’andata la Samp è stata il crocevia di Carletto. Con la presa di distanza dal passato: il ko per 3-0 e la lezione di Giampaolo di Marassi spinse a tramutare Insigne in una seconda punta e a varare il 4-4-2 (con tutti le sua varianti offensive). La tensione deve rimanere alta e c’è il rischio che pure il contesto non aiuti a dare il massimo: fino a ieri venduti per la gara di domani sera appena 15mila biglietti. Diciamo che si potrebbe arrivare a circa 22mila spettatori. Non proprio una cornice degna di una squadra seconda in classifica, a dire il vero. Né ha avuto effetto la formula degli abbonamenti per seconda parte della stagione: eppure è un pacchetto in cui c’è anche il match con la Juventus del 3 marzo.

LE SCELTE
Ha nascosto le carte, in questi due giorni. E anche oggi, sempre per tenere sulle corde la squadra, mischierà gli uomini, evitando di dare indizi. L’impressione è che potrebbe puntare su Verdi dal primo minuto, magari facendo riposare proprio Insigne apparso molto in ombra. Molto più probabilmente piazzandolo a sinistra del centrocampo a 4. Difficile fare a meno di Malcuit in questo momento, provato persino come esterno alto in qualche occasione ieri. Di sicuro, al centro della difesa torna la coppa dei titolari, ovvero Albiol-Koulibaly. Ognuno ha bisogno dell’altro, perché il senegalese, senza lo spagnolo, pure accusa qualche passaggio a vuoto di troppo. Devono fronteggiare Quagliarella, a caccia del record di gol consecutivi in serie A. Tornerà titolare Hamsik, che non gioca dal 26 dicembre e bisogna vedere chi giocherà al suo fianco. Intanto oggi verrà ufficializzato l’accordo con la Val di Sole che fino al 2021 ospiterà il ritiro estivo del Napoli.

 

Gli arbitri della 22esima giornata di Serie A, in programma domenica 3 febbraio alle ore 15: Cagliari-Atalanta (lunedì 4, ore 21): Valeri; Empoli-Chievo (sabato 2, ore 15): Di Bello; Frosinone-Lazio (lunedì 4, ore 19): Fabbri; Genoa-Sassuolo: Manganiello; Inter-Bologna (ore 18): Pasqua; Juventus-Parma (sabato 2, ore 20.30): Giacomelli; Napoli-Sampdoria (sabato 2, ore 18): Pairetto; Roma-Milan (ore 20.30): Maresca; Spal-Torino (ore 12.30): Mariani; Udinese-Fiorentina: Orsato.

 

Sono stati giorni intensi gli ultimi di mercato per Marko Rog, il centrocampista croato che ha lasciato Napoli almeno per sei mesi e si è trasferito in Liga con la maglia del Siviglia. In Andalusia Rog giocherà la seconda parte di una stagione che fin qui non l’ha visto certo protagonista, provando ad affermarsi in una squadra ed un campionato diverso prima di fare ritorno in azzurro a fine anno.

Sui social, Rog ha salutato così i suoi nuovi tifosi: «Felice di cominciare un nuovo capitolo con la maglia del Siviglia», il primo messaggio dell’ex centrocampista azzurro. E al post social del calciatore non sono mancati gli incoraggiamenti degli ex compagni a Napoli: «Grande, fratello», gli ha scritto Raul Albiol, uno degli spagnoli presenti in azzurro che Rog ha consultato prima di dire si al Siviglia. «In bocca al lupo Markino» e «In bocca al lupo leone» i messaggi dei compagni di reparto Allan e Diawara. Tanti anche i saluti e gli incoraggiamenti dei tifosi napoletani che hanno salutato Rog dandogli appuntamento al prossimo anno.
 

Esordio da dimenticare in Premier League per Gonzalo Higuain. Il Pipita, titolare nel primo match della sua nuova vita inglese in campionato, non ha vissuto la miglior serata insieme con il suo Chelsea. La squadra di Maurizio Sarri è stata battuta 4-0 dal Bournemouth non sfruttando un’ottima occasione per riavvicinarsi alla vetta.

Con la sconfitta del Manchester City di ieri, infatti, i Blues potevano riavvicinare la squadra di Guardiola ma il passo falso del Vitality Stadium complica le cose e il Chelsea è ora fuori dalla zona Champions League, scavalcato al quarto posto dall’Arsenal. Gara da dimenticare anche per il Pipita sostituito da Giroud al 65’ è incapace di incidere al primo vero appuntamento da titolare.

 

Vince la Lazio al termine di una battaglia senza esclusione di colpi, proibiti e non. Un vittoria pazza, sofferta, quasi buttata e poi ripresa. La Lazio elimina l’Inter ai rigori e va in semifinale di coppa Italia per la quarta volta consecutiva. Nel successo di ieri si sono intrecciati incubi passati e sogni futuri. La corsa di tutta la squadra al gol decisivo di Leiva è liberatoria. Gioia e un tocco di goduria visto che per i nerazzurri l’errore decisivo è dell’ex romanista Nainggolan. Un successo che vale triplo: pass per il penultimo atto del trofeo nazionale (ancora una volta sfida con il Milan), primo successo contro una big in stagione e vendetta sull’Inter che lo scorso anno scippò la Champions alla Lazio. Immobile segna in pieno recupero, biancocelesti in paradiso. Poi Abisso assegna un rigore generoso riportando Inzaghi e i suoi per terra. Pari di Icardi. Dagli undici metri però i biancocelesti si riprendono di rabbia un pass che volevano a tutti i costi.

Il Mattino.it

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.