Fra calcio e cronaca

Continuano le grandi iniziative di solidarietà da parte delle società di calcio per contrastare l’emergenza Coronavirus. Secondo quanto riferito da Gianuca Gifuni di Radio Marte, il Napoli sta per varare un’iniziativa chiamata SSC Napoli Charity Food per Napoli: la società, a domicilio, distribuirà per centinaia di famiglie bisognose di Napoli e provincia beni di prima necessità, prodotti di vario genere e gadget. E’ un momento importante di grande carità e di solidarietà che ha sposato il Napoli. -tuttonapoli.net-

 

Sono tanti i calciatori monitorati dal Napoli per sostituire Callejon, ormai destinato all’addio. L’ultima tentazione conduce a Felipe Anderson, 27 anni tra pochi giorni, ex Lazio, oggi al West Ham, brasiliano di grande valore che il nostro campionato conosce bene. L’edizione odierna del Corriere dello Sport fa sapere che al momento il prezzo del cartellino rappresenterebbe un ostacolo complicato da affrontare, ma il Napoli ci pensa e sa che si tratta di un’idea da valutare non appena sarà possibile tuffarsi definitivamente anche sul mercato. -tuttonapoli.net-

 

Andrea Lazzaroni, sindaco di Dimaro è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli in merito al ritiro del Napoli della prossima stagione: “Noi stiamo facendo i nostri lavori, ma abbiamo sempre i nostri programmi, dipende tutto da questa situazione surreale. Potremmo anche pensare ad un eventuale spostamento, non vogliamo di certo perdere questo appuntamento col ritiro del Napoli”.

PIANO B – “Il Napoli fa parte della vita dell’estate della Val di Sole, sarebbe brutto interrompere questo evento. Spero che il comportamento delle persone sia responsabile e poter battere questo virus”.

AMICHEVOLI – “Ci sarà l’arrivo di Gattuso che porterà un’aria nuova. Noi siamo pronti ad attrezzarci in base alle richieste della società. Le amichevoli si faranno a Dimaro come l’anno scorso”.-tuttonapoli.net-

 

Cosimo Sibilia, vicepresidente FIGC, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli in merito ad una possibile ripresa del campionato: “Possibile ripartire il 31 maggio? Non facciamo ipotesi che possano essere smentite dopo poche ore. L’ultimo giudice deve essere il rettangolo di gioco, i risultati devono essere ufficializzati dal campo. Noi abbiamo la necessità di non creare illusioni, ma si sta cercando con le autorità competenti di tornare a giocare”.

CAMPIONATI – “Per quanto mi riguarda, io credo si debbano concludere i campionati, ma la parole definitiva va data alle competenze di Sanità e Governo. Noi abbiamo una difficoltà quella di non fare ipotesi. Noi ascolteremo quelle che saranno le indicazioni delle Leghe di appartenenza, poi prenderemo delle decisioni. E’ impossibile fare previsioni, bisogna aspettare con grande travaglio interiore le decisioni del Governo e della sanità”-tuttonapoli.net-

 

L’ex calciatore del Napoli Michele Pazienza è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli sulla difficoltà della preparazione fisica dei calciatori: “La preparazione deve avvenire in totale sicurezza, senza rischiare alcun pericolo. La difficoltà è fisica: dopo un’interruzione di questo genere, per arrivare ad una condizione accettabile ci vogliono 25-30 giorni. La condizione comunque non sarà ottimale date le temperature che si alzeranno”.

IPOTESI SETTEMBRE- OTTOBRE – “Ci sono aspetti economici che vanno considerati, vale la pena di intaccare anche la prossima stagione? Io direi di circoscrivere il tutto in questa stagione”-tuttonapoli.net-

 

Beppe Bruscolotti, storico capitano del Napoli è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli: “Ci troviamo di fronte ad una pandemia mondiale, ogni giorno che passa culliamo la speranza che finisca presto. Bisogna essere rispettosi verso l’altri, vale la salute di tutti. La Campania si è comportata molto bene rispettandole misure prese per quest’emergenza.

TAGLIO STIPENDI – “Vanno bene le decurtazioni dello stipendio, ma vadano alle persone che ne hanno davvero bisogno. Questo sarebbe il gesto più nobile da poter fare”-tuttonapoli.net-

 

Taglio stipendi e contro la ripresa del campionato. Il Brescia, attraverso un comunicato sul proprio sito, ha comunicato tutte le recenti iniziative adottate dal club lombardo riguardo l’emergenza Coronavirus. Le parole del patron Cellino: “Partendo dalla grande sensibilità e responsabilità dimostrata dai nostri giocatori che, nella quasi totalità, hanno accettato in tempi molto rapidi le proposte di riduzione degli stipendi, al fine di tutelare l’integrità del club in un momento così delicato, la società Brescia Calcio comunica che si stanno facendo attente e approfondite valutazioni anche in merito alla questione abbonamenti. Nello specifico va sottolineato che il prezzo degli abbonamenti per la stagione 2019/2020 era comprensivo del 22% di IVA, versata dal Club all’erario, nei tempi e nei modi dettati dalla normativa vigente (scorso agosto). In queste difficili settimane si stanno facendo indagini per provare a recuperare almeno parte di questa quota, in modo da poter rimborsare parte dell’abbonamento stesso, ma le risposte fin qui ricevute non sono confortanti.

A questo punto, nel caso in cui venisse stabilita la ripresa del Campionato, cosa che il Club vorrebbe evitare nel rispetto della triste realtà bresciana, un’ipotesi al vaglio è quella di applicare uno sconto del 25%, rispetto al costo base della stagione “in corso”, per chi volesse rinnovare l’abbonamento per la prossima stagione.Trattasi di un’ipotesi ma, considerato che in ogni caso il 22% di IVA andrebbe pagato, tale percentuale del 25% di sconto sul rinnovo viene ritenuta uno sforzo importante da parte della Società che, come tutte le realtà imprenditoriali del territorio, si trova a dover affrontare un periodo estremamente delicato.

A riguardo e per completezza di informazione, è importante ricordare che lo scorso anno la società Brescia Calcio si è fatta anche carico del 100% dei costi per la ristrutturazione e l’adeguamento degli impianti, senza usufruire, caso più unico che raro nel panorama sportivo italiano, di alcun finanziamento ne contributo statale”.-tuttonapoli.net-

 

ROMA – Un futuro, almeno quello prossimo, fatto di file e di turni. Un futuro di distanze di sicurezza, mascherine e guanti da portare sempre con sé. E’ il futuro che ci aspetta, a partire dall’agognata fase 2 dell’emergenza coronavirus, perché se appare oramai chiaro che la “normalità” la rivedremo e rivivremo quando ci sarà un vaccino, è altrettanto lampante che fino ad allora vivremo un tempo in cui le nostre vecchie abitudini andranno dimenticate.

“Si comincia a vedere la discesa” è l’annuncio e la speranza che arriva dagli ultimi dati snocciolati nella liturgica conferenza stampa diventata ormai momento cardinale delle giornate degli italiani. E allora più attenzione si dedica al cosa faremo dopo, al quando potremo riaprire o almeno allentare la stretta che tiene chiusa l’Italia ormai da oltre un mese.

Scuole a parte, che fino a settembre non riapriranno e che alcuni consigli vorrebbero tenere chiuse anche allora, l’idea è quella di ripartire per fasi. Da dopo Pasqua a metà maggio. Prima sbloccando alcune realtà produttive, non essenziali ma a basso rischio, sempre e comunque privilegiando lo smart working, e poi, gradualmente, lasciando riuscire gli italiani. Ristoranti, discoteche e cinema resteranno ancora preclusi per un po’ ma la via disegnata è questa.

Ma come riusciremo, cosa faremo e soprattutto come ci comporteremo quando questo accadrà? Alcuni, moltissimi rispetto a quel che accadeva prima, continueranno a lavorare da casa tra computer, stampanti e compiti dei bambini. Chi uscirà, per andare a lavoro, a fare la spesa o una passeggiata metterà piede invece un mondo diverso.

Al lavoro, in ufficio ci saranno meno colleghi perché le presenze – quando indispensabili – saranno scaglionate e gli uffici stessi saranno più grandi o meno affollati, perché andrà sempre rispettato il metro minimo di distanza. Metro che andrà rispettato ovunque: in ufficio ma anche al supermercato, dal tabaccaio come in cartoleria… Turni quindi per andare al lavoro e turni per andare dal parrucchiere dove si dovrà sempre prendere appuntamento e non essere mai in più di due persone all’interno del salone.

E poi file, file lunghissime. E distanti. Non perché scatterà una pur comprensibile voglia di aria aperta, ma perché per tenere le distanze e per non affollare i locali ci dovremo abituare a quei serpentoni che in molti hanno visto in questi giorni davanti a supermercati e farmacie.

Tra turni e file tutti noi avremo, e anzi già abbiamo, quelli che saranno gli accessori indispensabili per l’uomo e la donna al tempo del coronavirus: mascherine e guanti. Abbiamo, o almeno lo hanno fatto in molti, guardato male per anni gli orientali che giravano per il mondo con quelle ridicole mascherine sul volto, e ora non possiamo farne più a meno nemmeno noi.

Non diventeranno forse obbligatori per legge – almeno all’aperto – ma già sono obbligatori socialmente, mentre sarà poi indispensabile averli per entrate nei negozi e in tutti i luoghi pubblici. Questa sarà la fase 2.blitzquotidiano.it-

 

ROMA – Emerge un’altra prova che il coronavirus circolava in Cina già da prima rispetto all’inizio dell’emergenza (già agli inizi di Gennaio): alcuni tamponi fatti in tempi non sospetti – tra 6 ottobre e 21 gennaio – a individui con sintomi influenzali, e riesaminati ora sono risultati positivi al nuovo SARS-CoV-2. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Nature Microbiology e condotto da Man-Qing Liu del Wuhan Center for Disease Control & Prevention.

Sono ancora tanti gli interrogativi su origini e tempistiche dell’emergenza del nuovo coronavirus, la cui comparsa è stata annunciata ufficialmente dall’Oms il 10 gennaio. Questo studio, spiegano gli autori, potrebbe fornire informazioni importanti sui primissimi stadi dell’epidemia.

Gli esperti hanno riesaminato i tamponi faringei di 640 individui che tra 6 ottobre e 21 gennaio erano stati coinvolti in un progetto di sorveglianza sull’influenza stagionale e che per questo motivo erano stati sottoposti al tampone. Nove di questi individui sono risultati positivi al nuovo coronavirus, il che significa che la trasmissione del virus era già in corso da prima dell’inizio dell’epidemia, ipoteticamente già dall’inizio di gennaio.

Intanto dopo oltre 70 giorni, a Wuhan, il focolaio della pandemia del coronavirus, si esce di casa. Tutti però dovranno avere un’app lasciapassaare per poter andare in giro. La città cinese vedrà domani cadere la serie di restrizioni più vincolanti decise il 23 gennaio negli sforzi per contenere la diffusione del contagio, tra cui la possibilità di lasciare la città.

Si potrà tornare a fare più o meno tutto, ma serve un’applicazione che assegna lo stato di salute alle singole persone e quindi per spostarsi bisognerà mostrare l’apposito codice verde sul telefono.

Per molti, uno delle principali obiettivi sarà semplicemente mangiare una ciotola di “reganmian”, il più popolare e tipico piatto di noodle piccanti del capoluogo della provincia dell’ Hubei. Con la vita da alcuni giorni orientata verso un’insperata normalità, considerando le gravissime cronache di fine gennaio, molti residenti hanno ricominciato a lavorare e ad andare fuori, con molteplici precauzioni come per la app che assegna lo stato di salute ai singoli e quindi possibilità di muoversi, per il “guozao”, il termine dialettale vecchio di secoli che indica la colazione.

Lo sblocco arriva quando i nuovi casi di coronavirus sono stati ormai azzerati a Wuhan, mentre per la prima volta dal 23 gennaio, la città, l’Hubei e l’intera Cina non hanno riportato alcun decesso.blitzquotidiano.it-

 

ROMA – Chi sperava di recuperare i soldi spesi per i biglietti aerei dei voli cancellati dovrà restare deluso. Le compagnie sono al collasso finanziario. Le compagnie aeree potrebbero bruciare fino a 61 miliardi di dollari delle loro riserve cash nel secondo trimestre dell’anno, mettendo a segno una perdita netta nel trimestre di 39 miliardi di dollari.

Lo stima l’Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata) in uno scenario in cui le rigide restrizioni ai viaggi per l’emergenza Coronavirus durassero per tre mesi.

Una soluzione l’indennizzo tramite voucher
Restituendo ai clienti il denaro speso per i voli cancellati a causa dell’emergenza sanitaria, le compagnie aeree rischierebbero il fallimento. La soluzione proposta è un indennizzo attraverso dei voucher per volare non appena sarà possibile.

“Le compagnie – sostiene direttore generale e ceo della Iata Alexandre de Juniac – hanno bisogno di capitale per sostenere le loro attività in questa situazione di estrema volatilità. Canada, Colombia e Olanda stanno dando una grande spinta alla stabilità del settore consentendo alle compagnie di offrire voucher al posti di rimborsi cash. Questo è un momento vitale per far sì che il settore continui a funzionare”. (fonte Ansa)

 

ROMA – Rinvio di due mesi a causa dell’emergenza coronavirus per il pagamento dei contributi previdenziali dei lavoratori domestici (colf e badanti) da parte dei datori di lavoro per il primo trimestre dell’anno previsto generalmente entro il 10 aprile. L’Inps in un messaggio agli utenti ricorda che il decreto del Governo ha sospeso il pagamento e ha dato una nuova data limite per il 10 giugno 2020.

“Nel decreto di aprile ammortizzatori sociali per colf e badanti”
“Nel decreto di aprile prevedremo una forma di ammortizzatore sociale per le lavoratrici e i lavoratori del settore” domestico, “tutelandoli anche in caso di malattia o quarantena”. Così la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, al termine di un incontro in videoconferenza sulla situazione del lavoro di colf e badanti, a cui hanno partecipato i sindacati e associazioni datoriali.

Già oggi, ha ricordato Catalfo, i datori di lavoro possono usufruire della sospensione dei versamenti previdenziali e assistenziali prevista dal decreto “Cura Italia”.

Andrea Zini, consigliere della Fidaldo, Federazione nazionale dei datori di lavoro domestico, ringrazia il ministro per la disponibilità e segnala l’urgenza del sostegno alle famiglie.

“Se nel mese di marzo molte famiglie sono, infatti, riuscite ad arrangiarsi con soluzioni tampone – ricorda Zini – , ad aprile i nodi verranno al pettine ed il rischio licenziamenti si farà concreto, soprattutto per gli oltre 200 mila datori che hanno in essere rapporti di lavoro che superano le 35 ore settimanali, con costi mensili per il personale che ammontano mediamente intorno ai 1.250 euro”. (fonte Ansa)

 

ROMA – L’utilizzo del congedo parentale previsto dal decreto Cura Italia per i lavoratori dipendenti e i collaboratori iscritti alla gestione separata è stato esteso fino al 13 aprile. Lo chiarisce l’Inps con una circolare pubblicata oggi, 7 aprile, riferita al dpcm del 1 aprile.

La norma prevede la possibilità di utilizzare nel complesso 15 giorni di congedo con un’indennità pari al 50% della retribuzione e la copertura della contribuzione figurativa.

L’articolo 23 del decreto Cura Italia – si legge – “ha previsto un congedo per la cura dei figli durante il periodo di sospensione delle attività scolastiche, che può essere fruito da uno solo dei genitori oppure da entrambi, ma non negli stessi giorni e sempre nel limite complessivo (sia individuale che di coppia) di 15 giorni per nucleo familiare, la cui fruizione è, inoltre, subordinata alla condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa o altro genitore disoccupato o non lavoratore”.

Era prevista la possibilità di fruire dello specifico congedo a partire dal 5 marzo 2020, per il periodo di sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado disposto con il D.P.C.M. del 4 marzo 2020, cioè entro il 3 aprile 2020.

“Alla luce del D.P.C.M del 1° aprile 2020, che prevede la proroga ulteriore del periodo di sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, su conforme parere ministeriale – conclude la circolare – sono prorogati fino al 13 aprile 2020 anche i termini per la fruizione dei 15 giorni di congedo in parola”. (fonte ANSA)

 

ALESUND (NORVEGIA) – Brutta disavventura per John Arne Riise (39 anni). L’ex calciatore di Roma e Liverpool è stato vittima di un incidente stradale insieme alla figlia Ariana (19 anni).

Riise si trovava in Norvegia e stava tornando a casa da Alesund. L’ex terzino della Roma è stato costretto a sterzare all’improvviso per evitare un ostacolo che si è presentato di fronte a sé.

La sua vettura si è schiantata contro il guard rail che si trovava ai bordi della strada.

Sia Riise che la figlia erano coscienti al momento dello schianto ed erano in buone condizioni ma sono stati trasportati ugualmente in ospedale per i controlli di routine.

Poco dopo l’incidente, l’agente dell’ex calciatore del Liverpool ha voluto tranquillizzare tutti con delle dichiarazioni rilasciate alla stampa.

Incidente d’auto per John Arne Riise e la figlia, per fortuna stanno bene.
Erland Bakke, agente di John Arne Riise, ha parlato delle condizioni i salute del suo assistito al quotidiano Dagbladet. Le sue dichiarazioni sono riportate da corrieredellosport.it.

“Stavano tornando a casa, ad Alesund, e poco prima del loro arrivo, qualcosa sulla strada ha costretto John Arne Riise a svoltare rapidamente a sinistra, facendolo finire contro il guard rail. Entrambi stanno bene e sono rimasti in ospedale fino a questa mattina”.blitzquotidiano.it

 

ROMA – Francesco Acerbi prende le distanze da Claudio Lotito. Il difensore centrale della Lazio e della Nazionale Italiana non ha la stessa fretta del suo presidente di tornare ad allenarsi.

Acerbi è stato chiaro nel corso di una intervista rilasciata a repubblica.it: “Meglio restare una settimana in più a casa che ricadere nel tunnel…”.

Insomma, per Lotito la squadra deve tornare ad allenarsi immediatamente, nonostante esista ancora la minaccia rappresentata dal coronavirus, mentre per Acerbi ci vuole maggiore prudenza.

Acerbi è prudente: “Coronavirus? Meglio una settimana in più in casa…”.
“Bisogna rispettare le regole imposte dal governo: meglio stare a casa una settimana in più che sbrigarsi a far ripartire tutto e poi ritrovarci nel tunnel per altri mesi. La priorità è uscire da questo periodo terribile.

Il Papa? È stato tristissimo vederlo da solo nella Roma vuota, e pregare sotto la pioggia in una Piazza San Pietro deserta.

Lì forse ho realizzato ancora meglio il dramma che stiamo vivendo. Tanti morti, troppi. Dobbiamo avere rispetto per loro e per i medici, per gli infermieri, per chi è impegnato in prima linea in questa battaglia.

La cosa peggiore, per me, è questa situazione ibrida. L’incertezza procura malessere.

Non sai quando passerà, quando si tornerà in campo. Come spinta per la gente, come segnale di fiducia, sarebbe importante riprendere il campionato: si può giocare anche ad agosto, a porte chiuse” (fonte repubblica.it).

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.