Cronaca-calcio

90 minuti decisivi. Il Napoli allo Stadio Diego Armando Maradona è atteso dal primo bivio della propria stagione, un match da dentro o fuori al termine di un girone d’Europa League che è risultato più complesso del previsto. Gli azzurri di Gattuso avranno due risultati a disposizione contro la Real Sociedad (anche tre, in caso di mancata vittoria dell’AZ con il Rijeka), per passare dopo aver pescando dalla seconda fascia la squadra rivelazione in Liga e che gioca probabilmente il miglior calcio in questo momento in Spagna, e dalla terza l’AZ, organizzata e strapiena di Under 21 di talento, ma che potrebbe risentire dello scossone in panchina con l’allontanamento del promettente allenatore Arne Slot per essersi già accordato col Feyenoord.

STATS – Il Napoli ha partecipato alla fase a eliminazione diretta di Europa League sette volte, quattro delle quali dopo aver superato il girone. Non ha mai mancato la qualificazione dai gironi ed è arrivato primo nel girone nelle due occasioni più recenti. Nel 2015/16 (ultima partecipazione) ha vinto tutte e sei le partite e ha anche stabilito il record di gol in questa fase, 22. Il primato è tuttora imbattuto. L’ultima avventura europea della squadra di San Sebastián, nel 2017/18, è coincisa con l’unica partecipazione alla fase a gironi di Europa League. La Real ha superato il turno arrivando seconda dietro lo Zenit con 12 punti e 16 gol, ma è poi uscita ai sedicesimi contro il Salisburgo. Attenzione però asi numeri in fase difensiva: non ha subito gol in quattro delle ultime cinque trasferte della fase a gironi di Europa League, comprese quelle di questa stagione contro Rijeka (1-0) e AZ (0-0).

LE ULTIME SUL NAPOLI – Rispetto all’AZ, Gattuso dovrebbe schierare l’11 che gli dà più garanzia: per questo si va verso la conferma di Ospina tra i pali e quella di Mario Rui a sinistra mentre Maksimovic potrebbe avere comunque spazio. I ballottaggi sono sostanzialmente due: Fabian che può riprendersi il posto su Demme ed il solito dubbio a destra Politano-Lozano.

LE ULTIME SULLA REAL SOCIEDAD – Imanol Alguacil deve rinunciare ad Ilarramendi, l’esperto David Silva e la stellina Oyarzabal mentre recupera Elustondo (favorito su Zubeldia) in coppia con Le Normand al centro, con Gorosabel a destra e Monreal a sinistra. Zubimendi, Guevara e Merino dovrebbero essere i mediani con in attacco il tridente con Barrenetxea a destra, Portu a sinistra e Willian Josè al centro leggermente favorito su Isak.

NAPOLI (4-2-3-1): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Bakayoko, Fabian; Politano, Zielinski, Insigne; Mertens. All. Gattuso
Ballottaggi: Maksimovic-Manolas 55%-45%, Fabian-Demme 51%-49%, Politano-Lozano 51%-49%

REAL SOCIEDAD (4-3-3): Remiro; Gorosabel, Elustondo, LeNormand, Monreal; Zubimendi, Merino, Guevara; Barrenetxea, W. José, Portu. All. Alguacil
Ballottaggi: Elustondo-Zubeldia 55%-45%, Willian José-Isak 55%-45%, Barrenetxea-Januzaj 55%-45%

ARBITRO: Orel Grinfeld (Israele)

Diretta Tv su Sky Sport e diretta radiofonica su Kiss Kiss Italia/Napoli. Diretta testuale su Tuttonapoli.net con ampio pre e post-partita-tuttonapoli.net-

Clamoroso: Hysaj e Rrahmani sono di nuovo positivi. Ad annunciarlo è il Napoli sui social: “Tutti negativi al Covid-19 i tamponi effettuati ieri mattina ai componenti del gruppo squadra, ad eccezione di Amir Rrahamani ed Elseid Hysaj che si sono ripositivizzati e andranno immediatamente in isolamento domicialire in attese di un nuovo tampone”.-tuttonapoli.net-

Juventus-Napoli si gioca ancora fuori dal campo. L’udienza del Collegio di Garanzia del Coni è stata fissata per il 22 dicembre. Si svolgerà alle 14.30 a sezioni riunite e sarà presieduta dall’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini. La tesi del club azzurro, scrive il quotidiano Corriere dello Sport, si fonda sul rispetto della legge ordinaria, e nella fattispecie dei provvedimenti con cui l’Asl di Napoli e la Regione Campania hanno vietato la trasferta e imposto la quarantena. Se anche il Collegio respingerà il ricorso, la società ricorrerà al Tar.-tuttonapoli.net.-

E’ morto a 64 anni Paolo Rossi, l’ex calciatore campione del mondo con l’Italia nel 1982. Ne ha dato notizia nella notte la moglie Federica Cappelletti, sul suo profilo Instagram.

Negli stessi minuti dava conto della scomparsa di ‘Pablito’ anche il vicedirettore di RaiSport, Enrico Varriale: “Una notizia tristissima, ci ha lasciato” un “indimenticabile, che ci ha fatto innamorare tutti in quell’Estate dell’82 e che è stato prezioso e competente compagno di lavoro negli ultimi anni”.
“Sei mesi fa ho perso un fratello, oggi ne piango un altro. Non voglio dire altro, per me questo non è il momento di parlare”. Al telefono con l’ANSA, Antonio Cabrini, compagno di squadra di Paolo Rossi per tanti anni alla Juve e in Nazionale, è distrutto nel ricordare il goleador dell’Italia Mundial.

“L’ho saputo cinque minuti fa, mi dispiace tantissimo. Non so cosa dire, è stato fulmine a ciel sereno”. Così Dino Zoff, appresa la notizia della scomparsa di Paolo Rossi, eroe della Nazionale campione del mondo del 1982. “Abbiamo sempre avuto un grande rapporto con Paolo, simpatico, intelligente – prosegue Zoff al telefono con l’ANSA – Era un po’ che non ci sentivamo, ci avevano detto qualcosa ma non pensavo fosse così grave. I rapporti con lui erano stupendi, era simpaticissimo. Intelligente, aveva tutto per stare bene. Qualcosa difficile da capire”.

“Lo ammetto… piango. Facevi parte del gruppo di ‘Amici Veri’. E’ il messaggio commosso di Zibi Boniek per la scomparsa di Paolo Rossi, suo compagno di squadra con la maglia della Juventus. “Con te non solo ho vinto – conclude l’ex giocatore polacco – ma anche vissuto”.

“Paolo Rossi ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani, è stato l’eroe di tutti noi. La Serie A piange un immortale del nostro calcio, amato dal mondo intero”. E’ il messaggio del presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, per la scomparsa di Paolo Rossi. “Mando un sentito abbraccio e le condoglianze della Lega Serie A a tutta la sua famiglia”. Bandiere a mezz’asta nella sede romana della Figc e soprattutto a Coverciano, la casa della nazionale, a Firenze. Una carriera da brivido, metafora vivente di un calcio che non cesserà mai di sorprendere. Pablito, l’eroe del Mundial spagnolo, per tutti resta “Paolo Rossi, un ragazzo come noi”: gli è riuscito persino il dribbling ad Antonello Venditti che ha poetizzato quel nome in una sua bellissima canzone. Non si trattava del centravanti azzurro, ma di uno studente omonimo, il primo morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma, eppure in molti l’hanno sempre accostato a “El Hombre del Partido” di quel 5 luglio ’82, il giorno che gli cambiò la vita. Lui che a 17 anni voleva essere Kurt Hamrin, e che a 26 divenne Pablito.
Nonostante una carriera ‘troppo breve’ alle spalle (appena 10 anni in Serie A di cui 2 cancellati dalla vicenda delle scommesse), la corsa del Signor Rossi alla notorietà e alla leggenda è costellata da tante serpentine, riuscite o meno: dall’esplosione nel Vicenza, all’amarezza nei lunghi giorni della squalifica, dai momenti indimenticabili del Mundial spagnolo, con i tre gol al Brasile che lo hanno proiettato nell’epopea del calcio e gli hanno inimicato un popolo intero (nel 1989, a carriera finita, in Brasile per un torneo di ex glorie, fu fatto scendere dall’auto da un tassista che lo aveva riconosciuto), al desiderio di tornare a essere uno qualunque.
La favola dell’uomo “che ha fatto piangere il Brasile” inizia al termine di una fantastica stagione con il Lanerossi Vicenza: il giovane talento di Prato aveva portato la sua squadra ad un soffio da un leggendario scudetto ed aveva vinto la classifica cannonieri che gli aveva spalancato anche le porte della nazionale. Eppure non tutto era filato liscio fino ad allora: ancora minorenne ma già prospetto di prim’ordine, univa una tecnica sopraffina ad una velocità palla al piede fuori del comune, si scontrò i con i primi tackle della vita, a causa di tre operazioni al menisco. Finisce così al Vicenza e sono parecchi pronti a scommettere su una carriera già finita ancora prima di cominciare. La svolta arriva dall’intuizione di Gibì Fabbri, l’artefice del ‘Real’ Vicenza, che da ala lo sposta a centro area per mandare in rete quanti più palloni possibile. Sono due anni elettrizzanti, con i biancorossi che dominano il campionato cadetto grazie ai 21 gol di Rossi che si ripete anche nella stagione successiva, vincendo la classifica cannonieri e la convocazione al Mondiale argentino.
Non si spalancano, viceversa, le porte del ritorno alla Juventus. Alle buste, il presidente Farina lo riscatta per 2,6 miliardi, una cifra record per l’epoca che lascia tutti sbalorditi, ma che non serve ai biancorossi per evitare la retrocessione dopo il campionato dei miracoli. Tocca al Perugia scommettere su quello che ormai definiscono un ex talento e che proprio in Umbria resta invischiato nello scandalo del calcioscommesse. Sfumano gli Europei ’80 e in molti tornano a parlare di carriera finita. Ma il destino aveva ancora molto in serbo per lui. Scontata la squalifica, Rossi passa finalmente alla Juve, ma sembra ormai l’ombra del giocatore ammirato a Vicenza. Il suo mentore stavolta si chiama Enzo Bearzot che, nonostante tutto, crede ancora in lui e decide di portarlo in Spagna, insistendo anche dopo le prime opacissime prestazioni contro Polonia, Perù e Camerun. Ma i gol e il mito sono lì, a due passi. Arrivano, uno dopo l’altro, nemmeno nell’arco di due settimane, dal 29 giugno all’11 luglio: l’Italia di Bearzot esplode contro l’Argentina, 2-1 con gol di Tardelli e Cabrini, ma la madre di tutte le partite è al Sarrià: la tripletta al Brasile di Zico e Socrates diventa epos, il tabellone luminoso lo proclama “El Hombre del Partido” e in quel torrido pomeriggio spagnolo Paolo rossi capisce che il coronamento di una carriera è arrivato prima ancora dell’alloro finale. Al quale l’Italia arriva con un’altra sua doppietta (2-0 alla Polonia) e il primo dei tre gol alla Germania in finale e della finalissima contro la Germania. Ha vinto l’Italia, ma il sigillo è di Paolo Rossi, divenuto “Pablito” a furor di popolo e grazie alla sagace penna di Giorgio Lago. E’ un sogno che sembra non finire più: a Natale di quell’anno vinse il Pallone d’Oro per acclamazione, il secondo italiano dopo Gianni Rivera. Gioie e cadute, trionfo e riscatto hanno da sempre accompagnato il n.20 delle notti Mundial che più dei difensori avversari ruvidi e fallosi ha sempre temuto la popolarità devastante che lo ha portato via via ad allontanarsi, prima dal campo e poi dalla ribalta. Il Milan del nuovo corso berlusconiano prova a dargli una nuova chance ma il biglietto è di sola andata, prima di fermarsi alla stazione di Verona dove Pablito giocherà la sua ultima stagione da giocatore. Poi, sarà papà felice e commentatore tv. E Pablito per sempre.ANSA

Inter e Shakhtar Donetsk 0-0 in una partita dell’ultimo turno del girone B di Champions League. Con questo risultato i nerazzurri sono eliminati e, essendosi piazzati quarti nel loro gruppo, non parteciperanno neppure all’Europa League.ANSA

L’Atalanta si è qualificata per gli ottavi di finale della Champions League battendo 1-0 l’Ajax alla Johan Cruijff Arena di Amsterdam, con un gol di Muriel. Con questo risultato la Dea si piazza al secondo posto del girone D e passa, mentre la squadra olandese ‘scende’ in Europa League. ANSA

È morto il neonato che era rimasto schiacciato su un bus lo scorso 28 ottobre a San Teodoro, a Genova. Il piccolo era nel marsupio della mamma.

L’autista aveva frenato bruscamente e aveva investito una donna che attraversava la strada sulle strisce.

La giovane madre, che si stava sedendo all’interno del mezzo, aveva perso l’equilibrio ed era caduta in avanti schiacciando il figlio contro il sostegno di metallo. Il neonato era stato trasportato in condizioni gravissime all’ospedale Gaslini, dove però è morto ieri sera.ANSA

Ylenia Bonavera è morta all’ospedale di Catania. Aveva 24 anni e una ferita alla clavicola. Ma gli investigatori non credono sia morta per questo. Ylenia tre anni fa aveva rischiato di morire perché il fidanzato le aveva dato fuoco.

Ma lei aveva sempre difeso in fidanzato. Aveva ritrattato le accuse che in un primo momento aveva fatto. Ma lui, Alessio, è stato condannato a 12 anni in primo grado. In Appello la sua pena era stata ridotta a 10 anni. Lei, anche in aula, aveva continuato a difenderlo.Ylenia Bonavera morta all’ospedale di Catania
Ylenia Bonavera, 24 anni, originaria di Messina, è morta la notte scorsa in un ospedale di di Catania. Le cause del decesso sono in via di accertamento da parte della Squadra mobile di Catania. La ragazza aveva una ferita di arma da taglio all’altezza di una clavicola ma gli investigatori escludono che sia questa la causa della morte.

Il fidanzato aveva cosparso Ylenia di benzina
Nel 2017 l’ex fidanzato della donna, Alessio, aveva tentato di ucciderla cospargendola di benzina e provocandole ustioni nel 13 per cento del corpo.

In un secondo momento la giovane aveva ritrattato, dicendo che non era stato Alessio a darle fuoco. Ma durante il processo le indagini della Polizia portarono alla condanna. Alessio fu condannato nel 2018 a 12 anni per tentato omicidio, pena che nel gennaio dello scorso anno è stata ridotta a 10 anni.

Ylenia aveva difeso Alessio anche in tribunale
La fidanzata, in aula, ha sempre difeso il fidanzato negando che sia stato lui a gettarle addosso benzina nella notte tra il 7 e l’8 gennaio.

“Se uno ti ama non ti può fare questo – ha detto Ylenia – Non è stato lui. E poi quello che le ha gettato la benzina addosso e poi ha appiccato il fuoco era molto più alto di me, capelli lunghi, robusto, invece il mio ragazzo è molto più basso di me e senza capelli”.

Ylenia ha sempre difeso il fidanzato malgrado anche un video abbia ripreso lo stesso Alessio, poco prima il gesto, a comprare benzina con un bottiglione da un distributore automatico. (Fonte Ansa)

Ictus, delirio, complicanze neurologiche: anche se lieve il coronavirus non è e non sarà una passeggiata. Nei casi lievi di Covid, quindi nei pazienti non gravi, sono infatti comuni complicanze neurologiche anche importanti, da ictus a crisi epilettiche. Lo rivela uno studio sulla rivista Neurology Clinical Practice, testata ufficiale della American Academy of Neurology.
Diretto da Pria Anand della Boston University School of Medicine, lo studio mostra soprattutto che anche in assenza di malattia grave, i disturbi neurologici sono comuni. Gli esperti hanno esaminato 74 casi di coronavirus e ben 18 di questi hanno avuto un ictus nel corso dell’infezione, 15 crisi epilettiche, 26 sintomi di confusione e delirio. Ma anche casi di disturbi del movimento e un caso di encefalite. Il tutto in modo completamente indipendente dalla gravità con cui si è manifestata l’infezione da Covid.
Serviranno comunque altri studi per capire il livello di diffusione delle complicanze neurologiche del Covid, e quali siano i fattori predisponenti o protettivi, concludono gli autori.

Coronavirus, non solo ictus: le disabilità aggravate
Dieci dei pazienti ricoverati sono morti. I sopravvissuti hanno lasciato l’ospedale con una disabilità moderatamente grave rispetto alla disabilità lieve prima del ricovero. Tanto che in molti non sono stati più in grado di vivere da soli a casa, ma hanno dovuto chiedere assistenza infermieristica domiciliare. Altri si sono rivolti a centri di riabilitazione o ospedali a lunga degenza.“Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio la diffusione delle complicanze neurologiche causate dal Covid”, ha chiarito Pria Anand. “Abbiamo in programma di condurre ulteriori studi per aiutare a individuare quali fattori possono predisporre le persone a complicazioni neurologiche con l’obiettivo di cercare metodi di prevenzione”. (Fonte Neurology Clinical Practice).

Condannata a due anni e quattro mesi, con la sospensione della pena, una donna di 70 anni accusata di aiuto al suicidio per aver portato al marito infermo la pistola con la quale l’uomo si è tolto la vita. La donna stessa aveva raccontato la dinamica ai carabinieri. La vittima, 79 anni, era bloccato a letto da una malattia degenerativa che lo rendeva molto sofferente.

L’uomo era un appassionato di armi e quindi teneva in casa pistole, fucili e tanti proiettili. Come scrive Repubblica, il fatto che avesse chiesto alla consorte di portargli una pistola carica, e di posarla sul suo comodino, non aveva perciò stupito la donna.
Così lei lo aveva assecondato senza immaginare l’uso che ne avrebbe fatto. Il pubblico ministero Maria Bambino per appurare che fosse stato veramente il marito, autonomamente a togliersi la vita, aveva disposto la prova sulle mani di entrambi. Sia sugli abiti indossati dai due.

La conferma dell’autopsia nel caso di aiuto al suicidio
La perizia del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche di Parma, così come l’autopsia, avevano confermato la versione della settantenne che assieme al suo compagno dalla Francia si era trasferita a vivere sulla Serra, nel Biellese occidentale. Il giudice Anna Saccone ha accettato le richieste del pubblico ministero e l’ha condannata per aiuto al suicidio. (Fonte Repubblica).

Paolo Rossi è morto a 64 anni, per un tumore ai polmoni che l’ha consumato rapidamente. Qualcuno ha ipotizzato che fosse malato da tempo. Invece la malattia incurabile gli era stata diagnosticata poco tempo fa. Addio a Pablito, l’eroe dei Mondiali dell’82.

Paolo Rossi rappresenta il calciatore normale che vive il suo momento di grazia nel momento più importante. Era un buon giocatore, molto promettente da giovane. Chi l’ha visto giocare, giura che fosse più forte nel 78 che nell’82. In Spagna era reduce dalla squalifica per calcioscommesse. Non giocava praticamente da 2 anni.Invece Bearzot puntò forte su di lui e lui, dopo un girone da fantasma, castigò il Brasile. I 3 gol contro la Nazionale verdeoro sono il simbolo di quel mondiale. Da quel momento la Nazionale italiana, come in trance, andrà a vincere con naturalezza il torneo. Tre gol ai maestri di uno dei Brasile più forti di tutti i tempi. Tre gol di rapina, il suo marchio di fabbrica.

Paolo Rossi morto per un tumore ai polmoni
Paolo Rossi è morto a 64 anni, era afflitto da un tumore ai polmoni. Non lottava contro la malattia da tanto tempo, come qualcuno ha ipotizzato. Ha vissuto in silenzio la notizia del male, ha provato a combatterlo. Ma stavolta non ce l’ha fatta.

L’annuncio è stato dato dalla moglie, Federica Cappelletti, con un post su Instagram. La foto ritrae i due coniugi stretti e sorridenti ed è accompagnata dal commento “Per sempre”, seguito da un cuore.

Paolo Rossi, i Mondiali 82 e l’amore dell’Italia
E nel cuore di tutti gli appassionati di calcio italiani Rossi era entrato in quell’estate di 38 anni fa. Quando con i suoi gol trascinò gli Azzurri di Enzo Bearzot a vincere i campionati del Mondo in Spagna. Tre gol al Brasile, due alla Polonia, uno alla Germania in finale. Il trionfo, il titolo di capocannoniere, il pallone d’oro. E un posto indelebile nella storia sportiva del Paese.

Paolo Rossi e la squalifica per il calcioscommesse
A quella competizione Rossi era arrivato dopo due anni di squalifica per il calcio scommesse. Nonostante le critiche di chi lo vedeva spento, Bearzot lo difese contro tutto e tutti e ne fu ripagato. Tutta l’Italia scese in piazza per festeggiare. Nell’immaginario del paese brilla ancora il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, esultante in tribuna a Madrid al fianco di re Juan Carlos.

La carriera di Paolo Rossi
Rossi era un rapace dell’area di rigore, un centravanti piccolo e furbo, capace di apparire alle spalle dello sventurato difensore di turno per trasformare un mezzo pallone in un gol. Era esploso nel Vicenza. Poi, dal Perugia era passato alla Juventus. Tra le sue maglie figura anche quella del Milan. A Verona la chiusura della carriera.

Con Vieri e Baggio condivide il record azzurro di nove marcature ai Mondiali. Fu il primo, seguito poi da Ronaldo, a vincere nello stesso anno campionati del Mondo, titolo di capocannoniere della fase finale e pallone d’oro. Con la Juventus ha conquistato due scudetti, una coppa delle coppe, una Supercoppa e una Coppa dei Campioni. Fu anche capocannoniere della Serie B con il Vicenza.

La vita di Paolo Rossi dopo il ritiro
Dopo la carriera di calciatore è stato a lungo opinionista in Tv, prima che la malattia lo allontanasse dagli schermi. Lascia la moglie Federica e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro. Nel 2004 era stato inserito nel Fifa 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelè e dalla stessa Fifa in occasione del centenario della federazione. (Fonti: Agi e YouTube)

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.