Fra calcio e cronaca

Vincenzo De Luca, Governatore della Campania, ha analizzato la situazione attuale in un’intervista ai microfoni del Corriere della Sera: “Secondo me fa bene l’Italia. La mia convinzione è che questo sia l’unico campo nel quale non si possa sbagliare. Non possiamo dire “partiamo, vediamo e poi magari correggiamo per strada”. Se prendessimo decisioni che dopo due settimane alimentano un contagio generalizzato sarebbe una tragedia, dovremmo chiudere di nuovo tutto. Ma, dopo un mese e mezzo di quarantena, un’altra stagione come questa il Paese non la reggerebbe. Dunque non possiamo sbagliare”.

L’hanno dipinta come un imperatore che chiude le frontiere… “Il vizio delle banalizzazioni caricaturali e l’abitudine di parlare senza sapere, è dura a morire. Salverò i miei polmoni dal virus — a Dio piacendo — ma non il mio fegato dagli imbecilli. Partiamo dai fatti. Noi abbiamo una situazione di questo tipo: nel Sud nel complesso si è contenuto il contagio; in alcune regioni del Nord ancora oggi si registrano da 400 a 1.000 contagi in più. È evidente, allora, che non si può dire che il problema è alle nostre spalle nonostante alcune tendenze positive”.

Lei ha polemizzato con la Lombardia. “Mai polemizzato con la Lombardia. Da sempre abbiamo una linea di solidarietà nazionale e di rifiuto di contrapposizioni Nord-Sud. Sta di fatto che noi abbiamo subìto un rientro disordinato e massiccio di persone del Nord e abbiamo fatto una fatica terribile a contenere l’espansione del contagio. Tutti i focolai che abbiamo avuto in Campania hanno origine dal Nord. Allora credo che sia ragionevole evitare che ci sia un rompete le righe e questa è la sensazione che si è avuta rispetto ad alcune regioni del Nord. Perciò io credo che dobbiamo chiedere al governo nazionale se non l’obbligo di domicilio nel comune di residenza almeno l’obbligo di permanenza nelle regioni di appartenenza per un periodo. Sennò vorrà dire che dovremo limitare il numero di treni che arrivano dal Nord, prendere la temperatura corporea, fare controlli alle stazioni e obbligare alla quarantena chi viene dal Settentrione senza motivo. Si tratta di cose di semplice buon senso e possono essere condivise anche dal mio amico Fontana a cui confermo la stima, come confermo la mia solidarietà alla popolazione lombarda”.

Se il governo riaprisse presto l’Italia lei si riserverebbe di fare delle ordinanze restrittive? “Assolutamente sì: questa è una responsabilità mia”.-tuttonapoli.net-

 

Arkadiusz Milik è il nome nuovo per l’attacco della Juventus. Le voci degli ultimi giorni trovano conferma anche nell’edizione odierna di Tuttosport, che sottolinea come la destinazione bianconera sarebbe molto gradita al polacco. Le parti, insomma, si piacciono a vicenda, da parte di Arek c’è un gradimento totale e questo sarebbe il principale risultato ottenuto dagli intermediari mossi della Vecchia Signora già da tempo.

MILIK, ADDIO? – Il quotidiano piemontese scrive che i rapporti tra il Napoli e l’ex Ajax, dopo quattro stagioni, sembrano compromessi. In azzurro il centravanti della nazionale polacca guadagna 2,5 milioni di euro a stagione, uno stipendio che rientra di gran lunga nei canoni bianconeri. Il calciatore avrebbe bisogno di altro: un nuovo attracco, nuovi compagni di viaggio e – si legge – di ritrovare l’uomo che a suo tempo ne sponsorizzò l’arrivo in Italia, al Napoli, ossia Maurizio Sarri.-tuttonapoli.net-

 

Nella giornata di ieri la FIGC ha inviato ai ministri Speranza e Spadafora il protocollo dettagliato per la ripresa degli allenamenti e del calcio in generale. L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport spiega tutte le fasi di tale protocollo, scrivendo che all’indomani dell’assemblea di Lega in videoconferenza col ministro dello Sport tutte le componenti del calcio per definire i criteri della ripresa e le date del ritorno in campo.

PRIME FASI – La prima tappa scatterebbe dal 4 maggio e riguarderebbe la sanificazione di tutti gli ambienti d’allenamento. Le squadre potrebbero radunarsi il 4 maggio per effettuare tutti i controlli: previsti un tampone all’inizio e un altro a distanza ravvicinata; anche i test sierologici nello screening. All’inizio calciatori e staff saranno divisi in tre gruppi per gli esami specifici. Per i positivi-guariti sarà fatta anche una valutazione polmonare e una cardiovascolare. Calciatori, tecnici, fisioterapisti, medici, magazzinieri e tutte le componenti del ‘gruppo squadra’ vivranno in ritiro permanente nel centro sportivo.

ALLENAMENTI – Come si svilupperanno poi gli allenamenti? La Rosea sottolinea come, nel protocollo, si legge che nella prima settimana si comincerà con allenamenti individuali o a piccoli gruppi con rispetto del distanziamento di due metri, poi più in là inizieranno anche gli allenamenti a pieno regime con il gruppo negativizzato e, a quel punto, non ci sarà più il distanziamento. Nel caso in cui venisse trovato un altro calciatore (o staff) positivio, si procederà con l’isolamento dell’elemento per valutare la situazione. Infine si chiarisce come ci sarà un secondo protocollo che disciplinerù le regole per il passaggio alla ripresa delle partite.-tuttonapoli.net-

 

Il rinnovo di Dries Mertens con il Napoli è ancora in bilico e, se non dovesse arrivare, a fine stagione il belga andrebbe via a parametro zero. Secondo Tuttosport, la trattativa si è nuovamente impantanata e l’Inter è pronta ad approfittarne. Beppe Marotta ha puntato l’ex PSV per dargli l’eredità di Alexis Sanchez, godendo anche della sponsorizzazione di Romelu Lukaku, suo compagno in nazionale. Oltre ai nerazzurri sulle tracce di Mertens ci sono anche Monaco e Chelsea.-tuttonapoli.net-

 

Sono anni, ormai, che il Napoli oppone resistenza alle avances che arrivano da ogni parte d’Europa per i propri uomini in organico. L’ultimo caso è quello legato ad Allan, che stando a quanto scritto dall’edizione odierna del Corriere dello Sport a gennaio è stato richiesto fortemente da Carlo Ancelotti all’Everton, al punto da arrivare ad offrire ben 50 milioni di euro.

VALUTAZIONI – Il Napoli, però, prima dello stop alle attività sportive credeva che il centrocampista brasiliano valesse 60 milioni di euro e che potesse diventare un perno fondamentale anche sotto la guida di Gattuso, per questo nell’ultima sessione di mercato avrebbe rifiutato 50 milioni di euro. Una trattativa lampo, aperta e chiusa velocemente. Giusto una tentazione. Ma in estate, o per meglio dire quando comincerà la prossima finestra di mercato, se ne riparlerà.-tuttonapoli.net-

 

Un’estate fa il Real Madrid si spinse fino a 90 milioni per Kalidou Kouolibaly, così come fece il PSG. Ma ad entrambi il Napoli rispose picche. A riportarlo è il Corriere dello Sport, secondo cui ancora oggi la base d’asta per il centrale azzurro è di 100 milioni. A tanto ammonta la richiesta di Aurelio De Laurentiis, consapevole che PSG e Manchester United stanno per tornare alla carica.-tuttonapoli.net-

 

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri, ha rilasciato un’intervista a Il Giornale affrontando anche l’argomento relativo alla Fase 2 in Italia: “In questi giorni circolano numerose ipotesi, auspici e proposte con tanto di date, anche da parte di alcune Regioni, sulle possibili riaperture nel Paese. Proprio oggi pomeriggio (ieri, ndr) abbiamo avuto un confronto tra il governo e due delegazioni, una del comitato tecnico-scientifico, che già da tempo ci coadiuva, e una del comitato socio-economico. Stiamo lavorando su alcune proposte di allentamento delle misure, in modo da poter “convivere” con il virus nei prossimi mesi in condizioni di massima sicurezza, tenendo sotto controllo la curva epidemiologica e le condizioni di stress del sistema sanitario e ospedaliero locale. Tutte le notizie che filtrano, le ipotesi che si fanno in questi giorni sono prive di fondamento. Nei prossimi giorni saremo in condizione di offrire a tutti gli italiani un piano chiaro e, quindi, informazioni certe. Prima di questo momento faccio un appello, anche agli organi di informazione, affinché ci sia un atteggiamento di massima collaborazione e responsabilità da parte di tutti, in modo da evitare incertezze e confusione nei cittadini”.-tuttonapoli.net-

 

Allentare il divieto di fare jogging all’aperto, ma solo per il tempo necessario e sempre da soli. L’Italia ha provato a farlo prima del 4 maggio, ma probabilmente le nuove misure entreranno in vigore con la Fase 2, nel mese prossimo. Per lo jogging servirà l’autocertificazione con l’orario di uscita da casa proprio per evitare che lo sport si trasformi nella scusa per rimanere fuori tutto il giorno. Parchi e ville pure resteranno chiusi fino al 4, vista anche la presenza dei ponti festivi del 25 aprile e del 1° maggio. Lo si legge sul Corriere della Sera.

METRO E MEZZI – Nulla ancora è stato deciso, ma le apertura possibili dopo il 4 maggio non contemplano in ogni caso che vengano eliminati i divieti di spostamento per i cittadini. Gli anziani, ad esempio, potrebbero essere chiamati a fare un altro sforzo e a restare in casa. Per quanto riguarda i mezzi, invece, prima di salire in metro bisognerà passare di fronte al termo-scanner per misurare la febbre e si potrà viaggiare solo a posti alternati, non più vicini come prima. Nelle stazioni e sulle fermate andrà rispettato il distanziamento sociale. Inoltre è possibile che si potrà andare nei lidi di balneazione in estate, ovviamente con ingressi contingentati.-tuttonapoli.net-

 

ROMA – Coronavirus, fase 2 dal 4 maggio con la riapertura di aziende e uffici, una forte dose di smart working, orari scaglionati e autobus a ingresso limitato. E un primo parziale allentamento del “lockdown” con spostamenti di lavoratori e riapertura dei parchi ma rinviando l’apertura indiscriminata di bar e negozi.

Si va definendo, in una serie di riunioni tra il premier Giuseppe Conte, numerosi ministri, il capo della task force Vittorio Colao e alcuni rappresentanti del comitato tecnico scientifico, il piano nazionale per la ripartenza.

Il premier ferma fughe in avanti: non ci saranno riaperture la prossima settimana. Ma il pressing delle Regioni del Nord e di Confindustria è fortissimo. E nel confronto con gli enti locali Conte spiega che una valutazione è in corso su manifattura, edilizia, servizi al commercio.

Alcuni ministri e le Regioni premono per riaprirle il 27 aprile ma parte del governo dice no. Decisive comunque per la ripartenza sono le Regioni, che in una riunione sabato sera con il premier dicono sì alle linee guida nazionali ma con un prolungamento delle limitazioni di spostamenti tra Regioni e comunque un’autonomia territoriale.

Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, torna a proporre più potere ai sindaci sul modello del ponte di Genova. Dal governo ribattono che la priorità è la salute: non si può riaprire senza assicurare la tenuta della rete sanitaria, anche attraverso Covid Hospital e centri per la quarantena, o si rischia un ritorno del contagio.

Il governo starebbe giustamente lavorando anche al prossimo autunno, per preparare una rete di tutela da un ritorno dei contagi.

Ai rappresentanti di Regioni e Comuni il premier torna a chiedere collaborazione: basta fughe in avanti, basta annunci e pressing per riaperture accelerate. Se la fase 2 sarà, come dice il ministro Peppe Provenzano, non un ritorno alla normalità ma “una lunga transizione”, è su linee guida nazionali che vuole lavorare il governo. “Non ci sono dieci, cento, mille exit strategy” ma una sola, dice da Bruxelles anche Paolo Gentiloni.

Ma è chiaro che i territori sono il punto di tenuta. E non aiuta la cacofonia di voci dei presidenti da chi, come Luca Zaia, chiede di “allentare subito tutto” e chi, come Vincenzo De Luca, ribadisce che c’è “la quarantena per chi arriva in Campania da zone a rischio”.

Tra le ipotesi per una riapertura a step ci sono anche macroaree di rischio, “zone rosse” e stop agli spostamenti tra le regioni. Ma è su linee nazionali e un riavvio graduale del motore che ragiona il governo. Lo chiedono le stesse Regioni, con Stefano Bonaccini, e ministri come Francesco Boccia.

Ma l’avvertenza è che specificità per alcune aree potrebbero esserci e dipenderà anche da quanto le Regioni possono assicurare la tenuta sanitaria.

Di come ripartire dal 4 maggio Conte parla prima con i capi delegazione: si va da Iv che, con Teresa Bellanova, annuncia anche la possibilità di spostarsi per andare a coltivare gli orti, a Roberto Speranza, che continua a mettere in cima a tutte le priorità la tutela della Salute.

Dario Franceschini annuncia aiuti per le famiglie, anche per andare in vacanza. Quanto al confronto con il capo della task force Colao, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e il presidente del Css Franco Locatelli, emerge la volontà di lavorare dal 4 maggio per far ripartire tutte le attività in sicurezza, con coordinamento di logistica, trasporti, per tenga sotto controllo la curva epidemiologica ed evitare ritorni del contagio.

L’idea è permettere a tutti di lavorare dal 4 maggio e poi pian piano allentare le limitazioni per i cittadini: i lavoratori, con fasce orarie spalmate per evitare affollamenti, potranno spostarsi, i bambini potranno tornare nei parchi.

Ma potrebbero esserci regole più severe per gli anziani. E maggiori tutele per i più deboli. Si potrà andare a fare jogging da soli ma è difficile, viste le contrarietà nel governo, che i bar e ristoranti riaprano il 4: se ne potrebbe riparlare più avanti.

Il pressing sulla ripartenza delle aziende però è molto forte. E Confindustria lancia l’allarme: il 43,7% delle imprese affronta problemi gravi e secondo un sondaggio gli imprenditori si sentono disarmati e arresi a ricorrere alla cassa integrazione.

L’Emilia Romagna presenta al governo un piano per la ripresa per filiere produttive, fra cui automotive, moda, nautica e offshore, per salvaguardare l’export. E poi edilizia e costruzioni.

Le Regioni, rappresentate nella task force da Bonaccini, Fontana e Musumeci, in un documento chiedono espressamente che le filiere ripartano dal 27 aprile. Nuovi incontri sono in programma a inizio settimana, la cabina di regia si rivedrà mercoledì. (Fonte: Ansa)

 

ROMA – Introdurre un obbligo di vaccinazione contro il coronavirus: è il viceministro alla Salute M5S Pierpaolo Sileri a considerare la necessità dell’obbligo. Parliamo di un vaccino che ancora non c’è (e che forse, avvertono i virologi, non ci sarà mai), di un’ipotesi ancora non formalizzata ma che ha già provocato un piccolo terremoto nel Movimento.

Che non dimentica le origini no-vax che ne hanno consolidato il radicamento in Italia. Che non può essere insensibile a una sorta di richiamo della foresta.

Barillari (M5S): “No all’obbligo per tutti”
Il consigliere grillino in Regione Lazio Davide Barillari è categorico: “No all’obbligo per tutti del vaccino anti-Covid”. La senatrice Maria Domenica Castellone critica Sileri per la fuga in avanti.

Ricciardi (Oms): “No obbligo, la gente ora ha capito”
Altre voci M5S concordano (non si sa quanto strategicamente) con la posizione di Walter Ricciardi, componente Oms e consigliere del ministro Speranza: “Non ci sarà bisogno di introdurre l’obbligo per il vaccino contro il Coronavirus perché la gente ha sperimentato cosa significa avere paura di una malattia”.

Interpellata dall’Adnkronos, preferisce non rilasciare dichiarazioni la presidente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio, Marialucia Lorefice. Così come la deputata Dalila Nesci, che siede nella medesima Commissione.

Facile pronosticare – dato il mutamento radicale che il coronavirus ha imposto della percezione sui benefici delle vaccinazioni – che solo uno zoccolo duro di M5S resterà sulle antiche posizioni. In sintesi, quelle descritte da Barillari: “I vaccini devono essere somministrati secondo un’anamnesi personale, in base alle caratteristiche di rischio, diffusione e modalità di contagio. Inoltre dobbiamo tenere conto delle reazioni avverse e dei rischi esistenti, nonché dell’efficacia… ci sono tante questioni aperte”.

Zingaretti aveva parlato di immunizzazioni per legge
A livello politico più generale, per il momento si era parlato solo di obblighi per le vaccinazioni infantili ma era stata la proposta del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, di introdurre la vaccinazione obbligatoria contro l’influenza a riproporre il tema delle immunizzazioni “per legge”, dopo la lunga polemica che aveva accompagnato negli scorsi anni l’approvazione in Italia dell’obbligo, contro la quale i no-vax avevano alzato le barricate. (fonti Ansa)

 

ROMA – Dall’epidemia di colera al Sud al coronavirus al Nord. Ma nessuno oggi insulta i Lombardi come fece Matteo Salvini con i napoletani. A dirlo è Vladimir Luxuria su twitter.

“Molti, tra cui Salvini, insultavano i napoletani di essere colerosi perché l’epidemia di colera ebbe il Sud come focolaio… nessuno oggi, per fortuna, ha usato il coronavirus per insultare le popolazioni del nord: forse è segno che possiamo essere ottimisti sul futuro”, ha twittato la ex deputata di Rifondazione comunista, attivista Lgtb e opinionista tv.

Su twitter Luxuria ha ricordato le parole del leader della Lega nei confronti dei napoletani legate all’epidemia di colera in Italia scoppiata nelle aree costiere delle regioni Campania, Puglia e Sardegna tra il 20 agosto e il 12 ottobre del 1973.

In quell’epidemia, forse causata dal consumo di cozze crude o altri frutti di mare contaminati dal vibrione, provocò 24 morti e quasi 300 contagi, ma un numero altissimo di ricoveri in ospedale: al Cotugno di Napoli vennero ammesse 911 persone in dieci giorni. (Fonte: Twitter)

MILANO – “Il Milan è favorevole alla ripresa della stagione calcistica”: a dirlo è il suo presidente, Paolo Scaroni.

Parlando con l’agenzia Ansa, il manager ha detto che il club è a favore della ripresa, con la premessa imprescindibile che sia garantita la sicurezza e la salute di tutti.

“La ripresa della stagione calcistica – ha spiegato Scaroni all’Ansa – viene decisa dagli sviluppi della pandemia e, in funzione di questo, dalle autorità. Il Milan è una società di calcio, la cui vocazione primaria è giocare a calcio. Se ci sono i presupposti di sicurezza e salute, siamo a favore della ripresa della stagione sportiva”. (Fonte: Ansa)

RIO DE JANEIRO (BRASILE) – Si allontana il ritorno di Sebastian Giovinco in Italia. L’ex calciatore della Juventus ha lasciato il nostro Paese nel 2015 e non è più tornato.

La prima tappa straniera di Giovinco è stato il Toronto, in Canada, dove ha giocato per quattro anni. La scorsa stagione ha giocato a Riad, in Arabia Saudita, vincendo la Champions League Asiatica.

Adesso Giovinco potrebbe ripartire da Rio de Janeiro. L’ex attaccante della Juventus avrebbe diversi estimatori in Brasile…

Giovinco, stipendio faraonico anche in Brasile?
Fonti vicine alla dirigenza del Vasco da Gama non confermano la voce proveniente dall’Italia di un deciso interessamento del club carioca per l’ex juventino Sebastian Giovinco, in procinto di terminare l’esperienza saudita nelle file dell’Al Hilal.

Al Vasco, che è una polisportiva, fanno notare che “a causa del virus la sezione calcio è chiusa per ferie almeno fino al 30 aprile” e quindi sono ferme anche le trattative di mercato.

Su Giovinco, che in Italia è stato contattato dal Parma, suo ex club interessato a riaverlo, si è detto che il Vasco sarebbe pronto a pagare un ingaggio simile a quello percepito in Arabia Saudita, circa 6 milioni di euro all’anno.

In più avrebbe diritto a un bonus legato alla vendita delle maglie con il suo nome.

Ma al Vasco dicono di non saperne nulla, aggiungendo che forse si sta facendo confusione con un’altra società di Rio, il Botafogo, che di recente ha inaugurato una politica di acquisizione di calciatori stranieri, per far crescere l’interesse della ‘torcida’ bianconera.

Il ‘Fogao’ ha cominciato prendendo l’ex milanista Keisuke Honda, che prima dello stop per coronavirus aveva già esordito nella sua nuova squadra.

Poi c’è stata, e dura ancora, la trattativa con Yaya Tourè con il quale però non c’è ancora l’accordo sull’ingaggio.

Ora potrebbe essere la volta di Giovinco, visto che al Vasco negano di essere interessati. (fonte ANSA).

 

TORINO – Il caso Gonzalo Higuain non conosce fine. La sua fuga in Argentina fece discutere perché il calciatore violò la quarantena alla quale lo aveva sottoposto la Juventus dopo la positività al coronavirus di Rugani.

Dopo aver raggiunto l’Argentina, Gonzalo Higuain si giustificò dicendo che lo aveva fatto per stare vicino alla mamma, che sta lottando contro le conseguenze di un tumore.

Ma la rottura con la Juventus risale a molti mesi prima. I bianconeri hanno provato a venderlo dovunque la scorsa estate.

Poi Higuain rimase a Torino perché la Juve non aveva trovato nessun acquirente in grado di soddisfare le richieste economiche del club e del calciatore.

Dopo un avvio di stagione promettente, Higuain è finito presto ai margini del progetto tecnico di Maurizio Sarri che ormai ha deciso di puntare sulla coppia d’attacco composta da Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala.

Il feeling tra Sarri e Higuain è finito da tempo. Dopo l’esperienza trionfale che hanno condiviso al Napoli, i due non sono andati più d’amore e d’accordo.

Sarri ha allenato Higuain sia al Chelsea che alla Juventus. In nessuno di questi due club lo ha mai considerato un titolare inamovibile.

Higuain non ha rotto solamente con il tecnico ma soprattutto con il club.

Per essere pronto per il 4 maggio, probabile data in cui rinizieranno gli allenamenti, Higuain dovrebbe tornare a Torino nei prossimi giorni perché poi dovrebbe sostenere il periodo obbligatorio di quarantena al rientro in Italia.

Ma Higuain non sembrerebbe intenzionato a tornare nel nostro Paese.

Stando a quanto dichiarato da Sky Sport, il centravanti vorrebbe restare in Argentina per continuare a stare al fianco della mamma.

Questa sua decisione potrebbe portare alla rottura definitiva tra l’argentino e la Juventus con il centravanti che potrebbe lasciare Torino la prossima estate. Questa volta definitivamente… (fonte articolo, Sky Sport).

 

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.