Cronaca e Calcio

Gattuso non vuole rinunciare a Piotr Zielinski, è il perno del suo centrocampo, ne ha parlato a lungo l’allenatore con De Laurentiis nell’incontro della scorsa settimana. Per questo motivo il patron azzurro ha intenzione di rinnovare il suo contratto entro fine stagione, convocando il polacco a breve per definire il tutto.

L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport fa sapere che il napoli ha proposto ingaggio da 2,5 milioni con clausola da 100 milioni, lui vorrebbe eliminarla o abbassarla a 80 milioni con 2 milioni in più di ingaggio da spalmare nei quattro anni. Ipotesi, questa, che potrebbe rappresentare il punto d’incontro definitivo. Per un rinnovo che ormai si avvicina. -tuttonapoli.net-

 

Tante ipotesi per Barcellona-Napoli, partita prevista per mercoledì prossimo ma che difficilmente si giocherà al Camp Nou. L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport fa sapere che l’idea potrebbe essere quella di risolvere tutto in una partita secca a porte chiuse su un campo neutro che verrà deciso dalla Uefa. Spunta anche la data: giovedì 19 marzo. Chi vince va ai quarti di finale. Una domanda sorge spontanea: si annulla l’andata o si riparte dall’1-1 del San Paolo? Il quotidiano aggiunge che questa ipotesi, che vale per le italiane impegnate in Europa League, può essere fatta anche per la gara degli azzurri. Ma i dubbi, che sono tanti, restano. -tuttonapoli.net-

 

Sembrava tutto pronto per il definitivo sorpasso, dopo la rete al Barcellona ne serviva un’altra per ritrovarsi da solo, in vetta, tra i bomber azzurri, il più prolifico dei calciatori nella storia del Napoli. Eppure quanto bisognerà ancora aspettare, oggi, per un gol, è difficile prevederlo. Qualche settimana fa, pensando all’arrivo della primavera, tutti avrebbero scommesso che quel traguardo il belga l’avrebbe già tagliato. Nessuno poteva sospettare ciò che poi è accaduto. Il calcio si è fermato, rischia di saltare anche Barcellona-Napoli, sarebbe la terza partita “sospesa” dopo quelle con Inter e Verona. Almeno un gol, Mertens, lo avrebbe realizzato. Magari proprio al Camp Nou. Sarebbe stato speciale. Invece resta fermo a 121, proprio come Hamsik, al quale fa virtualmente compagnia in questi giorni difficili. In attesa di riprendere a correre per una rete speciale. In questo periodo il suo e il nostro pensiero è rivolto ad altro, il calcio è passato in secondo piano, eppure certe statistiche restano, così come i traguardi. Ad un passo eppure ancora distanti. Come le persone ai tempi del coronavirus. tuttonapoli.net

 

Daniele Rugani è risultato positivo al Coronavirus-COVID-19 ed è attualmente asintomatico. Lo ha riferito la Juventus con una nota ufficiale sul proprio sito: il club bianconero, fa sapere, sta attivando in queste ore tutte le procedure di isolamento previste dalla normativa, compreso il censimento di quanti hanno avuto contatti con lui. Si tratta del primo caso in Serie A. tuttonapoli.net

 

Il direttore Mario Sconcerti è intervenuto ai microfoni di Tmw Radio in merito al delicato momento che sta attraversando il nostro paese per via dell’Emergenza Coronavirus: “Credo si debba trovare una data alternativa per Euro 2020. E poi chi si prenderebbe la responsabilità di farlo comunque? la soluzione migliore sarebbe giocarlo a cavallo tra dicembre e gennaio, allungando i campionati a giugno, sempre a porte chiuse”.

BLOCCO – “Ogni giorno cambiano le prospettive. Il calcio va bloccato, come si sta bloccando tutto. Vedremo cosa accadrà negli altri Paesi, perché ci sono soluzioni diverse. La Germania sta chiudendo pochissimo, mentre la Francia si sta avvicinando alle nostre decisioni. Negli Usa il presidente sta sottovalutando tutto”.

EUROPA LEAGUE RINVIATA – “Se lo fai qui, devi farlo anche in Champions. Io però mi aspetto che parli l’Unione Europea. Da a noi è stato il Governo a fare tutto. Spero che l’Ue intervenga. E’ vero che la Sanità è di competenza delle singole Nazioni, ma quando si parla di competizioni europei, deve intervenire l’Istituzione europea. E’ a rischio l’Europa così. Non può essere solo una questione di affari”.tuttonapoli.net

 

Paris Saint Germain e Atletico Madrid passano ai quarti di Champions. I parigini sfatando il tabù-ottavi, dove cadevano da tre stagioni di fila, grazie ad un netto 2-0 sul Borussia Dortmund; i ‘colcioneros’ andando addirittura a bissare il successo dell’andata con un 2-3 in rimonta maturato nei supplementari, dopo aver sofferto tantissimo per gran parte dell’incontro. Merito di Jan Oblak, numero 1 dei madrileni, autore di almeno sei parate decisive, se l’Atletico avanza. E di Marcos Llorente, autore di una doppietta, venendo dalla panchina.
Nel primo tempo due grandi parate di Oblak (su tiri Chamberlain e Firmino) tengono a galla l’Atletico a Liverpool.
Fino al 43′, quando Wijnaldum schiaccia di testa in porta un cross dalla destra. Vantaggio meritato perché i detentori del trofeo tengono l’iniziativa per lunghi tratti, schiacciando gli spagnoli della loro metà campo. Copione che si ripete ad inizio ripresa. Oblak ancora fa da diga, fermando le conclusioni di Mané, Chamberlain e Firmino. Senza le parate del portiere sloveno per l’Atletico sarebbe notte fonda. Simeone toglie Diego Costa, per inserire Llorente. Liverpool sfortunato al 21′, quando Robertson, di testa, coglie la traversa. Si va ai supplementari e il Liverpool va sul 2-0 grazie a Firmino. Ma l’uno-due di Lorente ribalta tutto e a poco dalla fine Morata realizza la terza rete.
A Parigi, in un Parco dei Principi senza pubblico per timore del coronavirus, il tecnico Thomas Tuchel sceglie di far partire dalla panchina Kylian Mbappé. L’attaccante non ha il coronavirus, ma i postumi dell’influenza si fanno sentire.
Attacco affidato a Sarabia e Cavani. L’uruguaiano parte per la prima volta titolare in Champions. L’infortunio di Thiago Silva porta Marquinhos al centro della difesa. Il Psg sblocca il risultato al 28′, quando Neymar devia di testa alle spalle di Burki un angolo battuto da Di Maria. E nel recupero si porta sul 2-0 con un sinistro di Bernat, servito da Sarabia. Nella ripresa il Psg controlla il gioco per conservare il risultato che gli permette di proseguire il cammino. Al 21′ entra Mbappé prende il posto di Sarabia. Emre è Can espulso all’89’, dopo un testa a testa con Neymar. Il PSG è ai quarti, mentre i suoi tifosi festeggiano all’esterno dello stadio. ANSA

 

ROMA – Coronavirus, posso fare due passi fuori casa? La passeggiata per andare a prendere aria la posso fare? Se vado fuori a piedi posso farlo senza restrizioni e controlli? Se porto con me il cane possiamo passeggiare insieme? Ciascuno di noi privatamente pone e riceve decine di domande di questo tipo. Molte di queste domande più o meno consciamente contengono ed espongono la ricerca di cavilli che eludano la regola ed eccezioni alla regola a misura di chi pone la domanda.

Persiste un atteggiamento per cui chi ha dettato le regole è il governo, il prefetto, l’autorità. Quindi ci si adegua ma…Ci si adegua ma si cerca di porre la domanda che scova l’eccezione che ci autorizza a dribblare la regola. Stare a casa il più possibile, uscire sostanzialmente solo per procurarsi il cibo. Cosa c’ da capire, quale parte della frase non è chiara? Eppure…Ecco come stanno le cose, ce l’ha detto il dottore prima ancora che il governo.

Si può uscire di casa per lavoro. Ma non per un lavoro qualsiasi. Molte attività sono ferme o chiuse. Quindi non si può o non si deve uscire di casa con il lavoro come scusa. Dichiarare un semplice “sto andando al lavoro” non vale. Non vale non solo di fronte al Decreto e alla legge eccezionale vigente. Non vale dal punto di vista sanitario, non vale verso la propria salute e quella del prossimo. Si può uscire di casa per andare a svolgere una attività lavorativa, un lavoro di quelli oggi in funzione, aperti ed utili. Il lavoro non è una scusa da esibire ad un eventuale controllo. Non si può e non si deve uscire usando la scusa del lavoro quando quel lavoro è sospeso, chiuso o svolto in forme che non richiedono spostamenti da e verso il luogo del lavoro.

Si può uscire di casa per motivi di salute, tipo andare dal medico o andare ad effettuare esami ed analisi (le altre malattie, acciacchi, patologie non sono sparite). Ma bisogna poterlo documentare che si ha quell’appuntamento. Non vale un generico vado dal medico.

Si può uscire da casa per motivi di necessità. Primo tra tutti tra i motivi di necessità: fare la spesa, procurarsi il cibo. Ce ne possono essere altri, non molti, di motivi di necessità. Andare in farmacia, ovviamente. Ma anche procurare ilo cibo all’animale domestico. O anche andare a comprare dal ferramenta (restano aperti) il pezzo della lavatrice che non funziona più…I motivi di necessità sono quelli legati alla sopravvivenza quotidiana, in casa.

Si può andare a fare una passeggiata? Se è per prendere aria, per fare due e quattro passi, senza una meta e un motivo preciso, la risposta è No, non si può. Cioè a rigor di legge si può ma è sconsigliato. Senza meta (ad esempio il supermercato) o motivo preciso (anche accompagnare il cane ai suoi bisogni), una passeggiata per passeggiare è sconsigliata e l’autorità può chiederne conto a chi la fa.

L’esempio del cane è adatto a spiegare: portare il cane a fare i suoi bisogni si può, ma usare il cane come salvacondotto per farsi un paio di chilometri fono e dentro al parco no, non si può. Quindi camminare a piedi intorno casa ovviamente si può, passeggiare per la città no.

Si può uscire di casa senza il pezzo di carta della cosiddetta autocertificazione? Ovviamente sì. Se controllati, si spiegherà all’autorità perché si è fuori e si compilerà lì per lì il modulo di autocertificazione. Non è obbligatorio averlo sempre in tasca e non è un passaporto per andare sempre e comunque dovunque. E’ una dichiarazione che si rende alla autorità, una dichiarazione basata sulla fiducia e sulla responsabilità. Chi fa a fregare lo Stato, il governo, il poliziotto, il dottore fa a fregare il prossimo e se stesso.

Stare a casa, il più possibile. Uscire solo per fare la spesa e poco più. Stare a casa e far stare a casa. Troppe domande a cercare di erodere, sminuzzare questo macigno soffocante sulla nostra vita, Domande ingenue e insieme truccate, la risposta è state a casa, senza cercare cavilli o scorciatoie per svicolare.blitzquotidiano.it

 

ERCOLANO (NAPOLI) – Giovani in gruppo. Ancora adesso, nonostante tutti i decreti, ormai quasi quotidiani, del presidente del Consiglio, che dicono che no, non si può uscire di casa se non per reali necessità come fare la spesa (vicino a casa) o andare al lavoro. Ma i giovani, complici anche le rassicurazioni di certe autorità, pensano di essere invincibili, e quindi se ne fregano.

E così ad Ercolano (Napoli) nella tarda serata di mercoledì 11 marzo la polizia ha fermato un gruppo di giovani che, nonostante gli inviti e i divieti, continuavano a fare assembramento, a stare vicini, a non rispettare il metro minimo di distanza stabilito per legge. Gli agenti sono intervenuti nel corso dei controlli disposti sul territorio proprio per verificare il rispetto delle misure del decreto Conte, e sono intervenuti in via Pugliano dove nei pressi della Basilica un gruppo di giovani faceva assembramento. Gli agenti hanno invitato tutti a rientrare nelle proprie case e subito il gruppo si è sciolto. Il video che riprende la scena è stato postato sul gruppo Facebook “Sei di Ercolano se…”. (Fonte: Ansa)

 

ROMA – Dice di fare proposte e non opposizione, ma per Matteo Salvini l’ultimo decreto emergenziale del governo è pieno di falle, incompleto, non risolutivo. Troppe le eccezioni, troppe le deroghe: “Ho letto il decreto tutta la notte, non basta: leggo che possono rimanere aperti ferramenta, lavanderie, profumerie e tabaccherie. C’è la metro a Milano affollata. Le cose o si fanno o non si fanno. Le aziende di interesse nazionale restino aperte, quello che non lo sono, come la profumeria e la lavanderia, si fermino”, ha dichiarato dai microfoni di Radio 24.

Il leader della Lega è il più strenuo tra i politici a chiedere una stretta totale, 15 giorni di stop forzato per verificare se le misure funzionano, se davvero sono riuscite a contenere il contagio. “I medici chiedono di chiudere tutto ciò che non è strategico. I tabaccai non sono strategici. Il decreto non è completo. Gli operai sono in rivolta, si chiedono: ‘Ma noi siamo cittadini di serie B?’”. Lo “I tabaccai non sono strategici”, ha aggiunto.

“Oggi faremo altre proposte: sul decreto serve più rigore. Darei le mascherine prima ai poliziotti invece di mandarle nelle carceri”.

A Telelombardia, Salvini ha rivendicato la linea del chiudere tutto applicata nella regione epicentro del virus. “Il Governo ha capito che in Lombardia non eravamo mezzi matti e avevamo paure ingiustificate. Detto questo, quando vai a leggere il decreto ti fai delle domande, perché qualcuno sì e qualcuno no? L’impressione di molti questa mattina è che ci siano lavoratori di seria A e lavoratori di serie B”. (fonte Ansa)

 

ROMA – Si ferma anche la NBA. L’NBA ha sospeso la stagione del campionato di basket nordamericano, dopo che un giocatore degli Utah Jazz è risultato positivo al coronavirus.

Il risultato del test è stato reso noto poco prima dell’inizio della partita di Utah contro i Thunder a Oklahoma City, bruscamente posticipata. L’Nba ha detto che il giocatore interessato non si trovava nell’arena ed era assistito da personale sanitario.“Sospendiamo i match dopo la conclusione di quelli di stasera, fino a nuovo avviso”, hanno comunicato ieri sera, mercoledì 11 marzo, i vertici dell’Nba. I Jazz si sono rifiutati di fare il nome del giocatore trovato positivo, ma secondo Mike Malone allenatore dei Denver Nuggets si tratterebbe del francese Rudy Gobert.

Fonte: Ansa.

 

LIVERPOOL (INGHILTERRA) – La caduta dei campioni d’Europa in carica. Il Liverpool ha perso 3-2 in casa contro l’Atletico Madrid, dopo i tempi supplementari, ed è stato eliminato agli ottavi di finale di Champions League.

I Reds hanno disputato una Premier League straordinaria ma in Europa hanno deluso e non sono riusciti a difendere il titolo conquistato un anno fa.
Eppure la squadra di Klopp aveva brillato nei tempi regolamentari ed aveva chiuso i primi novanta minuti di gioco sul risultato di uno a zero, rete di Wjnaldum, con tante occasione da gol non sfruttate che avrebbero potuto regalarle la qualificazione ai quarti.

Anche i supplementari erano iniziati nel migliore dei modi con Firmino che aveva portato i Reds sul due a zero ma poi sono iniziati i problemi in fase difensiva…

Llorente ha avviato la rimonta con un gran destro da fuori area di rigore al 97′, poi lo stesso calciatore dell’Atletico Madrid ha segnato la doppietta su assist di Morata a fine primo tempo supplementare gelando Anfield.

Nel secondo tempo supplementare, il Liverpool si è spinto in avanti alla ricerca dei gol qualificazione ma è l’Atletico a chiudere il conto in contropiede sul definitivo 3-2 grazie ad un gol di Morata su assist di uno scatenato Llorente.

L’Atletico si riprende i quarti di finale di Champions League dopo che lo scorso anno era stato rimontato ed eliminato dalla Juventus di Cristiano Ronaldo. Flop clamoroso per il Liverpool di Klopp. blitzquotidiano.it

 

Coronavirus a Genova: chiuso anche il mare, vietato tuffarsi. Nella città deserta e rarefatta raggiungo il mare, che sembra l’unico orizzonte libero dalle restrizioni, dai divieti.

Mai come oggi sembra un orizzonte aperto, salubre, senza rischi, se non quello delle sue onde quando sono pericolose, delle sue correnti, quando ti spingono al largo, magari delle meduse urticanti, quando improvvisamente lo riempiono.E’ il mio habitat, è la mia terapia, soprattutto d’inverno, quando la sua temperatura scende e i tuffi nella sua acqua a 11,12,13 gradi sono il mio benessere, la mia salute, la mia adrenalina, di cui mi nutro da anni e anni in uno scenario di libertà che si condivide in pochi, ma che è di una bellezza impareggiabile.

Nuoti protetto solo da una cuffia in testa e dai tuoi occhialini e contempli il cielo, l’onda che ti segue, la tua città distesa oltre la spiaggia, dalla quale i rari, rarissimi frequentatori del mare invernale ti guardano come un ufo, uno un po’ matto che sfida l’ignoto di una temperatura per te rassicurante, rinforzante, per gli altri insopportabile.

Nei giorni delle restrizioni totali, della zona rossa per cui si cercano di evitare anche i rari passanti nelle strade, in cui si fa la fila per entrare in un negozio a debita distanza dal tuo vicino, in cui non fai che disinfettarti e detergerti, cosa ci sarebbe di più sicuro del tuo mare, in cui nuoti da solo, in compagnia di qualche pesce guizzante sul fondo, della tua spiaggia dove non esiste la possibilità di alcun assembramento. Anzi.

Provi da tempo l’imbattibile fascino di quella solitudine al sole, prima di tuffarti, il silenzio rotto solo dal vento, se c’è, dal rumore delle onde se il mare le alza, grandi o piccole come possono essere.

E in quel silenzio poi nuoti, con la respirazione che si adegua alla temperatura alla quale è sceso il tuo corpo dopo pochi minuti dall’immersione. Nuoti, respiri, alzi la bracciata, giri lo sguardo in basso verso il fondo, poi lo alzi per respirare e il sole ti scalda, anche se è il sole d’inverno, più basso sulla linea dell’orizzonte, in qualche modo più amico, più protettivo.

E quando mezz’ora, quaranta minuti dopo, esci, sorgi da quell’acqua frizzante, salata, è come se ti avessero ricaricato da cima a fondo, ogni muscolo è come teso, ogni energia è recuperata e magari il vento che ti sferza, la tramontana a raffica che scende dai monti o anche lo scirocco un po’ più “carico” che arriva dal largo, ti fanno un baffo.

Ti senti un leone, imbattibile. Pronto a affrontare qualsiasi difficoltà, anche i tempi cupi che viviamo, anche quel maledetto coronavirus che sta cambiando la vita di tutti.

Ma oggi tutto questo non si può fare. Nella Genova rattrappita dalla paura, dalle necessarie “misure di contenimento”, dal comandamento “stai a casa”, anche il mare è chiuso. Da un cancello sbarrato, dagli ordini del Governo che si possono interpretare fino a questo punto nel modo più pedissequo o magari con una intelligente flessibilità.

 

Le spiagge invernali, luoghi semideserti, dove un assembramento è impossibile, dove i contatti umani, la distanza, sono misurati da decine di metri di spazio, diventano off limits. Che il maledetto virus possa arrivare anche qua, immergersi nelle onde, colpirti tra una bracciata e l’altra?

Non ci credo, ma mi rassegno: il mare resta vietato non si sa fino a quando dallo scrupolo di gestori ligi e rigorosi. Mi rivolto verso la città, dove il traffico è rarefatto ancora di più, un giorno dopo l’altro, sotto un cielo azzurro di fronte a quell’orizzonte blu del mare e delle onde.

Certo: nell’ultima domenica ha fatto scandalo la spiaggia pubblica di quella cartolina genovese che è Boccadasse, il borgo icona, della costa zeneise. Era gremita come nei giorni dell’estate ruggente, brulicava di un pubblico fitto e steso al sole, sulle pietre di quella piccola spiaggia, alla faccia di ogni raccomandazione per tenere la distanza gli uni dagli altri.

Era la domenica della grande fuga verso la Liguria, le sue spiagge, le sue coste, il suo sole, un clima più dolce, il cielo azzurro così diverso da quello grigio basso della Lombardia e del Piemonte vicini e confinanti, schiacciati dall’epidemia, mezzi chiusi dalle zone rosse, con l’incombente diktat che sarebbe arrivato nella serata più difficile della nostra storia recente: l’Italia chiusa, l’Italia dello “stiamo tutti a casa”.

A Sanremo, città dei fiori, del mare, della spiaggia, della musica, erano arrivati in diecimila dal Nord lombardo e piemontese, in provincia di Imperia, propagandata con le sue tremila ore di sole, altre migliaia e code infinite di traffico.

In barba alle autostrade spezzate dai lavori, dai viadotti interrotti, dalle gallerie cadenti e pericolose, si erano distese tra quelle Regioni assediate già dal coronavirus e l’oasi ligure, non del tutto indenne dai contagi, ma così a portata di automobile, un viaggio di qualche ora, il senso della libertà, del sole, del mare, della natura amica e, in più per tanti, la seconda casa, il rifugio perfetto, l’esilio dorato, il paese amico dal quale sopportare.

Come in un piccolo paradiso un tempo così difficile nella città, chiusa, recintata e le notizie cupe rimbombanti ossessivamente del contagio che si allarga, degli ospedali al collasso, delle sale di terapia intensiva allo stremo di letti disponibili, i medici e gli infermieri eroi in una trincea da guerra, gli infettivologi e i virologi a tempestare di informazioni spesso contraddittorie, in una altalena tra catastrofismo e ottimismo, durante trasmissioni tv martellanti, ripetitive.

Era stata una domenica di grande inganno, forse di molti sotterfugi, con il mare come una grande calamita. Il mio mare, quello che uso da tanto tempo in solitario quasi perfetto, in un silenzio taumaturgico, in un rapporto quasi esclusivo, che mi sono sempre chiesto perché non intrattenuto da altri che potrebbero beneficiarne, gratis e con grandi vantaggi di spirito e di salute.

Ma la paura del contagio ora lo vieta anche a me.blitzquotidiano.it

“La pace sia con voi, ma non scambiatevi un segno… è meglio essere prudenti in questi giorni”, dice dall’altare padre Gabriele, frate cappuccino del Convento del Padre Santo, mentre conclude la sua messa di mezzogiorno in quella deliziosa chiesetta sopra la piazza centrale di Corvetto, cuore di Genova, dove è custodita in una teca di vetro la salma santa, appunto, del Padre Santo, al secolo padre Francesco da Camporosso, davanti al quale i fedeli vanno a inginocchiarsi incessantemente in un altare laterale. Un angolo di Medio Evo, fra sassi e alberi secolari, a pochi metri dal traffico caotico nella piazza simbolo di Genova.

Incominciava così a Genova la quarantena della Chiesa, delle Messe, dei riti religiosi, perfino tre giorni prima che esplodesse il caso di Alassio con la prima contagiata in Liguria, il caso che legittima la Grande Serrata, dalle scuole, ai musei, ai luoghi pubblici e, quindi, anche alle chiese.Chissà cosa penserà dall’alto dei cieli questo Padre Santo, che aveva dedicato la sua vita ai poveri, sfamato i suoi fratelli più deboli, davanti alla raccomandazione un po’ imbarazzata del suo confratello del terzo Millennio e, soprattutto, cosa penserà del fatto che poche ore dopo il suo Convento decide di chiudere anche le porte del refettorio alla processione di sventurati, affamati, senza dimora che si mettono in fila per avere un tozzo di pane, un piatto di pasta.

Gente che arriva da ovunque, sopratutto immigrati dall’Est europeo senza lavoro e casa, africani neri come la pece, anche qualche orientale, e tanti italiani spinti alla miseria più nera e disperata, mescolati a tutti dignitosamente in attesa, in un corteo che sembra la torre di Babele e che ora le misure drastiche per combattere la diffusione del coronavirus respingono da quell’approdo sicuro che voleva dire sfamarsi almeno una volta al giorno, che voleva dire non solo pane, ma un minimo di solidarietà umana, un po’ di calore nel refettorio del Convento, mezz’ora di convivialità al coperto.

Padre Gabriele nella domenica che culminerà con i decreti regionali di chiusura delle scuole e di tutte le attività pubbliche in questa regione della Liguria, dove accanto al primo caso di contagio ad Alassio di una settantenne di Codogno, venuta a svernare in Riviera, poi seguiranno altri 15 ospiti dello stesso albergo rivierasco dal nome oggi beffardo “Al Mare e “Bel sit”, apre forse senza saperlo la linea della fermezza anche nella Chiesa con un gesto, un atto che non ha precedenti nella storia millenaria della Chiesa.

Quando il presidente della Regione Giovanni Toti in serata vara quel decreto accanto a lui ci sarà anche monsignor Grilli, portavoce della Curia genovese e direttore dello storico settimanale cattolico “Il Cittadino,” che con voce un po’ flebile di fronte all’enormità dell’annuncio, spiegherà che per una settimana non si celebreranno più messe nella Diocesi di Genova e ai funerali e ai matrimoni non potranno partecipare che i parenti stretti. La decisione e di tutti i vescovi liguri e blocca tutta la Regione.

La Chiesa si ferma davanti al virus che spaventa e terrorizza, chiude alle celebrazioni rituali, festose come i matrimoni e tristi come i funerali, non chiude le porte, come è avvenuto al Duomo di Milano o alla Basilica di san Marco a Venezia, ma annulla i riti collettivi.

E mercoledì, che è il giorno delle Ceneri nella liturgia cattolica, con l’imposizione ai fedeli della polvere per ricordare l’inizio della Quaresima, la pronuncia della frase “Memento pulvis eris et in pulverem reverteris”, “Ricordati che eri polvere e polvere ritornerai”, non risuona nelle chiese di Genova per la prima volta nella storia.

Ma questa quarantena che lascia solo spiragli in qualche portone del centro storico e autorizza la chiusura di molte chiese, già in difficoltà per mancanza di preti, suscita reazioni proprio tra i sacerdoti più giovani o tra quelli di frontiera, per i quali celebrare è anche un modo di essere presenti nella società sempre più secolarizzata. Così don Valentino Porcile, parroco a Sturla, uno dei più battaglieri, celebra lo stesso la messa senza fedeli, come fosse una partita di calcio a porte chiuse, ma piazza sull’altare il suo telefonino, che inquadri il calice e il vangelo e fa una diretta streaming del suo rito, con tanto di omelia in diretta.

E don Fischer, noto come il prete disk jokey, uno dei più fantasiosi e comunicativi, grazie a una radio dove si prega si canta e si celebra, imita il suo confratello e celebra via streaming.

 

Don Giacomo Martino responsabile dei Migrantes, uno dei preti di frontiera della chiesa genovese, che si gestisce comunità con centinaia se non migliaia di immigrati, nel grande ricovero di Coronata sulle alture di Cornigliano, da qualche mese anche parroco della chiesa di san Tommaso, sopra la stazione di Principe, ha dichiarato che lui ha un piano B dopo l’ordinanza dei vescovi, che hanno stoppato le messe: ogni sera alle 18,30 celebra via streaming e non solo per i suoi 300 followers. Questo prete da battaglia, minacciato più volte dall’estrema destra, ha sulla schiena una valanga di incarichi, anche i più difficili della curia genovese, che il cardinale Angelo Bagnasco gli affida a ripetizione.

Ma i dubbi e le perplessità arrivano anche lassù sul Monte dove c’è il santuario della Guardia che magari qualche fedele vorrebbe raggiungere per pregare e per proteggersi dal coronavirus, invocando la Madonna, custode di Genova, venerata da secoli e dove qualcuno arriva magari per portare qualche ex voto.

“Diciamo Messa ogni mattina alle 10 in una piccola cappella del Santuario davanti a due suorine – racconta monsignor Marco Granara, storico Rettore del Santuario – e poi diffondiamo via web la celebrazione. Basta collegarsi con noi”.

Ovviamente nelle grandi navate del Santuario non c’è nessuno. Granara spiega che la chiesa è talmente grande che una messa potrebbe tranquillamente essere seguita anche dall’altar maggiore senza che ci siano assembramenti, ma capisce che senza una regola tassativa come quella adottata dai vescovi, ognuno potrebbe scegliere la modulazione che vuole all’ingresso in chiesa, facendo correre dei rischi.

Quello che non si spiega questo prete, che ha fatto un po’ la storia della chiesa genovese insieme a tanti cardinali, è la soverchiante attenzione scatenata intorno a questa infezione, che fa chiudere le più importanti chiese italiane come il Duomo e la Basilica di San Marco, mentre il silenzio più impenetrabile continua a sigillare i milioni di morti quotidiani per fame e per guerra, che funestano l’umanità. Ma c’è virus e virus nella società del terzo Millennio dove la vera infezione è quella della paura.blitzquotidiano.it

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.