Fra calcio e cronaca

Cashback di Natale: i 150 euro andranno solo a 1 italiano su 3? Uno su tre di quelli che si sono registrati sulla app Io, naturalmente. Ma com’è possibile? E’ possibile perché si sono iscritte più persone del previsto. E, se tutti raggiungessero la quota per il rimborso (1500 euro entro il 31 dicembre), non basterebbero i soldi stanziati per la prima tranche.

Facciamo un po’ di conti. I soldi stanziati per il Cashback di Natale sono 227,9 milioni. Alla piattaforma si sono iscritti finora circa 4,2 milioni di persone. Se tutti questi 4,2 milioni spendessero 1500 euro entro dicembre avrebbero diritto a un rimborso di 150 euro a febbraio. Quindi, rispetto ai circa 228 milioni, mancherebbero circa 400 milioni per rimbarsare tutti. Cioè quasi il triplo dei soldi che sono in cassa.

Ma c’è un’altra possibilità, ancora peggiore per chi partecipa. Se i fondi per i rimborsi non dovessero bastare, il rimborso può essere ridotto fino all’importo che garantisca la copertura totale. In questo caso, numeri alla mano, se non arrivassero nuove risorse il rischio è di vedersi rimborsati solo 50 euro.

Insomma, si rischia un altro ingorgo stile Bonus Bici: in quel caso il click day riscosse un tale successo da mandare in tilt il sistema informatico. Di conseguenza funzionò come spesso accade in Italia: chi prima arriva meglio alloggia.

Come funziona il cashback di Natale?
Bisogna scaricare una app (la più famosa è Io ma ce ne sono altre che consentono pagamenti elettronici). Poi agganciare a questa app una carta di credito, bancomat o prepagata. Aggiungere l’Iban per i rimborsi. Dopodiché, bisogna effettuare 10 transazioni dall’8 al 31 dicembre. Lo Stato rimborserà il 10% del totale delle transazioni.

Esempio: se spendo 1000 euro mi ridarà 100 euro. C’è un tetto, che è di 1500 euro a persona. Per un rimborso di 150 euro pro capite.

Da gennaio entrerà in vigore anche il super cashback. Cioè una sorta di premio da 1.500 euro che verrà riconosciuto ai primi 100 mila utenti che nel corso di ogni semestre avranno totalizzato il numero più alto di operazioni di pagamento con strumenti elettronici.

Cashback: i 150 euro possono diventare 50 euro?
Del resto, come spiega Massimiliano Jattoni dell’Asen sul Corriere della Sera, lo stesso regolamento sul cashback (decreto n. 156, del 24 novembre 2020) mette le mani avanti: “Qualora la predetta risorsa finanziaria non consenta il pagamento integrale del rimborso spettante, questo è proporzionalmente ridotto”.

Tradotto: rimborso diminuito fino a raggiungere un importo adeguato ai soldi stanziati per le coperture. Un rischio concreto, dato che lunedì 14 dicembre Palazzo Chigi ha fatto sapere che “i cittadini iscritti al Cashback al momento, ammontano a 4.456.597. Il totale transazioni elaborate (già acquisite dal sistema e visualizzabili dai partecipanti) è invece pari a 4.257.342″. E che l’importo “totale del Cashback maturato dai partecipanti è pari a 17.302.448 euro mentre i cittadini con almeno 10 transazioni (che già hanno diritto al rimborso dell’Extra Cashback di Natale) sono 151.218″.

Troveranno i soldi? Sempre la presidenza del Consiglio dei Ministri ha precisato che “il cashback relativo al periodo sperimentale di dicembre viene pagato nel 2021, così come il primo semestre del 2021. Per entrambi questi periodi lo stanziamento complessivo è di 1.750 milioni. Quindi ci sono tutte le risorse necessarie”. Speriamo. (Fonti: Ansa e Corriere della Sera)

 

Vaccino, quando davvero? Non i primi vaccinati, quelli che nella seconda metà di gennaio di sicuro già ci saranno. Quando davvero vaccinazione di massa, quando saranno vaccinati contro il Covid tutti gli italiani che lo vorranno?
Vaccino, governo dice: giugno. Ottimismo dice: settembre.
Prima gli operatori sanitari, coloro che a qualunque titolo lavorano ed operano nella Sanità. Saranno presumibilmente e credibilmente vaccinati entro febbraio. A seguire, con qualche difficoltà socio culturale in più, toccherà agli anziani nelle Rsa. Diciamo tra febbraio e marzo. Terzo gradino della scala di priorità definito dall’anagrafe: a chi ha 80 anni e più vaccino tra marzo e aprile.

Quindi sarà il turno di chi ha non solo più di 65 anni ma anche patologie associate e malattie croniche, insomma gli anziani cosiddetto fragili. E siamo già a maggio. Tra maggio e giugno dovrebbe essere la volta degli anziani in salute. Quindi, durante l’estate e massicciamente a settembre, il resto della popolazione: gli adulti sani e i giovani, i ragazzi, i bambini.

Linea da non varcare: l’autunno.
Vaccinazione di massa entro l’autunno 2021, per non avere altro lockdown, altro anno scolastico amputato, altri danni economici, altre decine di migliaia di morti. Un altro inverno come quello del 2020 non si può, la vaccinazione di massa deve impedirlo.Vaccino, quando davvero? Non i primi vaccinati, quelli che nella seconda metà di gennaio di sicuro già ci saranno. Quando davvero vaccinazione di massa, quando saranno vaccinati contro il Covid tutti gli italiani che lo vorranno?

 

Vaccino, governo dice: giugno. Ottimismo dice: settembre.
Prima gli operatori sanitari, coloro che a qualunque titolo lavorano ed operano nella Sanità. Saranno presumibilmente e credibilmente vaccinati entro febbraio. A seguire, con qualche difficoltà socio culturale in più, toccherà agli anziani nelle Rsa. Diciamo tra febbraio e marzo. Terzo gradino della scala di priorità definito dall’anagrafe: a chi ha 80 anni e più vaccino tra marzo e aprile.

Quindi sarà il turno di chi ha non solo più di 65 anni ma anche patologie associate e malattie croniche, insomma gli anziani cosiddetto fragili. E siamo già a maggio. Tra maggio e giugno dovrebbe essere la volta degli anziani in salute. Quindi, durante l’estate e massicciamente a settembre, il resto della popolazione: gli adulti sani e i giovani, i ragazzi, i bambini.

Linea da non varcare: l’autunno.
Vaccinazione di massa entro l’autunno 2021, per non avere altro lockdown, altro anno scolastico amputato, altri danni economici, altre decine di migliaia di morti. Un altro inverno come quello del 2020 non si può, la vaccinazione di massa deve impedirlo.

 

Prima i giovani o gli anziani?
Domanda alla quale oggi non si può rispondere. Il vaccino, i vaccini disponibili garantiscono al vaccinato che di Covid non si ammalerà. Non è dato però sapere (lo dirà solo l’esperienza empirica e la rilevazione scientifica) se vaccino impedisce al vaccinato anche di contagiare. Se vaccino impedisce di ammalarsi vanno vaccinati in prima fila e battuta coloro che più e peggio si ammalano: gli anziani. Se e quando si accertasse che il vaccinato non contagia più, allora andrebbe preso in esame vaccinare prima chi maggiormente contagia e cioè i giovani.

Quanti in Italia si vaccineranno?
Ovviamente non lo sa nessuno, ma due calcoli si possono fare. Per quel che valgono sondaggi per di più prematuri l’area di ostilità o dubbio della pubblica opinione italiana verso il vaccino anti Covid sfiora il 40 per cento. Troppo? L’Italia è anche il paese dove la somma delle forze politiche che in vario modo e a vario titolo coltivano diffidenza e sospetto è maggiore che in ogni altro paese d’Europa. Non a caso sondaggi stimano in Europa area dubbio diffidente o militante verso i vaccini al 20/25 per cento, mentre in Italia si arriva al quasi 40 per cento.

 

Concorrono a formare quel quasi 40 per cento i No Vax in senso proprio, minoranza non infima e molto rumorosa, aggressiva, non aliena alla violenza non solo degli argomenti. Ma concorre soprattutto la cultura e la disposizione sociale anti Stato e anti istituzione fortemente auto alimentatasi durante le misure anti contagio: se lo dice lo Stato, se lo dice il governo, se lo dicono loro…io non mi fido.

Concorre ovviamente la potente tradizione anti scientifica della cultura popolare e non solo popolare in Italia. Concorrono gli stregoni e i buffoni da social che hanno grande seguito. Concorre una informazione che dovrebbe essere professionale che concede per ignoranza e pavidità par condicio ai vaccini e ai loro demonizzatori. Concorre la pessima abitudine di dar voce, risalto, spazio a chi si inventa una balla sui vaccini malefici e non a chi si vaccina.

 

Concorre infine una debolezza strutturale della politica, dei governi, del ceto politico tutto che non ha autorevolezza e prestigio per davvero convincere e, se del caso, imporre.

Italia verso paese meno vaccinato d’Europa
La risultante potrebbe essere ritrovare l’Italia il prossimo autunno come il paese meno vaccinato d’ Europa. Non solo vaccino sprecato nella sua funzione collettiva (solo vaccinazione intorno al 70 per cento della popolazione spezza linee logistiche del virus e spezza quindi la trasmissione del contagio nella popolazione). Non solo vaccino sprecato ma anche condizione di pericolosità nei confronti di altri paesi e popolazioni. Con conseguenti misure di tutela degli altro Stati nei confronti del paese meno vaccinato e quindi limitazioni e controlli al traffico e spostamenti di merci e persone. Il paese meno vaccinato degli altri pagherebbe dazio sanitario e pena economica.

 

Allora come a San Marino?
Allora fare come a San Marino dove stabilito che chi non si vaccina, se poi si ammala si paga di tasca sua le cure? Troppo semplice, come semplicissime sono tutte le cose che non si possono fare davvero. Certo a volte viene la tentazione di un governo che alla vasta platea di negazionisti e riduzionisti e cavillisti dicesse: fate come vi pare. Poi però ad ospedale con cartello tutto esaurito, zitti. E che nessuno lagni di essere stato lasciato fuori e solo. Ma non si può fare.

Zaia: la cultura ripugnante a passeggio
E allora come si fa, come si farà? Parola a Luca Zaia, presidente Regione Veneto, non certo un sostenitore e propagandista del governo e dei lockdown: “Per alcuni Covid è problema degli ospedali…A Treviso 50 mila a passeggio su 80 mila abitanti…c’è una cultura strisciante e ripugnante secondi cui è la malattia degli anziani…In tutta Italia ho visto spettacolo immondo…”. Visto quel che vede Zaia, sarà dura, molto dura farcela a vaccinare 35/40 milioni di italiani entro la prossima estate.-blitzquotidiano.it-

 

Ci saranno misure più restrittive per i giorni “caldi” del Natale: sarà zona rossa in tutta Italia dal 19 dicembre oppure lockdown totale? Entro un paio di giorni lo sapremo con certezza visto che il Governo ancora non ha deciso se far prevalere la linea dura o quella durissima.

Questo perché tra zona rossa e lockdown le differenze ci sono eccome. Il secondo è peggio della prima visto che di fatto, come purtroppo abbiamo imparato, vieta di uscire di casa se non per esigenze lavorative, di necessità e di salute.

Zona rossa dal 19 dicembre? Cosa chiude
Se il Governo decidesse per la zona rossa nazionale dal 19 dicembre chiuderebbero negozi e ristoranti. Non tutti i giorni dal 19 al 6 gennaio, ma “solo” i festivi e i pre festivi. Quindi: 19 dicembre, 20 dicembre, 24 dicembre, 25 dicembre, 26 dicembre, 31 dicembre, 1 gennaio, 2 gennaio, 3 gennaio, 5 gennaio, 6 gennaio.

Zona rossa chiude negozi e ristoranti, di fatto impedendo alla folla di assembrarsi per le vie dello shopping. Zona rossa però non vieta di uscire di casa, quello lo fa il lockdown. Ecco perché il Governo sta decidendo quale possa essere la soluzione migliore.

Zona rossa chiude i negozi, il lockdown chiude anche la tombolata
Insomma, se da una parte con la zona rossa si risolve il problema degli assembramenti per strada, dall’altra non si risolve quello dei cenoni, dei veglioni e delle tombolate. Quello si risolve con certezza (e forse neanche troppa, solo con il lockdown che di fatto vieta di uscire di casa. Potrebbe risolversi anche con un coprifuoco alle 18, ma il Cts spinge per misure più rigide e così potrebbe essere. (Fonte Il Messaggero).

Pena di morte per Takahiro Shiraishi, il killer di Twitter del Giappone. La sua storia aveva sconvolto il mondo: ha ucciso 9 persone, le ha smembrate. Ma prima aveva abusato di loro.

Killer di Twitter perché usava il social network per adescare le sue vittime. E poi, orrore nell’orrore, andava in cerca di persone che minacciavano il suicidio o che adombravano questa possibilità. Allora lui, che si faceva chiamare “il boia”, le “aiutava” a realizzare questo proposito.

Alla fine Takahiro è stato riconosciuto colpevole di nove omicidi. Aveva occultato i cadaveri nel proprio appartamento.

Giappone: il killer di Twitter condannato alla pena di morte
Il caso del 30enne Takahiro Shiraishi, residente nella cittadina di Zama, a sud di Tokyo, aveva sconvolto l’opinione pubblica. eE posto seri interrogativi da parte delle autorità governative e i servizi sociali sulla necessità di aumentare l’assistenza alle persone più fragili in cerca di aiuto.

In base ai fatti accertati dalla procura, tra agosto e ottobre del 2017 il killer seriale ha strangolato otto donne, dopo aver abusato di loro, e un uomo. Successivamente aveva smembrato i loro cadaveri. Tutte le vittime avevano tra i 15 e il 26 anni.

Il punto cruciale del processo: le vittime erano consenzienti?
Il punto del contendere durante il processo, riferiscono i giornali giapponese, era la presenza o meno del consenso degli individui. Si trattava perlopiù di giovani donne che si rivolgevano a Shiraishi tramite lo scambio di messaggi via Twitter. Dove lo stesso appariva con un nomignolo in giapponese equivalente all’inglese “Hangman”, cioè il boia.

Nell’emanare la sentenza il giudice Yano Naokuni ha definito i crimini commessi da Shirahishi “di una ferocia estrema”, aggiungendo che il caso dimostra quanto i social media siano diventati parte integrante della società. L’accusa ha inoltre smontato la tesi della difesa secondo cui l’imputato era incapace di intendere e di volere all’atto della violenza.

Il killer era capace di intendere e volere
Cinque mesi di perizie psichiatriche prima della sua incriminazione nel settembre del 2018, in base all’accertamento processuale, lo hanno dichiarato pienamente responsabile, e lo stesso Shiraishi ha detto che in caso di pena di morte non intende fare ricorso.

La vicenda era venuta alla luce casualmente, nell’ottobre 2017, durante la festa di Halloween, quando la polizia durante un controllo nel suo appartamento, alla ricerca di una ragazza di 23 anni scomparsa, trovò diversi congelatori con dentro parti amputate di corpi umani. La giovane donna risultò poi essere una delle vittime.-blitzquotidiano.it-

 

Sui social nel caso tra Gomez e Gasperini i tifosi dell’Atalanta sono divisi. Chi sta con il Papu e chi invece sta con l’allenatore dei bergamaschi. L’addio del capitano pare inevitabile e i tifosi delle altre squadre già pensano a uno scambio per avere il talento dell’argentino.

Gomez e Gasperini ormai sono separati in casa dopo la lite in Champions. Gomez si era rifiutato di seguire le indicazioni del suo allenatore e Gasperini dopo la lite in campo e poi proseguita negli spogliatoi l’ha sostituito. Da lì Gomez non ha mai più giocato.
Gasperini e Gomez, cosa dicono i tifosi dell’Atalanta
“È triste – ammette a La Gazzetta dello Sport Marino Lazzarini, presidente del club Amici dell’Atalanta -. Comunque vada a finire, sarà una macchiolina sull’era più felice della nostra storia”. Dopo le parole di Gasperini nel dopogara con la Fiorentina e la storia su Instagram di ieri di Gomez, difficile recuperare il rapporto.

“Mi sembra una frattura netta – chiude Lazzarini -. Il post social del Papu, poi, sa tanto di addio. Gli farei solo un appunto: a noi bergamaschi piacciono le cose dirette, non puoi dire che farai sapere la verità quando te ne andrai. O parli subito o taci“.

Anche Cassano interviene sul caso tra Gasperini e Gomez
Nella consueta diretta social con Bobo Vieri Antonio Cassano è intervenuto sul caso. Secondo l’ex calciatore Gomez dovrebbe ringraziare Gasperini, poi andarsene via da un’altra parte lasciando l’Atalanta.

Ecco il messaggio pubblicato dal Papu Gomez su Instagram: “Vi scrivo qui perché non ho nessun modo di difendermi e di parlare con voi. Quando me ne andrà si saprà la verità di tutto. Voi mi conoscete. E conoscete la persona che sono. Vi voglio bene, il vostro capitano”. E alla fine cuori nerazzurri.

La conferenza stampa di Gasperini dopo Atalanta-Fiorentina
Così Gasperini dopo la vittoria dell’Atalanta sulla Fiorentina: “Le scelte forti deve farle la società nel porsi degli obiettivi che non sono quelli dei risultati ma di cosa fare nel futuro. Bisogna guardare avanti per essere sempre competitivi. Se ti fermi, torni indietro e non ti ripeti. Dal momento in cui lavoro con per una società devo essere in sintonia.

Gomez è stato il giocatore più importante degli ultimi cinque anni. Con me su 200 gare a Bergamo ne avrà fatte 195. Quest’anno dopo due anni il ruolo del Papu, del tuttocampista, era difficile da proporre per la squadra perché gli avversari ti affrontano diversamente o la condizione del giocatore cambia. Alla base però ci deve essere sempre fiducia e disponibilità. Non so come si supererà il tutto. Io guardo il bene della squadra anche se Gomez rimane un grande giocatore. Dispiace per Ilicic che non c’entra niente”. (Fonte La Gazzetta dello Sport).

 

“Siamo giunti al termine di quest’anno attraversando una crisi pandemica che ha sconvolto la nostra economia e società e ancora non dobbiamo abbassare la soglia di attenzione ma proprio quest’anno si è mostrato con chiarezza il ruolo della filiera a agricola e agroalimentare. Voi siete un asse portante di questa filiera”.Lo ha detto il premier Giuseppe Conte all’assemblea di Coldiretti.
“Siete i veri eroi del cibo su cui il Paese può contare.
I generi alimentari non sono mai mancati, anche nei mesi più difficili. Il settore ha mostrato la sua strategicità nel tutelare la sovranità alimentare del nostro Paese”.
Blangiardo (Istat),nel 2020 oltre 700.000 morti come nel ’44 – “Non è ancora finito il 2020, ma una valutazione ragionevole fa pensare che quest’anno supereremo il confine dei 700mila decessi complessivi, che è un valore preoccupante perché una cosa del genere l’ultima volta, in Italia, era successa nel 1944. Eravamo nel pieno della seconda guerra mondiale”. A illustrare i numeri dai quali si deduce anche il peso della pandemia Covid, è stato, durante la trasmissione Agorà su Rai Tre, il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. “Nel 2019 – precisa – il dato era stato di 647.000 morti”.-ANSA-

 

‘Che vinca il migliore? Ciò, speremo de no’. Avesse allenato Lazio o Atalanta oggi il ‘Paron’ Nereo Rocco avrebbe commentato così il sorteggio della Champions a Nyon.
Simone Inzaghi e Gian Piero Gasperini, invece, trovandosi ad incrociare negli ottavi Bayern Monaco e Real Madrid, proveranno a tirarsi un po’ su il morale sapendo di essere attesi da sfide affascinanti (quanto inedite), di quelle che qualunque allenatore vorrebbe vivere almeno una volta in carriera. E pazienza se la sorte li ha messi davanti ad ostacoli apparentemente insormontabili. Assai meglio è andata alla Juventus che ha incrociato il cammino del Porto allenato da Sergio Conceiçao, vecchia conoscenza del calcio italiano che ha frequentato con le maglie di Lazio, Inter e Parma. Nei 16/mi di Europa League l’urna è stata clemente con Milan, Roma e Napoli – tutte teste di serie – che se la vedranno con i serbi della Stella Rossa (allenati da Dejan Stankovic), i portoghese del Braga e gli spagnoli del Granada. Non saranno passeggiate, ma sempre meglio che le temute Benfica, Real Sociedad e Salisburgo.
LAZIO-BAYERN: la corazzata bavarese ha vinto il gruppo A senza sconfitte. Al timone c’è Hans-Dieter Flick, ex vice Ct della Germania. Nominato allenatore ad interim la scorsa stagione, ha fatto così bene da meritarsi la conferma fino al 2023. Ha in bacheca già sei Coppe Campioni/Champions e per i bookmaker il club tedesco è il favorito n.1 dell’edizione in corso. “Affrontare i campioni d’Europa sarà motivo di grande stimolo per tutti. Tra due mesi dovremo farci trovare pronti” ha commentato Inzaghi.
ATALANTA-REAL MADRID: quanto a storia, la ‘Casa Blanca’ è l’Olimpo del calcio europeo. Qui il massimo trofeo l’hanno vinto già 13 volte (tre consecutive con Zinedine Zidane in panchina) e dal 1997 hanno inanellato 24 qualificazioni di fila. In campionato il Real non è partita benissimo, ma sta recuperando ed ora è terzo. Anche in Europa l’avvio è stato sofferto (un pari e una sconfitta), ma hanno comunque vinto il gruppo B. Difesa non impenetrabile: 9 le reti incassate.
JUVENTUS-PORTO: questa sfida è valsa una finale di Coppa Coppe. Il 16 maggio 1984 a Basilea si imposero 2-1 i bianconeri. Dopo tre campionati vinti da giocatore in due periodi diversi, Conceição ne ha conquistati altri due da allenatore dopo il suo arrivo nel 2017. Il Porto è giunto secondo nel gruppo C. Dopo la sconfitta col Manchester City nella prima giornata, ha colto tre successi consecutivi grazie a una difesa solida e a un centrocampo affidabile dove brillano le stelle di Sérgio Oliveira e Matheus Uribe, ma anche gli esperti Jesús Corona e Otávio.
MILAN-STELLA ROSSA: “Ho visto Milan-Parma. I gialloblù hanno giocato benissimo, ma il Milan ha dominato”. Commentando il sorteggio, Stankovic è parso impressionato dai rossoneri. “Sono primi in Serie A e non perdo tempo a parlare della loro storia e di ciò che il Milan rappresenta nelle competizioni europee – ha aggiunto il tecnico – Hanno attraversato un periodo di transizione negli ultimi due anni, ma l’impressione è che abbiano trovato equilibrio in questa stagione”. “Sarà emozionante tornare in una città legata a una pagina storica del grande Milan” le parole di Stefano Pioli, ricordando una tappa del cammino verso la prima Coppa Campioni dell’era Berlusconi. In Europa League la stella Rossa è giunta seconda nel gruppo L, dietro l’Hoffenheim. Guida il campionato serbo, imbattuta dopo 18 giornate.
NAPOLI-GRANADA: Fabián Ruiz torna in Spagna per affrontare il Granada: “E’ sempre un piacere giocare nella propria terra, l’Andalusia”. Seconda nel gruppo E la squadra allenata da Diego Martinez è settima nella classifica della Liga. E’ un sorteggio “insidioso” secondo Gattuso: “E’ un’ottima squadra e non sarà facile superarli”.
ROMA-BRAGA: Paulo Fonseca, allenatore portoghese dei giallorossi, non si fida: “Il Braga è una squadra che conosco molto bene – avendola diretta nella stagione 2014-’15 – Conosco bene anche l’allenatore (Carlos Carvalhal, ndr), quindi potete credermi: è una sfida difficile perchè so di cosa sto parlando”. Nella Primeira Liga è quarto, ai 16/mi è approdato da secondo del gruppo G. Ha buone individualità su cui spicca Nico Gaitan. ANSA

 

Il Napoli affronterà gli spagnoli del Granada ai sedicesimi di Europa League. L’andata è in programma il 18 febbraio in Spagna, il ritorno il 25 allo stadio Diego Armando Maradona.-RADIOMARTE.IT-

 

Poche parole di Rino Gattuso nel commentare l’abbinamento con il Granada: “E’ un sorteggio difficile e insidioso. Il Granada è un’ottima squadra e sarà dura”.-radiomarte.it-

 

Ciccio Colonnese parla a Marte Sport Live: “Inter-Napoli? Grande partita, molto bella, c’è uno scontro diretto tra due squadre con un attacco molto forte. Ci sarà del lavoro da fare per le difese, ho idea che vincerà chi difensivamente saprà fermare meglio gli attaccanti avversari. Ci vorrà un grande Napoli per fare risultato a San Siro. Osimhen doveva dare qualcosa in più ma ora non c’è, Petagna però sta facendo molto bene così come Lozano. Il Napoli non ha grossi problemi, va solo trovato l’equilibrio. Bisogna migliorare però la forma dei due centrali, molto del destino del Napoli passa da loro. Se Manolas e Koulibaly diventano un muro invalicabile, come può essere nel loro DNA, il Napoli può giocare veramente per lo Scudetto”.-radiomarte.it-

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.