Fra cronaca e calcio

Sarà la settimana decisiva per i tagli agli ingaggi, scrive il Corriere dello Sport. I club di serie A sentono di avere il coltello dalla parte del macino, dopo l’intervento dell’avvocato Zaccheo che ha riferito ai club che nel momenti in cui subentra un decreto che impedisce di giocare ed allenarsi, sarebbe corretto non pagare gli stipendi. L’AIC replica sottolineando il blocco totale agli allenamenti solo dal 4 aprile, non prima, e insiste sul considerare gli allenamenti a casa una sorta di smart-working con tanto di schede di lavoro fornite dagli allenatori. Considerando il ritorno in campo a maggio, le società dovranno accelerare le trattative interne con i propri giocatori. Molti club sono in una fase avanzata e chissà – si legge – che nella prossima settimana non arrivino una serie di fumate bianche.-tuttonapoli.net-

 

Fermata Mertens, titola la Gazzetta dello Sport nelle pagine interne, raccontando che per il rinnovo di Mertens – che sembra ormai fatto dopo il pranzo di marzo tra il belga e ADL sul lungomare – c’è stato uno stop. Sono passati 40 giorni e quella firma non è arrivata. Mertens aveva anche lanciato l’idea di accordarsi su una cifra per le multe da versare in beneficenza, in modo da chiudere una vicenda che nel frattempo si protrae da oltre 5 mesi, ma non c’è stata una conclusione del genere. Secondo la Gazzetta dopo quell’incontro non sono arrivati i segnali attesi dal giocatore ed “alla questione multe si è aggiunta quella dei tagli degli stipendi per l’emergenza. In più il club ha deciso di mettere in cassa integrazione i dipendenti e anche questo segnale non è piaciuto al belga”, e si va quindi verso un addio: “Questi quaranta, successivi, giorni di silenzio senza ulteriori contatti fanno intendere che alla fine di questa stagione Dries saluterà”. Sul giocatore restano Chelsea, Arsenal e United. -tuttonapoli.net-

 

Ieri il decreto del presidente del Consiglio di ieri ha prolungato il blocco degli allenamenti fino al 3 maggio. Un ulteriore rinvio, ma quantomeno il calcio italiano può prepararsi a ripartire da lunedì 4 maggio con le sedute per poi puntare a tornare in campo a fine mese o – riferisce il Corriere del Mezzogiorno – al massimo il 6 giugno. Il Napoli si muove per essere pronto a lavorare a Castel Volturno: “Attende il protocollo del comitato medico-scientifico della Figc che si riunirà nuovamente martedì e l’unica novità potrebbe essere una deroga per svolgere le visite mediche in modo da iniziare poi il 4 maggio il programma di allenamenti. Lo staff medico azzurro da varie settimane si è mosso per la fornitura dei test rapidi e per stringere accordi con i laboratori per tamponi ed esami”.-tuttonapoli.net-

 

Il pallone da umiliare, è il titolo dell’editoriale di Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport. Non si gioca, e nessuno pretendeva di farlo, ma non ci si allena neanche mentre – si legge – si potrà lavorare in una libreria, un negozio di animali, una miniera di carbone, una fabbrica di tessuti o in profumeria, ma non correre in un campo all’aperto e con test preventivi ed a gruppi. “Perchè un operaio può rischiare la pelle per 1500 euro e uno strapagato calciatore no?” è l’interrogativo sollevato dal quotidiano.tuttonapoli.net-

 

Nel corso dell’intervista a Tuttomercatoweb.com, l’ex giocatore Thomas Berthold si è soffermato anche sul Verona con cui giocò per due stagioni negli anni Ottanta. “Sì, l’Hellas sta disputando un gran campionato. E’ una neopromossa e sta andando forte, gioca da squadra, i calciatori sono tatticamente molto disciplinati, difendono bene. E’ stata costruita alla perfezione. Ha elementi che hanno mercato e alcuni sono già stati ceduti. Kumbulla mi piace parecchio”.

Da cosa in particolare è rimasto colpito dall’albanese?
“E’ un giovane che gioca come se avesse già dieci anni di serie A sulle spalle…”.

Il futuro del Verona come lo vede?
“Dovrà pensare a sostituire i giocatori in partenza senza dimenticare – e lo dico per esperienza – che il secondo anno è ancora più complicato del primo”.-tuttonapoli.net-

 

 

Secondo quanto riporta oggi La Repubblica, non sarebbe ancora del tutto tramontata per quanto riguarda la Serie A l’idea di tenere in ritiro fisso le squadre nei rispettivi centri di allenamento fino al termine della stagione ma è scartata l’eventualità di portare tutti a Roma giocando ogni gara nella Capitale o al massimo nelle 5-6 città meno colpite dall’emergenza sanitaria.-tuttonapoli.net-

 

ROMA – Pasqua di No, se non vogliamo invitare a pranzo coronavirus, se non vogliamo portare a spasso coronavirus. Coronavirus che contagia, qui e adesso, ancora quattromila persone al giorno o giù di lì.

Quattromila al giorno, ieri 3.951, italiani, persone in carne e ossa. Quattromila al giorno, ma quaranta milioni dei loro connazionali cominciano a pensare che sono a saranno sempre quattromila qualcun altro. Quindi milioni di italiani stanno pensando di concedersi qualche sì per Pasqua.

E invece No. No alla puntata alla seconda casa, che sia al mare, in campagna o in montagna. Ma se vado a casa mia, che male faccio? Magari parto di notte…Andarsene a far Pasqua nella seconda casa è portare il contagio a farsi una gita. Ma va? Proprio io? Magari tu no e neanche lui e lui e lui…ma qualcuno sì. Di sicuro qualcuno sì, altrimenti non ci sarebbero quattromila contagi al giorno, ogni giorno.

No al parco, alla puntata lunga e un po’ stanziale al parco pubblico. No al barbecue nel parco pubblico. Non perché il parco faccia male alla salute, fa male alla salute riunirsi, sedersi insieme intorno ad una tavola allargata. Fare gruppo o anche fare ravvicinata catena di gruppi familiari all’aria aperta fa bene, tanto bene a coronavirus.

No alla barca. Come la barca? Ma se ci andiamo solo noi di famiglia…No perché la barca prima o poi torna in porto, si scende a terra, si viaggia e quindi anche la barca produce l’effetto trasporto gratis per coronavirus, lo stesso che fa la seconda casa.

No soprattutto al pranzo a casa di amici e parenti. Cioè no al pranzo di Pasqua e Pasquetta non a casa tua. Il pranzo riuniti un po’ tra noi che è più di un mese che non ci si vede è la grande occasione che aspetta coronavirus per mettersi in gran forma per maggio/giugno.

Dopo 40 giorni di più o meno tutti in casa, dopo la quasi quarantena (quasi) che gli italiani son riusciti a fare, il contagio da quattromila al giorno è soprattutto intra familiare, con pranzo di famiglia allargato a chi, parente od amico, non abbiamo visto da un mese è dargli una robusta mano, al contagio non all’amico o parente.

I No di Pasqua, lo si è detto e ripetuto, da giorni ed ogni ora. Ma lo si è detto e lo si dice male, un mal detto che indica senza tema di smentita come ci sia qualcosa che non torna, non scatta, non chiude e conclude nella psiche collettiva. Ogni servizio di Tg, ogni intervista a responsabili della cosa pubblica, ogni pubblica comunicazione usano prevalentemente le seguenti parole: invito, appello, consiglio.

Si ripete l’invito a non…Si sconsiglia…Si fa appello a non…Chissà perché non si riesce, si fatica assai a dire vietato. Vietato, non sconsigliato. Divieto, non invito. Perché si camuffa il divieto in consiglio e appello? Perché lo si fa senza che qualcuno lo comandi ma venendo naturale e spontaneo fare così? A farla dotta, perché c’è la falsa coscienza della consapevolezza che questa collettività non è in grado di rispettare davvero divieti. A farla semplice, perché si ritiene che il tono dolce convinca.

Come che sia, a Milano, perfino a Bergamo e a Brescia si muove (e non solo per lavoro) circa il 40 per cento degli abitanti. A Roma certo di più, più a Sud meglio non calcolare. Retorica ufficiale recita e celebra il trionfo evidente di un intero popolo disciplinato, responsabile e coscienzioso.

L’evidenza dice di un popolo disciplinato, responsabile e coscienzioso sì, fino a che un fatto, un’occasione, un bisogno, una voglia, un giudizio o un pensiero privato/familiare non gli suggerisca e legittimi un’eccezione alla disciplina, alla responsabilità, alla coscienziosità. Appunto, siamo o no il popolo dell’attimino? blitzquotidiano.it

 

ROMA – Alberto Bellucci era guarito dal coronavirus a 101 anni ma, due settimane dopo il ritorno a casa a Rimini e dopo aver soffiato sulla 101esima candelina, è morto giovedì 9 aprile, come riportano i quotidiani della città romagnola.

Era stata la vicesindaca di Rimini, lo scorso 26 marzo, a dare notizia delle sue dimissioni dall’ospedale Infermi. L’uomo, classe 1919, è morto accanto a moglie e figli. “Non era da solo quando è successo – racconta una nipote alla stampa locale – ed è riuscito a salutare anche noi nipoti, facendo ‘ciao’ con la mano in videochiamata”.

Questo era il messaggio della vice sindaco di Rimini, Gloria Lisi, il 26 marzo: “Questa mattina mi è stata data una piccola notizia: un uomo, riminese, positivo al Covid-19, è stato dimesso dall’ospedale ‘Infermi’ di Rimini ed è tornato a casa, dalla sua famiglia”.

“Il signor P., riminese, è nato nel 1919, nel pieno di un’altra tragica pandemia mondiale. 101 anni, il secolo breve vissuto quasi per intero e poi questo primo scorcio del nuovo Millennio – Scrive Lisi – Ha visto tutto, il signor P. Guerre, fame, dolore, progresso, crisi e resurrezioni.

Valicata la barriera centenaria il destino gli ha messo davanti questa nuova sfida, invisibile e terribile allo stesso momento. La scorsa settimana è stato ricoverato al nosocomio di Rimini, essendo positivo al test Covid-19.

In pochi giorni è diventato ‘la storia’ anche per i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario. E ce l’ha fatta. Il signor P. ce l’ha fatta. La famiglia lo ha riportato a casa ieri sera”. (Fonti: Ansa e Il Resto del Carlino)

 

 

ROMA – Due agenti evitano un suicidio in Friuli Venezia Giulia. L’intuito e la prontezza del personale della Polizia di Stato hanno evitato un suicidio nella stazione ferroviaria di Pordenone, dove una donna ha cercato di lanciarsi sotto un treno in arrivo con gli agenti che sono però riusciti a bloccarla in tempo.

È accaduto sulla banchina del primo binario, mentre era in arrivo il regionale Venezia-Udine e dove sostavano agenti della Polfer in servizio di vigilanza con alcuni colleghi della Digos della questura, liberi dal servizio e in attesa di prendere il treno.

I poliziotti hanno notato una persona che si stava avvicinando alle rotaie superando la linea gialla che delimita la zona di sicurezza. Sarebbe bastato un attimo di ritardo o di esitazione e la donna, una cittadina romena già nota alla Polfer, si sarebbe gettata sotto il locomotore di fronte ai viaggiatori in attesa.

Gli agenti sono riusciti a prenderla per le braccia e immobilizzarla nonostante lei, imprecando, cercasse in ogni modo di divincolarsi.

Una volta vinta la notevole resistenza della donna e dopo averla tratta in salvo e posta in sicurezza, gli agenti hanno chiamato il 118; nel frattempo le hanno prestato i primi soccorsi ed hanno provveduto a rassicurarla e confortarla cercando di farla ragionare e desistere da un simile irreparabile proposito. (Fonte Agi)

 

ROMA- 4 lombardi su 10 si muovono, nonostante la quarantena da Coronavirus. E’ Varese la “capitale degli spostamenti” tra i capoluoghi di provincia, seguita da Lodi: gli abitanti di queste due città si muovono quasi il doppio dei milanesi.

Si conferma al 40% il dato della mobilità di giovedì 9 aprile, “è il terzo giorno consecutivo”, in aumento rispetto ai dati della scorsa settimana in cui “giovedì eravamo al 37% e al 38% lunedì”. Lo ha detto il vicepresidente di Regione Lombardia, Fabrizio Sala, a SkyTg24.

Si confermano anche le fasce orario con picchi di movimento nelle ore centrali della giornata, alle 20 e alle 23, dati su” cui sono in corso approfondimenti che non sono facili perché per rispetto della privacy dobbiamo basarci solo sugli spostamenti delle celle telefoniche”, ha aggiunto Sala.

Il vicepresidente ha ricordato che “il distanziamento sociale è l’unica arma sicura per sconfiggere il virus”, e che quindi sono vietati anche assembramenti nei cortili condominiali, e ha fatto appello al “buonsenso dei cittadini” perché, nonostante siano aumentati i controlli, “le forze dell’ordine non possono controllare 10 milioni di persone, questo virus lo combattiamo se tutti rispettiamo le norme”.

“La maggiore mobilità di oggi, potrebbe causarci problemi in fase di riapertura perché quello che facciamo oggi lo vedremo tra 8 10 giorni, in termini di contagio, e se ci sarà l’apertura rischieremo di aumentare ancora di più i contagi”, ha concluso.

“Abbiamo preso alcuni comuni, non diremo quali, che si trovano sulle direttrici verso i luoghi di villeggiatura e la mobilità è più alta. Questo dato lo daremo alle prefetture, può essere un dato anomalo o può essere che qualcuno si sta recando nelle seconde case: non fatelo, Pasqua va fatta a casa”, ha aggiunto Sala.

Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, Sala ha spiegato che la mobilità è “molto alta” a Varese (68%) e Lodi (67%) mentre Milano (35%) fa registrare “un buon dato”. “I controlli sono aumentati, io stesso oggi sono stato oggetto di due posti di blocco e ben venga”, ha concluso. (Fonte Ansa e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)

 

ROMA – Ennesima polemica social del portavoce della Lazio Arturo Diaconale. Secondo l’uomo di Lotito, gli allenamenti delle società di Serie A non dovrebbero riprendere tutti nello stesso momento.

Secondo Diaconale, la Lazio dovrebbe avere il diritto di riprendere gli allenamenti prima della Juventus perché si sarebbe comportata in maniera più virtuosa…

In altri termini, la Lazio non ha fatto partire i suoi stranieri, come fatto dalla Juventus, quindi li avrebbe subito a disposizione per una ripresa immediata degli allenamenti.

Riportiamo di seguito, il post pubblicato su Facebook da Arturo Diaconale.

“La buffa tesi dell’eguaglianza dei punti di ripartenza.

Parafrasando Giuseppe Gioacchino Belli che diceva di voler bene a Gregorio XVI perché quel Papa gli offriva l’occasione di parlarne male, debbo ammettere che sono molto affezionato a certi tifosi delle Juventus perché mi danno sempre il pretesto per imbastire un po’ di polemica intesa non come guerra senza quartiere, ma solo come un tranquillo confronto di idee.

L’ultimo di questi pretesti riguarda, ovviamente, la ripresa degli allenamenti delle squadre in vista della conclusione del campionato che secondo i tifosi juventini dovrebbe far adottare al governo una decisione ispirata alla tesi che Luigi Einaudi proponeva a beneficio di tutti i cittadini, quella dell’eguaglianza dei punti di partenza.

Ma che c’entra Einaudi con la ripresa degli allenamenti? C’entra, perché la proposta dei tifosi juventini può essere sintetizzata nella formula dell’“uguaglianza dei punti di ripartenza”.

Nel senso che a loro parere, poiché ci sono alcune squadre che hanno permesso ai propri giocatori di allontanarsi dall’Italia mettendosi nella condizione di dover essere sottoposti a quarantena prima di riprendere gli allenamenti che dovrebbero precedere la ripresa del campionato, la data di inizio di questi allenamenti dovrebbe essere fissata solo dopo il rientro di chi è all’estero e la fine della loro quarantena.

Il tutto per non dare alcun vantaggio a chi ha preferito non dare permessi di espatrio nella previsione che presto o tardi si sarebbe ripreso a giocare e nella consapevolezza che i permessi avrebbero allungato a dismisura il tempo della ripartenza degli allenamenti e del campionato.

È lecito immaginare che a favorire questi permessi abbia pesato anche la convinzione che il campionato andava considerato ormai concluso?

Ed è troppo auspicare che il governo non venga influenzato dalla pressione dei tifosi juventini per una “eguaglianza dei punti di ripartenza” che però rappresenterebbe una ingiusta penalizzazione per chi ha avuto un comportamento virtuoso ed un premio non giustificato per tutti gli altri?

Buona Pasqua a tutti, soprattutto ai tifosi juventini che mi permettono di lanciare qualche polemica in nome e per conto di quelli laziali!”.blitzquotidiano.it

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi residente. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.