Fra calcio e cronaca

L’Italia è il terzo paese al mondo come numero di morti assoluti di coronavirus. Il Covid è più cattivo oppure incide il fatto che siamo un paese anziano?
In Italia ci sono 4 morti di coronavirus ogni 100 casi. Peggio di noi solamente il Messico (10 morti ogni 100 casi) e l’Iran (5 morti ogni 100 casi). Nel nostro Paese, stando a quanto elaborato dall’università americana Johns Hopkins di Baltimora, si hanno circa 4 morti ogni 100 casi scoperti dall’inizio della pandemia.

Gli altri invece registrano numeri nettamente inferiori ai nostri: in Germania su 100 casi positivi l’1,6% non ce la fa (praticamente la metà dell’Italia), la Francia si attesta al 2% mentre in Spagna si raggiunge il 2,8%. Cifre comunque distanti dal nostro 3,8%. Perché da noi più morti assoluti?
Finora da inizio pandemia in Italia ci sono stati oltre 46mila decessi causati dal Covid. Molte di queste persone erano anziane, e forse una delle spiegazioni starebbe proprio qui. Dopo il Giappone siamo il paese più anziano del mondo in relazione al numero di abitanti. Gli anziani, soprattutto i primi mesi di pandemia, erano le vittime più fragili del Covid. Non a caso la nostra media anagrafica dei morti di Coronavirus è di 82 anni.

Diversi studi poi hanno messo in relazione un alto tasso di inquinamento dell’aria con i sintomi più gravi del Covid. Ma questa spiegazione è tutta da verificare. Piuttosto è più veritiera una spiegazione “tecnica”: la difficoltà nel tracciamento dei casi di positività e molte persone che delle regole se ne fregano. Non solo anzianità allora, ecco perché in Italia il virus è più cattivo… (Fonte Il Corriere della Sera).

 

 

Sciopero statali, sciopero generale del pubblico impiego.
Formalmente e ufficialmente indetto dai sindacati di categoria, sciopero fissato per mercoledì 9 dicembre, in mezzo alla settimana e subito a ridosso della festività dell’otto dicembre. Sciopero statali subito calunniato dai maligni come sciopero del maxi ponte che si può realizzare unendo weekend, festivi e sciopero. Una calunnia, del maxi ponte il Pubblico Impiego non ha bisogno.

MAXI PONTE DICEMBRE NON SERVE
Non è lo sciopero del maxi ponte perché il maxi ponte non serve a milioni di statali che si dannano a cercar di lavorare bene in cosiddetto “remoto” e a cui non andare nell’ufficio in cui già non vanno non recherebbe sollievo a solo complicazioni e accumulo di lavoro. I pubblici dipendenti in effettivo e reale smart working non sanno che farsene di un maxi ponte.

Maxi ponte che non serve neanche alle centinaia di migliaia di pubblici dipendenti in no working mascherato da smart. Non serve il maxi ponte a chi di fatto ha interpretato e pratica il lavoro da remoto come esenzione dal lavoro effettivo o almeno dalla sua efficacia. Per coloro che si comportano come in vacanza a tempo indeterminato il maxi ponte non serve.

SCIOPERO STATALI DEL PIATTO RICCO MI CI FICCO
Non è lo sciopero del maxi ponte quello proclamato dai sindacati del Pubblico Impiego. E’ lo sciopero del pensiero lento ma del riflesso pronto. Proclamare uno sciopero generale della macchina Stato in piena pandemia può avere un solo senso, un solo ottuso perché: prenotarsi, mettersi in prima fila per quella che viene intesa come la grande questua intorno ai miliardi della Ue.

Pensiero lento, riflesso pronto. Lento, lentissimo pensare che i miliardi potranno essere distribuiti un tanto a categorie e interessi e chi prima arriva meglio alloggia. Lento, lentissimo pensare che siano miliardi in regalo e in distribuzione per far finta di rendersi digitali e in realtà aumentarsi lo stipendio.

Ma riflesso pronto da parte dei sindacati Pubblico Impiego perché in fondo spartirsi i miliardi Ue per continuare come prima e “ristorarsi” è quel che pensano buona parte delle categorie, settori, interessi. Sciopero quindi del piatto ricco mi ci ficco senza aver né testa per capire né occhi per vedere che, se non cambi tavola, pietanza, posate, commensali e cucina non ci sarà nessun piatto.

MA ANCHE SCIOPERO DA MANCANZA DI CASSA INTEGRAZIONE
Gli statali, i pubblici dipendenti non hanno Cassa Integrazione guadagni, né ordinaria né straordinaria. Nel senso che i loro guadagni, stipendi e retribuzioni non devono essere integrati da nessuna cassa, restano infatti pieni. Pieni e garantiti. Anche se un servizio pubblico va in calo forzato di produzione, la retribuzione del dipendente pubblico resta piena. In Cassa Integrazione ci vanno i dipendenti dei settori privati, cassa integrazione ce n’è più d’una, diciamo in media il 70/80 per cento della retribuzione quella che arriva a fine mese. Per i dipendente pubblici arriva il 100 per cento.

Sciopero contro questa disparità? Ovviamente no. E non è detto che questa disparità non abbia ragion d’essere, non è detto debba essere additata solo e soltanto come condizione privilegiata. Ma non tener conto che questa disparità configura situazione protetta, più protetta dal punto di vista del reddito di ogni altra condizione, è neanche vagamente protervo.

Scioperare nel dicembre 2020, chiedere altra quota parte del denaro pubblico mentre la cassa pubblica letteralmente si svena per dare un po’ di reddito a chi oggi reddito non produce e non può produrre, prenotare per i futuri contratti di categoria una quota parte dei miliardi Ue che non sia mai finiscano in ammodernamento del paese prima che in busta paga è sciopero protervo. Protervo e ottuso.-blitzquotidiano.it

 

Crescono i depositi di soldi in banca da parte degli italiani. Record a Ragusa e al centro Sud, meno nelle grandi città dove pesa anche il costo della vita.
L’economia in crisi per la pandemia Covid, le chiusure delle attività, la cassa integrazione: tutti fattori che hanno portato gli italiani a risparmiare e a mettere i soldi in banca. Nel mese di ottobre la liquidità sui conti correnti è cresciuta di 32 miliardi. Sono 1.700 miliardi nei primi nove mesi del 2020.

I risparmi sui conti correnti delle famiglie sono saliti del 3,4% da gennaio a fine settembre. Questa la conseguenza della crisi economica dovuta al Covid. Ma non è così in tutta Italia.

Al Centro-Sud e in provincia si risparmia di più, mentre al Nord e nelle grandi città i soldi in banca depositati nel 2020 sono di meno. Questo perché la vita costa di più e perché al Nord soprattutto il Covid ha fatto più danni a primavera, mentre al Sud è arrivato dopo.

Dove le famiglie risparmiano di più
In base ai dati della Banca d’Italia sulla raccolta bancaria Il Sole 24 Ore ha mappato i depositi pro capite. Nella classifica di chi ha risparmiato di più al primo posto c’è Ragusa (+14%). Seguono Lucca (11,8%), Sassari (11,7%), Fermo (11,5%) e Bergamo (10,7%). Poi troviamo Teramo (10,6%), Massa Carrara (10,2%), Grosseto (10%) e Modena (10%).

La classifica quindi prosegue con Torino (9,7%), Lecce (9,6%), Siracusa (9,6%), Parma e Trapani rispettivamente con un incremento del 9,4% e del 9,3%. Dopo di loro Latina (8,9%), Palermo (8,9%), Nuoro (8,8%), Pesaro Urbino (8,7%), Catania e Cremona entrambe con un più 8,6%. (Fonte Il Sole 24 Ore).

 

 

Vaccino Covid quando verrà un italiano su sei dirà io no. Studio, sondaggio e cifra forniti da Ipsos.
E non è una sorpresa, è una conferma di quanto studiato, sondato e comunicato già settimane fa: le percentuali sono quelle. Dicono che solo la metà scarsa degli italiani, qui e oggi, è pronta a farsi inoculare il vaccino contro il Covid.

ALTRO CHE NO VAX, QUI C’E’ ODOR DI LEMMING
Lemming piccoli roditori artici col vizio del suicidio di massa, in realtà i lemming non si suicidano gettandosi in mare dalle scogliere in massa. I lemming migrano in massa in cerca di cibo quando cibo scarseggia e ogni migrazione ha le sue vittime accidentali. Ma i lemming passano per suicidi anche se non è vero. Gli umani invece passano per specie con sviluppatissimo istinto di sopravvivenza. Ma anche questo, come quello del suicidio di specie dei lemming, è mito. Nel caso dell’atteggiamento covato e annunciato da parte della popolazione nei confronti del vaccino (dei vaccini) anti Covid c’è un crampo, un mancamento, un affievolirsi dell’istinto di sopravvivenza e una evidente vertigine auto distruttiva.

No Vax? Non solo, non basta a fare 16 per cento che già oggi preventivamente dice no al vaccino, giura che non si vaccinerà. Il sentimento No Vax è stato innervato, irrobustito, perfino inondato. Era il No Vax un lago d’opinione non molto vasto anche se certo non minuscolo. Ora il lago si è trasformato, ha ricevuto le acque in piena di negazionisti della pandemia, riduzionisti della sua gravità, No Mask di opportunità…

Le molte famiglie umane tra loro diverse ma convergenti, le molte famiglie umane che non tollerano, non riescono e non vogliono accettare, che rifiutano, condannano, odiano e vorrebbero mettere al rogo la realtà irrorano i corsi d’acqua che portano al lago No Vax. Fino a farlo diventare grande. Ma non basta, non è solo No Vax.

VACCINO COVID: ALTRO CHE SFIDUCIA, QUI C’E’ ODOR DI MAGIA
I saggi, i prudenti, i comprensivi dicono che il 42 per cento di italiani che non si fidano a vaccinarsi e vogliono aspettare prima di farlo si spiega con la sfiducia verso istituzioni, scienza, governi, medicina. Sfiducia, dicono i saggi, i prudenti e i comprensivi, che istituzioni, governi, scienza e medicina si sono in parte meritati.

E se invece la sfiducia fosse un alibi a copertura di ben altro? E se invece di cittadini sfiduciati, razionalmente sfiduciati, fossero in campo e in azione individui e masse che si sciolgono, svincolano non solo dal pensiero razionale ma anche della struttura e rete relazionale che fanno società? Se insomma la pandemia e soprattutto le reazioni popolari alla pandemia stessero accompagnando e spingendo verso una struttura tribale e magica della conoscenza?

SFIDUCIA, PAROLA MAGICA A GIUSTIFICARE
Sfiducia, si dice, nella scienza. Perché la scienza si contraddice e muta. Si contraddice e muta proprio perché è scienza. Per le verità eterne e immutabili rivolgersi ai Libri sacri, Bibbia o Corano che sia. La scienza è verifica empirica: se i fatti confermano l’ipotesi, bene. Altrimenti si cambia idea. La sfiducia nella scienza è alibi e pretesto. O semplicemente è disguido ed equivoco: la scienza oggi non ci soddisfa perché si vuole che cancelli magicamente la pandemia, risparmiandoci la fatica di viverla.

Sfiducia, si dice, in istituzioni e governi. E come si fa ad aver fiducia in un ceto dirigente e governante ignorante, incompetente, parolaio, teatrante, irresponsabile? Però istituzioni e governi, nazionali e sovra nazionali, stanno letteralmente finanziando la sopravvivenza economica e materiale di tutti noi. Cosa impensabile e neanche pensata, ad esempio, durante la pandemia della cosiddetta spagnola.

E poi come si fa ad aver fiducia in una società civile, in una popolazione organizzata e raccolta in gruppi di interesse, professioni, attività economiche, categorie che tutte, proprio tutte, partono dall’assunto del loro diritto ad essere “ristorate”, risarcite in toto delle perdite? Cosa altro è se non una liturgia del pensiero magico rivendicare il diritto a cavarcela tutti gratis senza rimetterci nulla perché verremo tutti pienamente ristorati? Cosa è se non pensiero magico la ferma convinzione che pandemia impoverisce il pianeta tutto sì, ma da un’altra parte della mia?

Come si fa ad aver fiducia in una società civile dove abbondano gli imprenditori che hanno fatto lavorare i dipendenti facendoseli pagare dalla Cassa Integrazione e dove non sono rarissimi i padroncini tipo quello di Roma che per far lavorare i dipendenti falsifica il suo tampone e quindi li infetta e ne manda uno all’ospedale?

Fiducia in una società civile dove i sindacati giocano allo sciopero in tempo di pandemia? E i sindacati primi a scioperare sono quelli dei più protetti e meno colpiti, i sindacati dei pubblici dipendenti?

Fiducia in una società civile dove il calcio impresa chiede “ristori” cioè soldi pubblici perché non incassa più. Ma calcio impresa si rifiuta di toccare questione stipendi addetti (media 1,2 milioni l’anno). Non solo i calciatori, gli allenatori, i manager, i consulenti, gli staff…Pressante e angosciosa richiesta di soldi pubblici ma stipendi restino privati, privatissimi. Fiducia in una società civile che esprime tifosi di calcio che in massa attendono, pretendono acquisti alla grande alla prossima di mercato, cioè tra neanche due mesi?

Quale fiducia in tutti quelli che hanno fatto pressioni, vincenti, perché ombrelloni e tavoli al ristorante non avessero la distanza prevista e che ripetono come un mantra che le loro attività erano “in sicurezza”?

Fiducia nella mamme che non rinunciano alla festa di compleanno della prole? Fiducia, parola grossa, troppo grossa per noi.

NO VACCINO, QUINDI I MORTI…SFIGATI
C’è un solo filo che lega, raccorda con coerenza gli umori, i sentimenti, i comportamenti promessi di fronte al vaccino anto Covid (quando verrà). Se una popolazione, la nostra, diffida al 42 per cento del vaccino e al 16 per cento lo fugge, teme e maledice e se questa popolazione ha visto finora circa 46 mila morti, diecimila dall’avvio della seconda ondata, settecento e passa ancora ieri, il filo è che questa popolazione ritiene in fondo che a morire siano gli sfigati. Fidarsi di una popolazione così?-blitzquotidiano.it

 

Iva Zanicchi è stata dimessa dall’ospedale dove si trovava ricoverata per il Covid: ad annunciarlo è stato Cristiano Malgioglio, che ha anticipato la cantante.
Iva Zanicchi è guarita dal Covid e pubblica un video su Instagram dall’ospedale di Vimercate, dove era ricoverata, per ringraziare medici e infermieri che l’hanno curata: “Sono uscita dall’ospedale, vado a casa. Volevo ringraziare loro, perché non sono solo eroi, sono PROFESSIONISTI. Fanno dei grandi sacrifici e non si fermano MAI! Vi auguro ogni bene!!!! E grazie anche a tutti voi per i bellissimi messaggi che ho ricevuto in questi giorni. Fate attenzione, un bacio”.

Ad anticipare la bella notizia era stato Cristiano Malgioglio, grande amico della cantante: “La nostra grande Iva Zanicchi è tornata a casa”, ha scritto. È stato lui il primo a rilanciare la notizia tramite il suo profilo Instagram, dove ha pubblicato uno scatto che lo ritrae insieme alla Zanicchi e a Barbara d’Urso durante una puntata del Grande Fratello, del quale i due cantanti erano opinionisti.
Non è chiaro se Iva Zanicchi si sia negativizzata o se debba continuare l’isolamento presso il suo domicilio, quel che è importante è che le sue condizioni di salute siano migliorate. (Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)

 

 

Con una lettera inviata a Vanity Fair, Vasco Rossi ha parlato un po’ di sé, della sua carriera, dei suoi alti e dei suoi bassi.
“Se non sono un sopravvissuto io… Io sono un… Super Vissuto! –dice Vasco Rossi -.

È veramente un brutto periodo. Per tutti. Una catastrofe planetaria che nessuno avrebbe potuto immaginare, sarebbe stato peggio solo se ci avesse colpiti un meteorite!

Nessun sistema sanitario può reggere a lungo in una emergenza del genere. E noi? Dovremo ancora stare chiusi in casa e per noi che abbiamo bisogno di urlare, di cantare, di ‘assembrarci’ è ancora molto lontana la possibilità di fare concerti. Ma sopravviveremo anche a questo”.

Poi il pensiero di Vasco torna alla gioventù:

“Sono sopravvissuto alla noia. Vivendo a Zocca sapevo che da lì bisognava partire perché se sei in pensione ci stai benissimo, ma a 20 anni non c’è niente da fare”.

Arrivarono allora le radio e le prime canzoni:

“Sono sopravvissuto quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate rosse, Lotta Continua e Potere Operaio. Io ero un indiano metropolitano, un uomo anarchico.

Sembravano dei matti quelli che si chiamavano ‘potere operaio’ ed erano studenti, come gli altri che si chiamavano ‘lotta continua’, e poi al pomeriggio tornavano tutti a casa, dai genitori perché erano studenti.

E la loro lotta continua finiva lì. (Che poi, si sa, come sono finiti, tutti a lavorare per i Berlusconi, bene o male)”.

Poi gli anni ’80:

“Quelli più stupidi del secolo, ma anche i più belli e divertenti del rock in italiano sberleffi e provocazioni contro i perbenisti, i moralisti, i furbetti”.

Sopravvivenza anche allora “alla droga e agli eccessi di quegli anni. Ne ho combinate di cazzate, ma le ho anche pagate tutte”.

Negli Anni ’90 arriva l’amore: “Sono riuscito a tenere in piedi quella famiglia! Grazie naturalmente alla Laura che ne è stata l’artefice e una compagna straordinaria.

Abbiamo amato il ‘progetto famiglia’, qualcosa di solido che si costruisce insieme, che va oltre alla passione e si trasforma via via in affetto, amore”.

Gli anni 2000 sono stati faticosi sia per il cuore che per lo spirito:

“Sono andato in depressione gli amici hanno cominciato a morire intorno, Lolli, Massimo, Marietto” e poi “tre malattie mortali, nel 2011, quando sono andato in coma per 3 o 4 volte”. (Fonte: Vanity Fair)

 

Non solo effetti fisici deleteri, il coronavirus colpisce anche il cervello andando ad influire sulle capacità mentali a medio e lungo termine.
La biologa Barbara Gallavotti ospite di Giovanni Floris a DiMartedì su La7 spiega: “Il coronavirus può influire sulle nostre capacità mentali a medio e lungo termine. Questi sintomi sembra che riguardino una persona su venti. E si tratta di individui giovani, tra i 18 e i 49 anni”.

Molti individui dichiarano infatti di lamentare a settimane o anche mesi di distanza dal giorno in cui sono state considerate ufficialmente guarite dal virus, una specie di nebbia mentale. Difficoltà di concentrarsi e di ricordarsi le cose, oltre a una continua stanchezza. Tutto questo farebbe parte di quel tipo di strascischi a breve, medio e anche lungo termine che vengono registrati frequentemente nei guariti dal coronavirus.

Spesso colpiti i giovani
Come reso noto dalla Gallavotti, tra le persone che hanno manifestato la malattia, sembra che questi sintomi interessino una persona su venti, soprattutto in soggetti che non hanno manifestato l’infezione in maniera particolarmente grave. Ma comunque persone che hanno avuto più di un sintomo riconducibile al Covid-19, solitamente almeno quattro. Come per esempio la febbre, la tosse, la difficoltà di respiro o il mal di testa. Spesso si tratta di persone giovani, di età compresa tra i 18 e i 49 anni.

La biologa Barbara Gallavotti quindi poi ha spiegato: “La letalità nella prima ondata è stata pari al 13% dei contagiati. Adesso è tra l’1% e il 2%. Stabilire quale sia il numero delle vittime su tutte le persone contagiate è difficile. Forse 1 su 200″. (Fonti Di Martedì e Il Giornale).

 

Spagna batte Germania 6-0 e si qualifica per la Final Four di Nations League: vittoria storica con tripletta di Ferran Torres.
Una Spagna letteralmente devastante umilia la Germania a Siviglia, nell’ultima partita del girone eliminatorio della Nations League. Nello stadio De la Cartuja finisce 6-0, con 3 gol per tempo della ‘Roja’ che, grazie a questa vittoria, firma il sorpasso in classifica sui tedeschi, qualificandosi per le Finals del torneo dell’Uefa.

Spagna-Germania 6-0: la cronaca della partita
Alvaro Morata apre la strada al successo delle ‘Furie Rosse’ (non segnava con la maglia della Nazionale da poco più di un anno). Poi Ferran Torres e Rodri fanno prendere alla partita una piega ben definitiva. I tedeschi di Joachim Loew non sembrano assolutamente non in grado di opporre resistenza agli avversari.

Nella ripresa, a completare il ‘set’ tennistico ci pensano ancora Ferran Torres, con altre due reti, e Oyarzabal. Una vittoria esaltante per la Spagna, una disfatta storica per i tedeschi.

Unica nota stonata di una serata da incorniciate l’infortunio muscolare occorso a Sergio Ramos, che è uscito dal campo dopo 43′ di gioco: è assai complicato che il capitano del Real Madrid possa essere al proprio posto a fine mese in Champions nella sfida contro l’Inter a Milano.

Le altre partite di Nations League
Nelle altre partite della serata la Francia, già qualificata alle finali, supera in rimonta la Svezia per 4-2, con doppietta di Giroud. Il Portogallo – con CR7 in campo, e a secco, per quasi un’ora – vince 3-2 in Croazia. Il Montenegro vince il Gruppo 1 della Lega C, battendo 4-0 Cipro. Pari per i due ct italiani in campo oggi: Malta di Devis Mangia non va oltre l’1-1 con le Isole Far Oer, mentre l’Azerbaijan di Gianni De Biasi viene inchiodato sullo 0-0 in trasferta dal Lussemburgo. (Fonti: Ansa e YouTube)

 

Al Milan ora c’è il rebus allenatore: dopo Stefano Pioli infatti anche il vice Giacomo Murelli è risultato positivo al coronavirus.
Pioli positivo, il vice Murelli anche. E ora? Chi andrà in panchina al San Paolo per la partita del Milan contro il Napoli? Per La Gazzetta dello Sport a guidare il Milan ci sarà Daniele Bonera: “Fuori i secondi, dentro i terzi, toccherà quindi a Daniele Bonera fare il sostituto… del sostituto.

L’ex difensore rossonero fa parte dello staff tecnico di Pioli ed è in possesso del patentino Uefa Pro. A meno di sorprese guiderà lui l’attuale capolista contro Gattuso.

Il coronavirus quindi complica la situazione in casa Milan a pochi giorni dalla trasferta di domenica a Napoli. Dopo l’allenatore Stefano Pioli, è risultato positivo anche il suo vice, Giacomo Murelli.

E ora resta da capire chi andrà in panchina e come verrà organizzata la gestione degli allenamenti a Milanello con i collaboratori tecnici, Daniele Bonera (che da poco ha superato il Master Uefa Pro) e Davide Lucarelli.

La nota del Milan
Lo ha annunciato il Milan con una nota: “AC Milan comunica che Giacomo Murelli, in isolamento da sabato dopo il riscontro della positività di Stefano Pioli, è risultato lievemente positivo a un primo test effettuato domenica, positività confermata ieri da un secondo tampone molecolare. Murelli sta bene e proseguirà la quarantena a domicilio”. (Fonte La Gazzetta dello Sport).

 

Anche il mondo del calcio colpito dalla crisi a causa del Covid. C’è chi chiede ristori ma allo stesso tempo non vuole tagliare gli stipendi. E invece dovrà farlo…
Conti in rosso, niente pubblico: il calcio chiede ristori. Lo fa per bocca del presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino e per quella anche di Beppe Marotta dell’Inter. Chiede aiuto allo Stato, soldi pubblici per salvare il mondo del pallone e i conti delle società in rosso.

Chiede soldi ma non vuole toccare gli stipendi. Quando si parla di stipendi nel mondo del calcio chissà perché si pensa sempre e solo a quelli dei calciatori. Ma ci sono anche allenatori, dirigenti, addetti stampa, preparatori… Fino ai magazzinieri insomma. Eppure toccare e tagliare gli stipendi andrà fatto, è l’unica soluzione per salvare le società dai debiti e dai conti in rosso.

Il calcio come azienda. Calciatori in cassa integrazione?
Chiedere i soldi, anzi i ristori, allo Stato, fa del calcio un’azienda. E di fatto le società di calcio questo sono, delle aziende. Ma le aziende in crisi tagliano il personale, mettono i dipendenti in cassa integrazione così che una parte degli stipendi se li accolla lo Stato. Il calcio lo farà? Impossibile.

Ecco perché la richiesta di ristori è a senso unico. Aiutateci, noi non possiamo fare niente. Quando invece qualcosa si potrebbe fare eccome. Per prima cosa appunto tagliare gli stipendi dei calciatori, ma anche dei dirigenti e tanti altri, perché se una cosa è certa è che nel calcio girano parecchi soldi, molti dei quali servono a coprire gli ingaggi.

Finora di tagliare gli stipendi, ovvero quella che sembra l’ipotesi e la soluzione più ovvia, non se ne parla. Guardate per esempio cosa sta succedendo al Barcellona, dove i calciatori hanno rifiutato di tagliarsi lo stipendio per far quadrare i conti in rosso della società. Eppure anche non volendo è una cosa che andrà fatta prima o poi. Più facile e redditizio piuttosto che ricevere soldi dallo Stato… -blitzquotidiano.it-

 

L’ex calciatore Christian Obodo è stato rapito, di nuovo. Tutto è avvenuto lo scorso weekend a Warri, in Nigeria.
Christian Obodo, 36 anni, ex centrocampista delle Super Eagles ma anche di diverse squadre italiane come Perugia, Fiorentina, Udinese, Torino e Lecce, è stato rapito da alcuni uomini armati e incappucciati, mentre era con la sua ragazza.

Per fortuna si è trattato di un rapimento lampo e alla fine Obodo è stato rilasciato senza neanche il pagamento di un riscatto.

Obodo in una intervista telefonica all’emittente locale Brila Fm ha rivelato di essere stato rapito e tenuto nel bagagliaio della macchina per quattro ore e poi portato in una foresta.

Non è stato chiesto nessun riscatto, ma è stato rilasciato dopo essere derubato del denaro che aveva prelevato poco prima da un bancomat:

“È stata una situazione spiacevole – racconta Obodo – Essere richiuso per quattro ore nel bagagliaio di una macchina e al caldo.

I rapitori mi hanno persino detto di come hanno perso soldi alle scommesse sulla partita della Nigeria.

Non mi hanno fatto male né minacciato ma non capisco perché qualcuno voglia sempre farmi vivere situazioni del genere”.

Non è la prima volta che l’ex calciatore resta vittima di un rapimento.

La prima volta avvenne nel 2012 quando Obodo venne liberato da un blitz delle forze di polizia. (Fonte: umbria24.it)

 

 

La fumata bianca non c’è stata: il tampone di Dzeko è risultato debolmente positivo. Carica virale bassa, ma che c’è ancora.

Nelle prossime ore il bosniaco verrà sottoposto a nuovo test e la speranza è che possa essersi negativizzato così da poter sostenere la visita d’idoneità e successivamente il ritorno a Trigoria per provare a essere in panchina domenica per Roma-Parma. (ANSA).

 

Comunicato ufficiale della SSC Napoli: “In seguito ai tamponi effettuati questa mattina al gruppo squadra della Nazionale albanese è emersa la positività al Covid-19 di Elseid Hysaj. Il calciatore osserverà il periodo di isolamento in Albania”.-tuttonapoli.net-

 

Nel suo editoriale per La Gazzetta dello Sport, il giornalista Alessandro Vocalelli parla di serie candidate allo scudetto Roma e Napoli per i seguenti motivi: “Napoli e Roma sono due squadre equilibratissime, con una qualità media molto alta. Difesa, centrocampo e attacco – e il discorso vale sia per il Napoli che per la Roma – non hanno particolari scompensi, non c’è un picco di qualità in una zona del campo e un’evidente lacuna in un’altra. E i due allenatori, con uno stile solo apparentemente diverso, hanno saputo amalgamare il tutto. Sembra un duro Gattuso, capace nel privato di slanci di sincera amicizia anche con i calciatori. Sembra un mite Fonseca, con momenti di estrema severità nel privato con i calciatori. È a loro che si affidano Napoli e Roma, con due società che in estate – parere anche qui personalissimo – hanno però vinto due Oscar. Del miglior acquisto probabilmente la Roma, capace di portare in Italia un campione assoluto come Pedro, passato un po’ inosservato nell’estate del cambio di proprietà. Come l’Oscar della migliore mancata cessione va invece al Napoli, perché Koulibaly vale come l’ingaggio di un top player: e la sua permanenza forse non è stata celebrata abbastanza. Attenzione, dunque. Perché il campionato riparte e le carte al tavolo più importante sono ancora tutte coperte”.-tuttonapoli.net-

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.