Fra calcio e cronaca

“La prima al San Paolo è stata commovente” Diego Demme affida al quotidiano teutonico BILD le sensazioni dei primi mesi in maglia Napoli: “Ricordo ancora l’atmosfera nella gara con il Barcellona, era incredibile. Se ci penso ho ancora la pelle d’oca, per me è stato un sogno” dice il centrocampista”.

Sul rapporto con Gattuso: “Mi ha subito lanciato in campo e le cose sono andate per il meglio. Per me è un onore che abbia avuto fiducia in me, con Pirlo è sempre stato il mio modello. Il fatto che mi abbia voluto al Napoli è bello, la cosa positiva è che la sua idea di calcio sia simile a quella di Nagelsmann, puntano molto sul possesso palla”.

Come ha vissuto tuo padre (tifoso del Napoli) il tuo arrivo al Napoli: “Ha pianto quando ho firmato, per tutti noi è stato molto emozionante. È quasi presente in tutte le partite”.

L’idolo Maradona: “Da piccolo ci hanno insegnato che Maradona è una leggende, appartiene per sempre a Napoli ma è normale per quello che ha fatto per la città.

Sul nome Diego: “Molti mi ricordano che porto un nome importante ma non posso e non voglio confrontarmi con Maradona”.

Che impatto con i tifosi napoletani? “A Lipsia in strada mi fermavano giusto per qualche selfie, a Napoli invece sono sempre stato riconosciuto e nella prima settimana quasi non potevo andare al supermercato. Qui sono pazzi per il calcio, anche mentre ero in fila alla cassa uscivano delle persone per fare delle foto con me”.

Come te la stai cavando con l’italiano? “Da piccolo mi sono sempre rifiutato di parlare italiano, mio padre era spesso fuori per lavoro e mia madre parlava solo tedesco. Ora sto migliorando…”.

Sul cibo: “Per il clima qui molte cose hanno un sapore migliore. MI sento davvero a mio agio. Clima e cibo sono fantastici”.

Sul Lipsia: “Devo ringraziarli perché mi hanno lasciato andare via a gennaio, non tutti lo avrebbero fatto. Sono in contatto con molte persone, ma ho fatto la scelta giusta e volevo conoscere qualcosa di nuovo”.tuttonapoli.net

 

Napoli e Gaetano Castrovilli, un accostamento più volte emerso negli scorsi mesi. Il talento della Fiorentina è uno dei pallini di Aurelio De Laurentiis, che lo scorso gennaio era pronto a fare un investimento importante per strapparlo ai viola.

A svelarlo è l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, che spiega come nel rush finale della sessione invernale De Laurentiis aveva offerto per il centrocampista 35 milioni+5 di bonus, proposta che la Fiorentina aveva rispedito al mittente lasciando intendere di valutare ancor di più Castrovilli. Per portarlo a casa in estate, dunque, servirà uno sforzo economico ancora più importante.-tuttonapoli.net-

 

Lorenzo Insigne ed una nuova vita al Napoli dopo l’arrivo di Gattuso sulla panchina azzurra. Così scrive sul capitano l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, che spiega come il tecnico sia riuscito ad entrare nella testa dell’attaccante, un rapporto che è nato in maniera spontanea ed una stretta di mano a sancire il patto per lavorare insieme al Napoli che verrà .

La rosea torna anche sul famigerato episodio dell’ammutinamento del 5 novembre: “Probabilmente, riflettendo su tutto quanto accaduto nel giorno nell’ammutinamento, non rifarebbe la scelta di sabotare il ritiro” scrive la rosea riferita ad Insigne.-tuttonapoli.net-

 

Il portiere spagnolo Pepe Reina, ex Napoli e Milan, adesso all’Aston Villa ha parlato in una intervista al quotidiano sportivo Marca a proposito dell’emergenza Coronavirus che ha portato al blocco tra l’altro anche della Premier League: “Era da pazzi continuare a giocare. Dobbiamo tutti prendere seriamente questa situazione, gli altri Paesi più contagiati hanno già preso misure radicali e noi dobbiamo fare lo stesso. L’Inghilterra non può chiudere gli occhi e fare finta di niente”.

SALUTE PIU’ IMPORTANTE – “Qui in Inghilterra hanno raccomandato di essere prudenti e di restare a casa. Io non ho il problema di tenermi allenato a casa perché ci riposiamo solo il fine settimana ma da lunedì ci alleniamo. Solo alle squadre che hanno avuto casi di contagio hanno imposto la quarantena e l’isolamento. Noi continueremo ad allenarci normalmente da questo lunedì. La salute di tutti è molto più importanti di qualsiasi sport. Ci sono delle priorità nella vita che vanno tenute chiare e il calcio è solo un divertimento per la gente. I campionati devono riprendere quando tutto sarà finito e la cosa più logica da fare è rimandare gli Europei al prossimo anno”.-tuttonapoli.net-

 

Gabriele Gravina, Presidente della FIGC, parla a Radio Anch’io Lo Sport su Radio Rai. “Alla UEFA chiederemo un atto di responsabilità, un contributo da tutte le Federazioni a un percorso che miri alla tutela della salute degli atleti e di tutti i nostri tifosi. Chiederemo alla UEFA nuove date: il rinvio è l’idea da seguire”.

Risulta l’ipotesi novembre-dicembre?
“Non ci sono ipotesi. Ho sentito parlare anche di una Champions che potrebbe definirsi coi play-off. Sono tutte riflessioni che richiedono attenzione. Ci confronteremo, domani credo verrà fuori la decisione più responsabile ma non immagino ora una soluzione ideale”.

E’ possibile prevedere una ripartenza della Serie A e una chiusura per l’estate? Non è più realistico pensare all’annullamento?
“Ogni ipotesi ora è non fondata. Lavoriamo su auspici e speranza. Pensare a un campionato da definire entro giugno è l’augurio di tutti ma è difficile pensare qualcosa così. Lavoriamo, dobbiamo pensare che dopo lo tsunami la vita continuerà. Lo sport dovrà essere un collante sociale a cui far ritorno”.

Non ha paura che le Federazioni pensino ognuna ai propri interessi?
“Se si dovesse pensare all’orticello, avremmo dato un pessimo esempio. Dobbiamo privilegiare le dimensioni reali del mondo, spero che questa pandemia lasci una traccia positiva in ognuno di noi. Sarebbe da irresponsabili se ognuna delle 55 Federazioni potesse portare avanti un’idea egoistica”.

Chiederete uniformità ai vari campionati?
“Sì ma bisogna tener conto delle specificità delle condizioni che si sono create, ci sono differenze soggettive e oggettive. Basti pensare alle promozioni e retrocessioni, al livello di organizzazione nei diversi paesi. Questa è un’altra riflessione da fare”.

L’Italia si prepara teoricamente a ripartire il 3 aprile.
“Credo che il 3 aprile sia una data troppo immediata per la ripartenza di tutto. Per questo ho pensato a una nostra ripartenza i primi di maggio ma è una data teorica. Serve andare avanti con riferimenti di date, altrimenti rischiamo di essere impreparati”.

Esclude che il campionato possa essere annullato?
“Non sono in grado di escludere nulla. Ora programmiamo con l’idea più ottimistica, ovvero definire i campionati, cercando di portarli a termine. Tra le diverse ipotesi però ho già preannunciato la non assegnazione del titolo, quella di assegnazione congelando le graduatorie, un mini torneo di play-off e play-out. Non escludo nulla, capisco la curiosità e l’attenzione nel voler definire ma nessuno, e dico nessuno, oggi è in grado di dire quale sarà il nostro futuro rispetto alle condizioni attuali. Se tutto questo dovesse portare con effetto trascinamento alla stagione 20-21, non escludo che il campionato possa concludersi in due stagioni diverse. E’ anche imbarazzante parlare di questi temi ma abbiamo il dovere di farlo per dare una speranza”.

C’è anche l’idea di rinunciare alla Coppa Italia?
“Non ne stiamo più parlando, è una competizione che affronteremo più in là. E’ uno dei tornei che abbiamo accantonato, diamo priorità ai tornei”.-tuttonapoli.net-

 

ROMA – Coronavirus, picco dei contagi ancora non c’è. Lo hanno detto più volte i medici, lo ha detto in intervista al Corriere della Sera Giuseppe Conte presidente del Consiglio. Non è una notizia, purtroppo, e soprattutto non è la notizia che tutti aspettano, un po’ ingenuamente e millenaristicamente aspettano: l’agognato picco, la punta più alta del contagio, quella toccata la quale poi si scavalla.

Non è proprio così, non stanno così le cose: il picco del contagio è cosa diversa e lontana dall’attenuarsi e finire del contagio. Però tutti aspettiamo il picco, lo aspettiamo come un punto, una data da cui cominciare a scandire quanto manca alla fine di coronavirus. Il picco…non a caso non c’è un solo virologo o epidemiologo o medico di malattie infettive che si azzarda in tv e in pubblico a indicare una data, sia pur vaga, del picco. Per l’ottimo motivo che non sanno, nessuno sa, la scienza non sa.L’unico parametro noto è quello della Cina, lì per toccare quello che noi chiamiamo picco ci hanno messo un tempo X (difficile calcolare esattamente quale, picco dai primi contagi negati o picco da quando epidemia riconosciuta e combattuta con quarantena obbligatoria di massa?). Questo tempo X (settimane) va poi parametrato con le misure anti contagio prese in Italia (rigide su scala e cultura occidentali ma blande su scala e cultura cinese). Quindi tempo X più Y. Quanto fa? Non si sa. Si suppone faccia seconda metà di marzo o primi di aprile, si suppone…

Intanto stasera 16 marzo il bollettino di guerra (sì, di guerra) della Protezione Civile e dell’Istituto Superiore della Sanità dirà che si è andati verso i 30 mila contagi complessivi in Italia (ieri erano 24.738). Dall’inizio dell’epidemia circa il 9 per cento dei contagiati risulta guarito, circa il 7 per cento è invece la percentuale dei morti.

E stasera dai bollettini della Protezione Civile e della Regione Lombardia si saprà l’andamento della battaglia di Milano. Milano area urbana, se coronavirus sfonda qui è disfatta, se coronavirus viene fermato e contenuto qui è per coronavirus una sorta di Stalingrado epidemiologica. Bergamo, Brescia…Milano non deve conoscere livello di contagi analoghi, è questa la battaglia in corso, la più importante in Italia. La grande incognita e insidia sono gli asintomatici, la gente che senza avere sintomi ha liberamente circolato, prima e dopo i divieti, potenzialmente contagiando. Quanti sono? Secondo tutti i medici che si occupano di coronavirus, molti più di quanto si immagini. I circa 30 mila contagiati conteggiati c’è chi li moltiplica per e, chi per 5, chi per 10. Ma tutti, appunto, li moltiplicano.

Picco contagio ancora non c’è, c’è però un Papa che va a pregare nella chiesa del crocefisso della peste del 1522. Non fu quel crocefisso a fermare la peste ma il Papa fa riaprire le chiese di Roma e dispone la Chiesa cattolica tutta al lenimento e alla condivisione della pestilenza di massa.

Picco contagio ancora non c’è, ma c’è in Campania (solo lì?) un raduno di fedeli di una confessione che si auto contagiano condividendo (la punizione divina?).

Picco contagio ancora non c’è in Italia, ma in Gran Bretagna trapela studio che allunga durata dell’epidemia fino al 2021, fino all’anno prossimo! E lì studiano 4 mesi quarantena obbligatoria in casa per chi ha 70 anni e più!

Picco contagio ancora non c’è, quindi a scuola non si torna il 3 di aprile, i negozi non riapriranno il 25 di marzo, fino a Pasqua di sicuro ancora chiusi in casa. Questo è e cantare, farsi reciproco rumore da balconi e terrazze è cosa tanto buona quanto disperata.blitzquotidiano.it

 

ROMA – Coronavirus, 1 su 10 ci fa o ci è. Un italiano su dieci (stima a spanne ma non lontana dal vero) ancora si sente più astuto degli altri nell’uscire di casa se e come e quando gli pare. Oppure si sente, per divina dispensa, immune dal contagio. Conta sul “che, proprio a me?”. L’idea di poter essere lui stesso veicolo dl contagio neanche lontanamente lo sfiora. Oppure non ci fa, ci è: sciocco, stupido, incapace di intendere (purtroppo non incapace di volere).

Un italiano su dieci ancora esce di casa non per andare a fare la spesa. Usa l’andare a fare la spesa come scusa ripetuta per uscire di casa. Un italiano su dieci ancora non va a fare una breve passeggiata sotto casa, una la passeggiata come scusa, alibi e grimaldello per andarsene in giro. Un italiano su dieci ancora usa perfino il cane come salvacondotto, non porta il cane a fare i suoi bisogni, porta in giro il cane come un salvacondotto che lo autorizza a stare in giro.Un italiano su dieci (almeno) cerca varchi nelle disposizioni e regole e rivendica un diritto naturale a cercare di fare come gli pare. Un italiano su dieci non ha ancora capito che non glielo ordina il governo o il carabiniere di stare a casa ma glielo ordina il medico. Probabilmente quell’italiano su dieci non ascolterebbe neanche il medico in voce diretta, perché o fortemente ci fa o irrevocabilmente ci è. E alla fine le due ipotesi si sovrappongono e fondono.

Un italiano su dieci lavora a rendere meno efficace ed utile lo stare in casa degli altri nove. Un italiano su dieci andandosene in giro di fatto sfregia il lavoro di medici e infermieri e anche delle cassiere ai supermercati e anche degli addetti alle farmacie e anche di chi fa funzionare questo paese blindato in casa. Un italiano su dieci, che ci faccia o ci sia, dà una mano a coronavirus.

Perché la stima di uno su dieci? Ventimila erano i denunciati ad ieri per aver violato le regole. Ventimila su circa mezzo milione di controlli, circa il 5 per cento. Dunque, circa il 5 per cento dei controllati, percentuale che va almeno raddoppiata legittimamente supponendo che i controlli non possano essere esaustivi. Fa 10 per cento, uno su dieci.

Uno su dieci (almeno) è il popolo che elude, dribbla, ignora, viola lo stare in casa. Talvolta lo senti parlare questo popolo, la voce di questo popolo si sovrappone e si mischia alla voce di altro popolo: quello del sole che ammazza coronavirus. Già, il sole e il mare e il verde che fanno male al virus e bene alla gente. Sentita spesso in bocca a chi esce di casa. Insieme a quella dell’aglio che coronavirus lo ammazza in bocca. E quella degli estratti di cipolla, dell’acqua e limone, della vitamica C…Uno su dieci ci è o ci fa nell’andarsene in giro, qualcuno in più ci è o ci fa nell’imboccare, nel tuffarsi in ogni sciocchezza.blitzquotidiano.it

 

BOLOGNA – Il comune di Medicina e la frazione di Ganzanigo, nel bolognese, diventano da oggi, lunedì 16 marzo, ‘zona rossa’ per contenere il coronavirus. Le restrizioni resteranno in vigore fino al 3 aprile. “Dobbiamo evitare altri contagi dentro Medicina”, dice il sindaco Matteo Montanari, ed evitare “contagio verso la Città metropolitana di Bologna”.

Medicina ha poco più di 16mila abitanti ed era già tra i “sorvegliati speciali” in regione per l’epidemia del coronavirus: nelle scorse settimane era emerso un ‘focolaio’ in una bocciofila del paese frequentata da anziani. Un caso rimarcato nelle scorse settimane anche dal commissario straordinario per l’emergenza della Regione, Sergio Venturi, che aveva segnalato 19 contagiati in un solo giorno tra gli avventori proprio della bocciofila, poi chiusa.“È ormai due settimane che stiamo combattendo insieme contro questo nemico così difficile”, dice il sindaco Matteo Montanari su Facebook. “Il numero dei contagi si sta contenendo e speriamo che nei prossimi giorni si possano vedere i risultati dei nostri sforzi”.

“Abbiamo capito come il tipo di virus che ha colpito Medicina sia particolarmente aggressivo e contagioso – prosegue – e ci tocca un ulteriore sforzo, a testa alta e senza paura. Mi tocca dirvi quello che un sindaco non vorrebbe mai dire ai propri cittadini”. “Dobbiamo da un lato fare tutto quello che possiamo per evitare nuovi contagi dentro Medicina, e dobbiamo anche evitare che il virus possa espandersi dentro la città metropolitana di Bologna”.

“È uno degli atti più sofferti che io abbia assunto da presidente della Regione ma le informazioni e le indicazioni che ho raccolto dai tecnici non mi hanno permesso altra scelta”. A fare eco al sindaco di Medicina è Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna.

“Da diversi giorni – spiega Bonaccini – il numero dei contagi e dei decessi a Medicina registra una crescita tale da richiedere un intervento drastico per arginare il contagio, a tutela dei residenti dello stesso Comune e di un’area vasta come quella metropolitana di Bologna. Pur col cuore pesante, ritengo di aver agito per il bene comune, col supporto delle indicazioni mediche e scientifiche necessarie, dopo aver riunito l’unità di crisi regionale. Siamo al fianco del sindaco Matteo Montanari e di tutti i cittadini di Medicina”. (fonte ANSA)

 

ROMA – Ariano Irpino non è il solo epicentro di un inaspettato focolaio in Campania. Boom evitabile di contagi, cinque Comuni della Campania in isolamento totale, 23mila persone in quarantena stretta. Tutta colpa di un predicatore catacumenale e dei suoi collaboratori che hanno organizzato ben due eventi che il Governatore De Luca si limita a qualificare come “riti mistici”.

I catacumenali saranno denunciati. Hanno violato ogni disposizione contraria prevista dal decreto del governo: si sono assembrati partecipando a un rito collettivo. Gli adepti bevevano dallo stesso calice per assecondare la loro folle liturgia, in barba alle misure igieniche minime che il resto della popolazione italiana si sforza di rispettare.Prima l’emergenza contagi e il relativo provvedimento di quarantena aveva riguardato solo Ariano Irpino. La Regione lo ha esteso anche ad altri 4 Comuni. Si tratta di Sala Consilina, Caggiano, Polla e Atena Lucana, tutti nel Salernitano. Una di queste cerimonie si sarebbe svolta in un albergo di Atena Lucana.

E’ quanto si legge nell’ordinanza n.18 pubblicata sul sito della Regione Campania. Come già si è verificato per Ariano Irpino, disposto il divieto di entrata ed uscita. Il provvedimento è scattato visto l’aumento dei contagi verificatosi in questi Comuni e i rischi persistenti nella zona. (fonte Ansa)

 

ROMA – Papa Francesco a piedi per le vie del centro di Roma, deserte per la quarantena generale contro l’epidemia di coronavirus. Domenica pomeriggio, 15 marzo, il pontefice ha percorso a piedi il tratto che collega la basilica di Santa Maria Maggiore a la chiesa di San Marcellino al Corso, due chiese carissime ai romani, per pregare per la fine dell’epidemia.

Prima ha pregato davanti alla Salus Populi Romani, nella basilica a due passi dalla Stazione Termini, e poi, dopo aver percorso “in pellegrinaggio” un tratto a piedi nella centrale via del Corso, ha pregato a San Marcellino davanti al crocifisso miracoloso che nel 1522 venne portato in processione per i quartieri della città perché finisse la “Grande Peste” a Roma.Un gesto fortissimo che ricorda quando papa Pio XII uscì dal Vaticano per andare nella San Lorenzo appena bombardata. Una decisione che evidenzia la grande apprensione del pontefice argentino che da giorni prega per i malati e per un mondo stravolto dal coronavirus.

Un’uscita a sorpresa, ancora di più oggi che tutta Italia è chiusa in casa. “Con la sua preghiera, il Santo Padre – ha riferito il portavoce vaticano Matteo Bruni – ha invocato la fine della pandemia che colpisce l’Italia e il mondo, implorato la guarigione per i tanti malati, ricordato le tante vittime di questi giorni, e chiesto che i loro familiari e amici trovino consolazione e conforto. La sua intenzione si è rivolta anche agli operatori sanitari, ai medici, agli infermieri, e a quanti in questi giorni, con il loro lavoro, garantiscono il funzionamento della società”.

Un Papa che non si blinda, dunque, anche se le migliaia di pellegrini che da sempre affollano il Triduo pasquale in Vaticano quest’anno non ci saranno. Le modalità delle celebrazioni in Vaticano sono ancora “da valutare” ma una cosa è certa: nessuno potrà chiedere i biglietti per partecipare alle messe di quei giorni.

Se ci sarà qualcuno, nel rispetto delle distanze di sicurezza, saranno solo alcuni sacerdoti, suore o addetti vaticani, un po’ come avviene in questi giorni per la messa a Santa Marta. Resta confermato che ogni momento della Settimana Santa del Papa sarà trasmesso in tv, radio e web.

Una Pasqua dunque che si preannuncia diversa per tutti e anche per il Papa della ‘Chiesa in uscita’ che pure oggi, al termine dell’Angelus dalla Biblioteca, non aveva resistito al saluto e alla benedizione della finestra del Palazzo apostolico. Un ‘abbraccio’ ad una piazza San Pietro completamente vuota.

Nel corso della preghiera mariana il Papa ha voluto dare, anche se da lontano, una ‘carezza’ ai tanti sacerdoti in prima linea, come in Lombardia, la regione più colpita in Italia dall’emergenza coronavirus. “Grazie tante per tutto lo sforzo che ognuno di voi fa per aiutare questo momento tanto duro” ha detto rivolto a chi è accanto ai malati e alle persone fragili. Il pensiero in particolare al vescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, “arcivescovo vicino al suo popolo”.

Il pontefice ha parlato anche della “creatività dei sacerdoti: tante notizie mi arrivano dalla Lombardia su questa creatività. E’ vero, la Lombardia è stata molto colpita” ma ci sono “sacerdoti che pensano mille modi di essere vicini al popolo perché il popolo non si senta abbandonato. Sacerdoti con lo zelo apostolico che hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare il don Abbondio”. (Fonte: Ansa)

 

GENOVA – Secondo post pubblicato su Instagram da Fabio Quagliarella sul coronavirus. L’attaccante campano non è tra i nove contagiati della Sampdoria ma ovviamente ha a cuore questa situazione.

Dopo aver scritto “Uniti possiamo farcela”, Quagliarella ha pubblicato una storia su Instagram per protestare contro il comportamento di alcune persone che si sono fatte il bagno sotto casa sua. Altro che restate a casa, altro che ad un metro di distanza… queste persone si stavano facendo il bagno come se niente fosse sfruttando una splendida giornata di sole in Liguria.

L’attaccante della Sampdoria non è stato l’unico a protestare contro il comportamento delle persone ai tempi del coronavirus, poche ore prima lo aveva fatto Massimo Oddo, ex calciatore di Lazio e Milan.

“Ma io dico,gli operatori sanitari si sacrificano per noi e rischiano il contagio,tanta gente sta morendo ,gli ospedali sono al collasso,molta gente e’ obbligata a lavorare anche per garantire la “nostra sopravvivenza”,e leggo che il problema di tanta gente e’, “se si può andare a correre”.

Ma non rompete i coglioni e state a casa,anche nel rispetto di tutte queste persone!! Solo questo ci chiedono.. #coronavirus #collaborate”.blitzquotidiano.it

MADEIRA (PORTOGALLO) – Nessun danno, solo tanta paura. Come scrive corrieredellosport.it, questa mattina si è registrata una scossa di terremoto a Madeira, in Portogallo, la terra che attualmente sta ospitando la quarantena di Cristiano Ronaldo.

La scossa di magnitudo 3.5 è stata avvertita intorno alle 10 di mattina (ora locale): epicentro a 49 km da Funchal. Ronaldo è tornato in Portogallo per seguire da vicino la riabilitazione della mamma Maria Dolores Aveiro, reduce da un ictus. Non è vero che Cristiano Ronaldo avrebbe in mente di trasformare in ospedali gratuiti gli alberghi di lusso che possiede in Portogallo, per contrastare l’emergenza del Coronavirus.

La notizia, secondo cui CR7 sarebbe stato anche disposto a pagare di tasca propria i medici, era circolata nella tarda serata di ieri, originata da un post su Instagram di Edgar Caires, ex marito di Elma Aveiro, una delle sorelle del fuoriclasse della Juventus.

Caires aveva ripostato quanto apparso sul sito portoghese ‘Arena Desportiva’. Ma il giornale portoghese ‘O Observador’ è riuscito a verificare la cosa con fonti vicine a CR7 e ha ricevuto una smentita.

Poi spiega che, in realtà, tutto è nato dalle parole di Paula Carvalho, presidentessa di un’associazione benefica, ‘Essencia Humana’, che poi ha voluto precisare di essere stata “tratta in errore da un’altra persona”.

Sono seguite le scuse per aver tratto in inganno le varie fonti d’informazione.
Di concreto c’è che Ronaldo continua la propria quarantena in famiglia nella megavilla che possiede sull’isola di Madeira e che ha raccomandato, con un lungo post sui social di venerdì scorso, di seguire le indicazioni igienico-sanitarie per contrastare la pandemia in corso. (fonte ANSA).

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.